Commemorazione dell'on. Mauro Dutto, parlamentare del PRI e presidente dell'Endas, tenuta a L'Aquila dal Segretario Nazionale on. Francesco Nucara, alla riunione della Direzione nazionale dell'Endas del 25 novembre 2002

"Mauro sarebbe stato con noi"

Ricordare Mauro Dutto vuol dire riandare con la memoria e il ricordo agli anni comuni della nostra vita parlamentare e a quelli della grande crescita repubblicana.

La scomparsa di Mauro Dutto, deputato del PRI dal 1979 e presidente dell'Endas dal 1984 e nostro caro amico è avvenuta esattamente dieci anni or sono il 26 novembre 1992 a Roma alla vigilia di uno dei periodi più difficili e tormentati della repubblica: quello legato alla inchiesta che è andata sotto il nome di mani pulite. Un periodo nel corso del quale si è avviata una transizione che ha toccato molti aspetti della vita politica e istituzionale del nostro Paese e che ancora non può considerarsi conclusa, anzi alcuni clamorosi esiti giudiziari di questi giorni ne hanno reso più incerti i contorni, le cause e le finalità.

Ricordarlo oggi senza cadere in una commemorazione rituale e retorica che lo stesso Mauro avrebbe evitato, vuol dire anche parlare di quegli anni e degli avvenimenti che ne sono seguiti, inquadrando l'attività politica e associativa di Mauro in un contesto che ha subito profonde trasformazioni e cambiamenti notevoli.

E Mauro era un uomo di cambiamento.

Era arrivato alla politica dal giornalismo televisivo, in forza al TG2 - a seguito di un concorso pubblico come amava ricordare - aveva portato nella conduzione del telegiornale uno stile innovativo che accompagnato ad una forte carica di comunicativa personale ne aveva fatto in breve tempo uno dei protagonisti più seguiti del mondo della comunicazione.

La sua formazione culturale laica l'aveva portato alla scelta del PRI, dove aveva iniziato una milizia politica attiva, diventando in pochi anni segretario dell'Unione comunale di Roma. Nel 1979 era stato eletto parlamentare del Lazio, rimanendo alla Camera dei deputati, dove era stato nominato segretario di Presidenza, sino al 1992 anno della sua prematura scomparsa.

Praticante di diverse discipline sportive, attento ai problemi dell'organizzazione dello sport e dell'associazionismo era stato nel 1984 chiamato a presiedere l'Endas, Ente di promozione sportiva e del tempo libero che nella sua autonomia organizzativa si è sempre ispirato - ieri come oggi - ai valori della cultura laica ed è sempre stato collegato in maniera attiva alle impostazioni del PRI.

Mauro seppe coniugare il mondo della politica e quello dell'associazionismo con un impegno civile e culturale che riportava ad unità effettiva i diversi aspetti di quelle esperienze.

Ed in questo Mauro è stato - come dicevo all'inizio - non soltanto un parlamentare esperto nei problemi della comunicazione e dello spettacolo, ma soprattutto un grande anticipatore ed innovatore. Un uomo del futuro.

A questo proposito voglio ricordare l'organizzazione della festa dell'Edera a Ravenna nel 1983. Mauro seppe trasformare una manifestazione tradizionale di partito in un vero e proprio evento culturale e di immagine.

"Il bianco, il rosso e il verde" non fu solo il nome fortunato e fantasioso con cui denominò la manifestazione, fu soprattutto il filo colorato con cui seppe legare manifestazioni di spettacolo e sport , tavole rotonde, dibattiti ai temi politici cari al PRI, inserendoli armoniosamente nei preziosi contenitori che una città d'arte come Ravenna offriva.

Mauro con quella festa spiegò anche al popolo repubblicano i cambiamenti che i partiti dovevano intraprendere, i nuovi aspetti della politica dell'immagine e della comunicazione e in quei colori dell'Italia, chi seppe guardare al di là degli aspetti rituali, colse i segnali premonitori di quella che doveva essere, dopo la presidenza repubblicana del Governo di Giovanni Spadolini, una fortunata stagione di crescita per il Pri.

Lo stesso scenario si era verificato alcuni anni prima al Congresso dell'Endas a Sorrento. Un'associazione in cerca di nuovi traguardi e impegnata a rinnovare la sua dirigenza offrì a Mauro Dutto a quei tempi già parlamentare del PRI la presidenza dell'associazione.- e voglio ricordare che verso questa soluzione spinse molto l'amico Piero Benedetti attuale presidente dell'Endas -

Per alcuni quell'incarico poteva determinare conflitti e contraddizioni con il ruolo di parlamentare ma Mauro seppe portare anche in quell'esperienza lo stesso spirito innovatore che l'aveva contraddistinto nell'impegno politico, superando con una visione unitaria e strategica le diverse esigenze in campo.

I problemi dell'associazionismo e dello Sport non vennero più visti come elementi divisi e spesso contrastanti fra loro ma come aspetti diversi di un'unica visione culturale e politica che Dutto portò avanti con grande lucidità e che divenne il motore di crescita e di rilancio dell'Endas.

In questo quadro la polemica con il Coni e l'attacco alla vecchia dirigenza chiusa e corporativa dell'Ente caratterizzarono la prima Conferenza dello Sport svoltasi in quegli anni a Roma e fecero dell'Endas un'associazione in grado di porre sul tappeto non piccole rivendicazioni di bottega ma i problemi strutturali della Sport.

Questa visione gli permise di essere, senza contraddizioni, protagonista alla Convenzione dell'Associazionismo svoltasi all'inizio degli anni '90 a Firenze che vide raccolte moltissime sigle dell'arcipelago - come lui diceva - dei cittadini associati, impegnati a ricercare e proporre un percorso nuovo e planetario dei problemi e dei bisogni del tempo.

Abbiamo detto all'inizio che la scomparsa di Mauro coincise con l'avvio di quel periodo che va sotto il nome di Mani pulite: un periodo che avviò una fase di cambiamenti politici ed istituzionali ma registrò una sorta di "teorema giustizialista" che determinò una serie di forzature, d'ambiguità e d'ingiustizie le cui responsabilità vanno accertate, sia sul piano politico sia storico, evitando di confondere - come ama fare una certa sinistra girotondina - le responsabilità politiche con quelle personali.

Prima che questa fase si aprisse Mauro ci rimandava con grande speranza ad una diversa idea della lotta politica e vedeva nell'impegno referendario, nel modello uninominale e nella preferenza unica i passaggi concreti per smantellare un vecchio sistema ed aprire le porte al rinnovamento e al bipolarismo.

Mauro credeva in quei valori e in quelle battaglie, ma a distanza di dieci anni dalla sua morte e alla luce delle vicende politiche di questi anni possiamo affermare che quelle battaglie non hanno determinato quei cambiamenti positivi nel società e nel sistema politico che lui auspicava e per i quali si batteva. Siamo ancora in presenza di un bipolarismo incompiuto e anomalo, tanto da far rimpiangere quel proporzionale che rifletteva nel gioco parlamentare il pluralismo positivo della società italiana.

Altri, che hanno militato nel PRI dove hanno avuto cariche e onori, hanno raccolto indebitamente il frutto di quelle battaglie che Mauro aveva condotto senza mai indulgere a tentazioni trasformistiche. La bandiera di quei valori di libertà, democrazia e laicismo nei quali Mauro credeva è stata purtroppo abbandonata a forze politiche ed organizzazioni che nulla hanno a che fare con la storia del PRI e del libero associazionismo di cui l'Endas è l'espressione più coerente.

Al recente Congresso nazionale di Fiuggi abbiamo sottolineato come quella fase difficile della "diaspora repubblicana" sia da considerarsi definitivamente chiusa e come il PRI sia riuscito a salvaguardare la sua identità e a difendere la sua autonomia e la sua storia. Oggi si tratta di andare avanti e aprire una nuova stagione di crescita e di nuovi traguardi democratici e civili per una forza antica come il PRI.

Conoscendo Mauro ritengo che sarebbe stato ancora con noi, nel PRI e nell'Endas.

L'Aquila, 25 novembre 2002