La lettera di Davide Giacalone a Nucara Le ragioni per riconfermare la militanza nel Pri Caro Francesco, come sai, come ci siamo detti ragionando assieme, sono convinto che le ragioni che spingono a lavorare e militare nelle file del Partito Repubblicano Italiano sono molte, solide, e solo marginalmente coinvolgono l'omaggio al passato ed alla tradizione. Tali ragioni sono schiettamente politiche ed attengono al bisogno di ridare corpo e vita ad una vasta area laica, di cui il PRI è sempre stato una parte decisiva. Ho visto molti, in questi anni di sbandamento, trovare collocazione in altre formazioni politiche, magari saltabeccando da uno schieramento all'altro. A me, dotato di meno fantasia, è toccata la semplice ed orgogliosa rivendicazione del passato comune, mentre il disagio provocato dalle nuove forme del far politica mi ha evitato la tentazione di scelte diverse. Questo, come sai, non significa che sia stato possibile abbandonare la passione civile e politica. La realtà è molto cambiata da quando si tennero le ultime elezioni politiche regolari, prima che si aprisse un'inquietante e non ancora esplorata pagina d'inquinamento politico giudiziario. Il sistema elettorale maggioritario non si può dire che funzioni bene, ma quello proporzionale non c'è più; è sparita la Democrazia Cristiana ed ha subito diverse trasformazioni il Partito Comunista; è stata spazzata via la famiglia dei partiti laici, riformisti, liberali e socialisti. E' cambiato il mondo attorno all'Italia. Non è nel nostro passato, quindi, ma nel presente collettivo che vi sono le ragioni che rendono irragionevole ed impossibile la mera riproposizione di quel che eravamo. A questo aggiungi che, in politica, non si vive di ricordi o d'eredità e che il compito che attende noi laici non è quello di rivendicare le glorie del passato, bensì quello di dare contenuti forti al desiderio di esserci, nel presente. Trovo deprimente che il nostro mondo si sia spaccato: giudicando alcuni immorale che altri si trovino al fianco del nemico ideologico di ieri; giudicando del pari immorale, secondo chi la vede all'opposto, trovarsi al fianco di nuove formazioni che racchiudono il seme dell'antipolitica. Lo trovo deprimente perché un laico non interdice il ragionamento politico con una così superficiale chiamata in causa di questioni morali. Per noi la morale è una premessa, non un oggetto del contendere politico. Pensarla diversamente significa ignorare la lezione di Oronzo Reale. In questa situazione, si deve fare ogni sforzo per riportare la ragione nella passione politica, parlando a tutti ed a tutti cercando di fare intendere la forza di un'identità che non si caratterizza certo per la passeggera scelta fra due estraneità. La tattica sia tattica, senza che avveleni le radici. Nel PRI di oggi, come in altre famiglie politiche laiche, si trovano donne e uomini la cui tensione civile e politica non ha lasciato il passo allo scoramento od all'opportunismo. Se si cammina guardando all'indietro si trova la consolante, ma inutile, spiegazione delle diversità passate, se si guarda avanti non si può non vedere la necessità di trovare tutti i terreni sui quali sia possibile far marciare gli eredi delle forze risorgimentali, che ancora ieri hanno regalato a questo Paese modernizzazione e libertà civili. Mi dici che il Partito non è e non può essere estraneo a questo lavoro. Ne sono felice. Ho chiesto ad altre famiglie di non smarrire il senso della realtà e della responsabilità, puoi immaginare quanto sia importante che ciò avvenga anche nella mia. Se credi che io possa essere, in qualche modo, utile, non mi tirerò indietro. Ugo La Malfa ci ha insegnato che i principi politici non li si conserva in una torre d'avorio, ma li si fa vivere nel continuo confronto con la realtà, con le sue difficoltà e contraddizioni. E' quello che abbiamo il dovere di fare. Con un caro saluto Davide |