La Direzione Nazionale del Pri sulla legge Finanziaria La Direzione Nazionale del PRI ha esaminato il testo della legge finanziaria presentato al Parlamento dal Ministro dell'economia e delle finanze, avviando una discussione che proseguirà nel prossimo Congresso Nazionale. La Direzione Nazionale del PRI condivide, dell'impostazione della finanziaria, due aspetti di fondo. In primo luogo, le considerazioni relative al quadro di riferimento internazionale. Come si osserva nell'introduzione al bilancio, "le previsioni macroeconomiche sull'evoluzione dell'economia mondiale sono state via via ridimensionate; il ciclo economico è stato rivisto al ribasso in maniera costante; l'incertezza permane sostanzialmente invariata come caratteristica fondamentale che incide sulle aspettative degli operatori e delle famiglie". E' innegabile infatti che il progressivo peggioramento dell'economia mondiale e l'incertezza sui tempi e i modi della ripresa si stiano riflettendo sulle manovre di finanza pubblica adottate dalla maggior parte dei paesi europei, Germania in primo luogo; e che a conferma delle comuni difficoltà sia intervenuta la decisione dell'UE di rinviare le scadenze fissate per il rientro dei singoli stati dai deficit di bilancio. La Direzione Nazionale ritiene comunque che la situazione italiana necessita di una più attenta azione dal momento che il debito pubblico continua ad attestarsi intorno al 110% rispetto al PIL. Tali considerazioni, d'altro canto, erano già presenti nel documento approvato dalla Direzione Nazionale a commento del DPEF, documento che non a caso avanzava riserve sulle previsioni macroeconomiche proprio per le incertezze riguardanti l'andamento dell'economia mondiale. ****** Un secondo aspetto da condividere è l'esigenza di una "finanziaria rigorosa", tale da rispettare i parametri "concordati con l'Unione Europea, tenuto conto del peggioramento del ciclo rispetto alle attese e dell'evoluzione intervenuta nella interpretazione applicativa del Patto di stabilità e crescita". Un obiettivo questo che la finanziaria sembra centrare, malgrado il recente peggioramento dei conti pubblici, soprattutto in rapporto a paesi come la Germania e la Francia il cui deficit si colloca probabilmente addirittura al di sopra del limite del 3% sul Prodotto Interno Lordo. I repubblicani rilevano però che tale obiettivo viene raggiunto - peraltro in modo non dissimile da altri paesi europei - soprattutto grazie ad interventi non strutturali e che tale scelta potrebbe influenzare negativamente in futuro l'andamento dei conti pubblici. ****** La Direzione Nazionale del PRI rileva peraltro come, pur tenendo conto dei ristretti margini di intervento consentiti dalle difficoltà della congiuntura economica, ci siano aspetti della finanziaria che hanno bisogno di approfondimenti e di modifiche in Parlamento, come d'altro canto ha rilevato lo stesso Presidente del Consiglio. In particolare i repubblicani ritengono che tali approfondimenti e tali modifiche debbano essere incentrati essenzialmente intorno a tre punti, che sono tra loro in qualche modo interconnessi e rappresentano altrettante opportunità per consentire all'Italia quel recupero di competitività che è necessario per conservare le posizioni attuali nell'ambito dell'economia mondiale: le politiche per il Mezzogiorno; le politiche per le imprese; le politiche per la ricerca e l'innovazione. Pur mantenendo fermi i saldi di bilancio, la Direzione Nazionale del PRI ritiene che qualche sforzo in questa direzione debba essere fatto subito. Ritiene in particolare che possano essere aumentate le dotazioni riservate alla ricerca finalizzandole verso progetti mirati; che possano essere accresciute le risorse destinate alla legge 46/82, con specifico riferimento al Pacchetto Integrato di Agevolazioni, nel quale confluiscono le agevolazioni previste sia dalla legge 46 che dalla 488 e che espone domande complessive per ricerca e sviluppo eccedenti di oltre tre miliardi di euro le attuali disponibilità; che possano essere coordinati tra loro gli interventi in infrastrutture, per evitare sprechi di risorse ed opere magari utili ma prive di impatto adeguato sull'economia per l'assenza dei necessari raccordi. Impegna pertanto i propri parlamentari a predisporre e presentare emendamenti che vadano in questa direzione. ****** La Direzione Nazionale sottolinea peraltro come l'intera manovra economica delineata dalla finanziaria - pur con alcune apprezzabili novità, soprattutto in materia di sgravi fiscali per i ceti meno abbienti - non affronti quelle riforme strutturali di cui il paese ha bisogno; e che, probabilmente, neppure rappresenta lo strumento idoneo per farlo. La recente crisi della FIAT non è solo la crisi di un'azienda; è il sintomo di una crisi più vasta, che riguarda l'intero sistema-paese. Negli ultimi dieci anni il PIL è cresciuto mediamente dell'1,5 per cento, a fronte del 3,2% degli Stati Uniti e meno della media europea. La spesa per ricerca e sviluppo delle imprese rispetto al PIL si colloca agli ultimi posti tra i paesi della UE e, per quanto riguarda il Mezzogiorno, è pari a quella della Polonia (0,6%). Per di più l'Italia è non solo carente di innovazione di prodotto nell'industria matura - il caso della FIAT ne è una conferma - ma neppure appare in grado di sviluppare il segmento produttivo dell'economia basata sulla scienza: non tenta cioé di sviluppare l'industria di domani. La Direzione Nazionale del PRI ritiene pertanto che una coerente azione riformatrice debba essere rivolta a liberare risorse - in primo luogo attraverso la indifferibile riforma dei sistemi previdenziale e sanitario - per riorientarle in direzione degli investimenti produttivi. Ritiene altresì che ricerca, impresa e Mezzogiorno possano rappresentare i tre punti fermi di una politica di sviluppo di ampio respiro, diretta ad evitare la sclerosi del sistema produttivo che molti temono e a rilanciare il ruolo dell'Italia tra i paesi sviluppati. La Direzione Nazionale del PRI sollecita quindi il Governo affinché, una volta completato l'iter della finanziaria, venga avviata quella stagione di riforme strutturali che è indispensabile al paese e che rappresentano il nocciolo programmatico dell'attuale maggioranza. E ritiene altresì che siano maturi i tempi per passare dal patto per l'Italia, che per quanto importante rappresenta essenzialmente un'intesa per gestire le risorse esistenti, ad un progetto per l'Italia, capace di proiettare il paese verso il futuro. Un progetto al quale i repubblicani cercheranno di contribuire con il loro prossimo Congresso Nazionale. Roma, 17 ottobre 2002 |