Manifesto per i valori/I liberali e i democratici nel secolo XXI

Pace, progresso, libertà, nuovi diritti

Riproduciamo il testo del "Manifesto" illustrato da Riccardo Gallo nel corso del Congresso di Roma. Il titolo è: "Valori liberali e democratici negli anni Duemila".

1.La via per la pace e il progresso dell'umanità è costituita dall'allargamento delle aree di libertà e di affermazione del diritto dei popoli nel mondo. Oggi c'è stagnazione della libertà, declino nella libertà di espressione e di stampa, indebolimento della regola del diritto, pervasività della corruzione, mancanza di trasparenza dei governi. La Nato è stata strumento di difesa dell'area di libertà dei paesi occidentali.

2.Diceva Ugo La Malfa nel 1975: "Il capitalismo attua lo sviluppo a modo suo, costruisce società a benessere crescente ma, essendo una forza ad azione spontanea, diversifica troppo i redditi da popolazione a popolazione e, al loro interno, da gruppo sociale a gruppo sociale, aumenta il benessere nelle zone che sono integrate e trascura le altre, non corregge gli squilibri di fondo, né del resto spetta ad esso di farlo". Se oggi si sostituisce la parola capitalismo con globalizzazione, il principio resta attuale. La globalizzazione non è ostile a nulla, è neutrale, è l'unico motore dello sviluppo economico. Il movimento retrogrado dei no global è già praticamente tramontato. Il problema semmai è chi e come possa adoperarsi affinché tutti abbiano la possibilità (beninteso non l'obbligo) di integrarsi, chi e come possa temperare gli squilibri lasciati dalla globalizzazione.

3.Il limite allo sviluppo economico e sociale della popolazione mondiale è costituito dalla sua sostenibilità ambientale, energetica e idrica. Per quanto riguarda la prima, urge che le organizzazioni delle nazioni unite concertino un protocollo propositivo e complessivo che vada al di là di quello di Kyoto, basato sul rientro di valori delle emissioni al di sotto di predeterminati limiti quantitativi. La sostenibilità energetica va cercata in forme di energia alternativa al petrolio (solare, fotovoltaica, nucleare), accelerando i relativi processi di innovazione tecnologica. La sostenibilità idrica del pianeta implica l'apertura di nuove pagine di geopolitica, che partano da una mappa delle disponibilità di risorse, in primis del continente russo, in modo condiviso e non conflittuale.

4.La democrazia è risultata nella storia l'unica forma di governo capace di perseguire libertà e diritto dei popoli. La proposta italiana di riformare il Consiglio di Sicurezza dell'Onu per farne un'istituzione più democratica perciò è coerente. Scorciatoie alternative come il pacifismo non hanno fino ad oggi dato prova di essere efficaci ed è opinione crescente che rischino di essere controproducenti.

5.L'Europa ha salvaguardato la pace nel continente, ma le sue maggiori ricchezze sono i valori di diversità, pluralismo, attitudine alla competizione, libera circolazione di uomini e donne. Una valorizzazione di queste ricchezze potrà portare a un federalismo competitivo tra gli Stati europei (per nulla in contrasto con il principio di sussidiarietà) e far superare lo Stato nazionale, finora unico supporto e habitat della democrazia liberale.

6.Gli italiani sono al riparo di un ombrello di valori comuni più vasto di quanto sia rappresentato dalle contrapposizioni partitiche, essendo stati tali valori costruiti dal Risorgimento nell'Ottocento e dalla Resistenza nel Novecento. Gli italiani però vogliono che il Paese funzioni meglio e chiedono al Governo di dare con più ottimismo risposte sul futuro loro e dei propri figli. Sui modi politici per realizzare questi valori gli italiani sono invece verticalmente divisi.

7.La società liberale tutela i diritti degli altri nei confronti degli abusi anche individuali. La logica libertaria combatte invece l'interferenza degli altri nella scelta dello stile di vita (religioso, sessuale, alimentare, sociale) degli individui e delle minoranze. La società liberale si fa comunque carico dei diritti di cittadinanza degli individui e delle minoranze che abbiano comportamenti estranei ai canoni della società in cui vivono. La logica libertaria rivendica natura di diritto alle preferenze degli individui e spinge di continuo per disconoscere e cambiare i canoni stessi della società; essa trova la possibilità di far ciò e trae vantaggio proprio dal carattere liberale della società liberale, mentre riceve indisponibilità dalla società illiberale. La logica libertaria ha l'effetto di pressare i liberali a divenire o libertari anch'essi o illiberali. In questo senso è vero che per i laici "Quella dei Dico è una sfida non al Papa ma a se stessi".

8.Il nuovo sistema elettorale in vigore dal 1994 e corretto nel 2005, pur sempre maggioritario, non ha soddisfatto questa domanda di governo, ha enfatizzato le divisioni tra gli italiani come illusorio collante all'interno di ciascuno dei due schieramenti di partiti, e non ha neanche assicurato la stabilità dell'esecutivo. Prima di cambiare la legge elettorale, occorre quindi cambiare la Costituzione, che non contempla forme di bipartitismo. Programmi e manifesti redatti per la nascita di un partito unico, a sinistra o a destra, che non poggino sulla soluzione di questo nodo, sono destinati a restare mero esercizio culturale.

9.In Italia negli ultimi trent'anni la crescita del Pil è diminuita pur con molte oscillazioni. Il sistema delle imprese ha tardato a introdurre trasformazioni radicali nella qualità della tecnologia e della forza lavoro indispensabili per modificare la tendenza preoccupante del Pil potenziale. Il Governo ha tardato a fare interventi non macroeconomici per un aggiustamento reale del sistema produttivo.

10.Aprire i mercati, tutti i mercati, alla concorrenza è un passaggio essenziale per restituire competitività alla nostra economia, svecchiare la classe dirigente, sfoltire rendite di posizione ed incrostazioni che creano poteri non responsabilizzati e privilegi. Non bisogna confondere liberalizzazioni con consumerismo, cioè con la concessione dirigistica di favori ai consumatori o presunte "parti deboli" nei confronti delle imprese. È la concorrenza il miglior piacere che si può fare ai consumatori, non l'abolizione per decreto degli agenti monomandatari. Essenziale perciò è introdurre la concorrenza nei servizi pubblici – in tutti, a cominciare da quelli locali, dai trasporti all'elettricità, alla gestione delle prigioni – nelle professioni e nei servizi sociali: la competizione dispiega i suoi benèfici effetti anche nella sanità, nella vigilanza e nell'istruzione.

11.L'alienazione delle imprese pubbliche, se effettuata nel contesto di un'apertura dei mercati, porta notevoli benefici. Riduce lo stock di debito pubblico, riduce l'influenza della politica nelle decisioni imprenditoriali: l'assunzione di personale viene fatta seguendo logiche non più territoriali o elettorali, ma di efficienza. Gli investimenti favoriscono aspettative di rendimento, non distretti elettorali; la scelta dei manager segue logiche di capacità, non di fedeltà partitica; il pericolo di corruzione diminuisce. Cade il conflitto di interessi tra Stato-imprenditore e Stato-regolatore e in molti casi finanziatore, cadono le condizioni di concorrenza sleale nei confronti delle altre imprese.

12.La pressione tributaria in Italia è un peso insopportabile. La difficoltà in alcune aree del paese a mantenere condizioni minime di legalità e la diffusione dell'evasione fiscale opprimono gli individui e i settori più produttivi, onesti e innovativi. Si tratta di ricondurre a neutralità il sistema, abbattere il peso dello Stato, fare in modo che gli investimenti siano effettuati non dove il Legislatore li rende più convenienti con esenzioni, deduzioni, riduzioni mirate di aliquote, ma dove essi abbiano senso economico.