Dichiarazione di voto dell'on. Giorgio La Malfa sull'impegno italiano in Afghanistan Signor Presidente, il gruppo Misto-Liberaldemocratici, Repubblicani, Nuovo PSI condivide la formulazione del discorso introduttivo e la replica del ministro Martino, nonché le indicazioni di voto che scaturiscono da questo giudizio e apprezziamo, come del resto ha fatto il Presidente della Camera, il tono con il quale il Governo si è rivolto all'Assemblea e ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Certamente è interesse del nostro paese che ci sia una continuità in un impegno che vide l'approvazione da parte del nostro Parlamento di una posizione a larghissima maggioranza, o quasi all'unanimità, nei mesi successivi all'episodio del terrorismo dell'11 settembre ed è molto grave che una parte dei colleghi, che allora votarono a favore di un impegno del nostro paese alla partecipazione, oggi sottoscrivano - mi riferiscono all'onorevole Fassino e all'onorevole Violante - una risoluzione nella quale, sostanzialmente, si dissociano. In un dibattito analogo qualche tempo fa, l'onorevole D'Alema ha ricordato, prima di annunziare questa nuova posizione del suo partito, gli impegni e le decisioni - importanti anche sul terreno militare - prese dal Governo che quel suo partito sosteneva e che egli dirigeva e presiedeva. Onorevoli colleghi, onorevole D'Alema, vorrei osservare che le posizioni di politica internazionale fondano la legittimità delle forze politiche al Governo, specialmente quando queste posizioni sono prese dai banchi dell'opposizione. La maggioranza che oggi guida il paese ha trovato una profonda legittimazione nella precedente legislatura quando, governando il centrosinistra con Prodi e poi con D'Alema, essa votò a favore delle missioni internazionali dell'Italia in Albania e nel Kosovo. Il partito comunista italiano trovò una legittimazione a una svolta politica di grande importanza a metà degli anni settanta quando, stando all'opposizione, l'onorevole Berlinguer dichiarò che la scelta del partito comunista italiano era per "l'ombrello della NATO", nonostante essi fossero collocati all'opposizione; proprio per quella posizione fu possibile attuare lo sforzo di solidarietà nazionale. Nel momento in cui una parte delle forze che ha governato il paese in questi anni abbandona quelle posizioni, essa non potrà non ricordare il momento in cui si era assunta determinate responsabilità essendo al Governo. Ciò, perché quello che conta sono le nuove posizioni assunte oggi, posizioni sbagliate che peseranno. Signor Presidente, in mezzo minuto aggiungo che il fondamento di questa posizione, la dottrina della guerra preventiva, onorevole Violante, non è sbagliato. Noi non possiamo essere contro la guerra preventiva. Onorevoli colleghi, se qualcuno avesse fatto la guerra preventiva ad Hitler, forse l'Europa, la Russia, l'Occidente avrebbero evitato decine di milioni di morti. La guerra preventiva non rappresenta una dottrina che va rifiutata, ma si deve discutere politicamente - lo faremo quando sarà il momento - se vi sono o non vi sono le condizioni, ma è dovere delle democrazie essere preparati anche ad affrontare il tema della guerra preventiva, un dovere degli uomini politici democratici. 3 ottobre 2002 |