Dichiarazione in Aula del sen. Antonio Del Pennino sul finanziamento ai partiti

Signor Presidente, onorevoli senatori, intervengo per porre una questione sospensiva sulla discussione del provvedimento n. 1601, sino all'approvazione di una legge complessiva che definisca il ruolo dei partiti nel nostro ordinamento e il loro riconoscimento giuridico.

Tale richiesta non nasce da valutazioni pseudomoralistiche o da qualunquistiche sottovalutazioni dei costi della politica che ben conosciamo, ma ha origine da considerazioni squisitamente politiche.

Ormai da trent'anni abbiamo affrontato tutti insieme, senza esclusione alcuna, se non degli amici radicali che non sono presenti in quest'Aula, il problema dei partiti solo dal punto di vista dell'individuazione delle forme attraverso le quali garantire il finanziamento dello Stato o l'adeguamento dei contributi alla svalutazione monetaria intervenuta.

Gli altri aspetti legati a una definizione del loro ruolo nel nostro ordinamento, al riconoscimento della personalità giuridica, alle elezioni primarie, agli strumenti per favorire il finanziamento volontario della politica o non sono stati per nulla discussi o hanno trovato solo marginale attenzione ed improvvisate soluzioni.

Eppure, il problema di una compiuta attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, il problema della corretta collocazione del partito nel nostro sistema è questione centrale.

Vorrei ricordare quello che scriveva un illustre studioso che si è a lungo occupato del problema dei partiti, Mario D'Antonio. Egli scriveva: "Certamente sui partiti si può intervenire con azioni indirette con la riforma delle leggi elettorali e con la revisione delle forme di Governo, in senso maggioritario o presidenziale. Ma se il partito è guasto in sé stesso, rimarrà guasto anche nel più raffinato sistema maggioritario".

In una stagione che tutti vorremmo caratterizzata dalla ripresa delle riforme istituzionali, necessarie per porre fine all'interminabile transizione italiana, ignorare il problema di una regolazione dei partiti rappresenterebbe un errore destinato a vanificare ogni tentativo riformatore. Per questo motivo riteniamo necessaria una inversione radicale dell'approccio sinora seguito al problema dei partiti e del costo della democrazia.

Prima di approvare la leggina per l'adeguamento dei contributi ai partiti che oltretutto, così com'è proposta, non può passare come contribuzione per le spese elettorali, ma diviene una reale forma di finanziamento ordinario dei partiti, in contrasto con quella che è stata la pronuncia referendaria, chiediamo che si affronti il problema nel suo complesso.

Nei giorni scorsi il senatore Bassanini ha proposto di considerare il provvedimento di cui chiediamo la sospensione una sanatoria, un'una tantum e di impegnare il Parlamento con un ordine del giorno ad affrontare, alla ripresa dei lavori, il problema della regolamentazione organica.

Con tutto il rispetto, fondato anche su una vecchia amicizia, mi permetto di giudicare questa proposta farisaica: una sanatoria può intervenire dopo, e non prima dell'approvazione della riforma complessiva. Sappiamo oltretutto bene che di ordini del giorno rimasti lettera morta sono stracolmi gli archivi del Parlamento.

La strada da seguire è l'altra che noi proponiamo: approviamo prima una disciplina organica dell'istituzione partito e, poiché la nuova disciplina, che dovrà comprendere anche il tema delle risorse, sarà necessariamente costretta a conoscere una fase transitoria prima di entrare in vigore, approviamo pure, dopo, una sanatoria per il ripiano dei disavanzi.

E non si dica che la data del 31 luglio è una mannaia che incombe sulla possibilità di adeguare i contributi per coprire i disavanzi dei partiti! Una volta introdotto il riconoscimento della personalità giuridica, fissate e regolate le elezioni primarie per la scelta dei candidati, agevolate forme di contribuzione volontaria alla politica, un eventuale provvedimento di sanatoria non dovrà più innestarsi necessariamente sull'attuale legge n. 157 del 1999.

Come vedete, colleghi senatori, sono motivazioni politiche e di politica istituzionale che sorreggono la richiesta di sospensiva che oggi avanziamo. Motivazioni che nascono dalla convinzione che i partiti devono essere difesi nella loro funzione essenziale di tramite dell'esercizio di quella sovranità popolare che la Costituzione ad essi affida, e che proprio per questo dobbiamo operare per accrescere la fiducia del Paese nei partiti stessi, non per allontanarla.

Solo valorizzando il ruolo dei partiti come sede naturale per la definizione degli indirizzi e delle scelte della politica nazionale potremo realizzare una compiuta democrazia dell'alternanza.

Sono queste le considerazioni per cui chiedo all'Aula di approvare la questione sospensiva che presento.

Roma, 24 luglio 2002

Dichiarazione di voto del sen. Del Pennino sul finanziamento ai partiti

Signor Presidente, colleghi senatori, desidero ribadire il voto negativo dei repubblicani su questo provvedimento.

Gli ordini del giorno, che hanno soddisfatto le richieste di alcuni colleghi i quali si sentivano esclusi dall'aumento del finanziamento pubblico, non toccano minimamente le ragioni di merito e di metodo che sono alla base del nostro dissenso rispetto al disegno di legge. Ragioni di merito, perché con questo provvedimento non si aumentano i rimborsi elettorali, si ripristina piuttosto il finanziamento ordinario alla vita dei partiti, quel finanziamento ordinario su cui c'è stata un'ampia pronuncia popolare negativa.

Ed è questo, collega Bordon, l'elemento più grave, non già il fatto che siano introdotti meccanismi che premiano anche forze politiche minori e possono essere interpretati come un incentivo verso il sistema proporzionale. Il problema della legge elettorale non ha alcuna attinenza con questo provvedimento.

D'altro canto credo sia assai diffuso, in quest'Aula e fuori di qui, un giudizio assai critico rispetto all'attuale legge elettorale, ibrida e contraddittoria. Il dibattito sulla riforma elettorale, un grande tema istituzionale che dovrà vederci impegnati, non può essere addotto come motivo di critica rispetto al provvedimento in esame, i cui limiti sono ben diversi e risiedono proprio nel ripristino di quel finanziamento ordinario dei partiti che, a parole, tutti censurano.

Vi è poi un problema di metodo che sostanzia il nostro dissenso ed era alla base della richiesta di sospensiva che ho presentato ieri e che l'Assemblea non ha accolto. Ancora una volta si è scelto l'approccio alla questione dei partiti solo sotto l'angolo visuale dell'aumento dei contributi per la vita degli stessi. Non ci si è posti minimamente il problema complessivo del ruolo dei partiti nel nostro ordinamento e nemmeno è stata affrontata la questione, volendosi limitare a discutere gli aspetti relativi al finanziamento dei partiti, dei modi attraverso i quali può essere incentivato il finanziamento volontario della politica.

Si è seguita la strada peggiore, quella cioè di aumentare i contributi a carico del bilancio dello Stato, non introducendo alcun incentivo alla contribuzione volontaria. E non ci si dica che gli ordini del giorno presentati risolvono o creano le premesse per risolvere il problema.

Abbiamo apprezzato il comportamento dei colleghi del Gruppo dei Verdi che presentano oggi un ordine del giorno che impegna ad affrontare complessivamente il problema dopo aver coerentemente votato ieri a favore della sospensiva da noi proposta. Giudichiamo invece ipocrita l'atteggiamento dei colleghi del Gruppo dei DS che hanno respinto ieri la questione sospensiva e si trincerano oggi dietro la presentazione di un ordine del giorno.

Roma, 25 luglio 2002