45° Congresso Pri

Il vicesegretario del Pri all'Ergife di Roma/Intervenire sulla riforma elettorale

Referendum, ovvero la fine dell'autonomia politica

Congresso di Roma, Hotel Ergife.

di Corrado De Rinaldis Saponaro

Mi pare che chi interviene alla tribuna di questo congresso debba innanzitutto esprimere la sua soddisfazione per quello che la classe dirigente del partito ha fatto: dall'ex presidente Giorgio La Malfa, al segretario Francesco Nucara, a tutti quelli che hanno collaborato direttamente con la segreteria. Soddisfazione per aver salvato il Pri, tenendolo in Parlamento con due deputati e un senatore; per avere, presso la Camera dei deputati, formato un sottogruppo e per avere portato qui, al congresso di Roma, trecento giovani che vengono da tutte le parti d'Italia. Mi ricorda un po' il congresso della federazione giovanile di Bologna del '76, quando il partito fece uno sforzo economico per portare i giovani al congresso e molti di quei giovani poterono sentire l'intervento di Ugo La Malfa. E molti di quei giovani diventarono classe dirigente di questo partito. E per lo sforzo fatto dall'amico Torchia: avrete notato gli indirizzi di quei 300 circoli Spadolini che si sono aperti in tutta Italia.

Quindi abbiamo un partito che esce dal proprio guscio, si apre alla società civile, in un momento in cui la società civile ha bisogno di una proposta per uscire dalla decadenza nella quale l'Italia si trova. E non credo di essere visionario se affermo con certezza che abbiamo fatto bene a celebrare il nostro congresso. Non solo per il dibattito che si è sviluppato all'interno del partito e alla presenza di qualificati osservatori; ma abbiamo fatto bene a celebrare il nostro congresso perché cade in un momento politico di particolare importanza per l'Italia del futuro.

Qual è questo momento? E' caratterizzato dalla morte, ormai imminente, della Seconda repubblica. Il quadro che è stato tracciato nell'intervento di Giorgio La Malfa, indica appunto un bipolarismo che crea - non solo ai repubblicani, ma all'Italia - dei grossissimi problemi. Ad esempio, la politica estera di un governo di sinistra, ridotta nelle condizioni in cui è ridotta, non è in effetti nel dna della sinistra riformista, ma è la risultante del peso che su quel governo viene lanciato dalla sinistra massimalista. E allora capite bene che quando da questa platea si battono le mani con vigore all'intervento del rappresentante della comunità ebraica, significa che noi stiamo alla politica della comunità ebraica nello stesso modo in cui Rizzo e Diliberto stanno alle politiche dei movimenti clandestini filo - arabi in favore del terrorismo. E questo ci fa essere uniti, sia che pensiamo di essere di destra, sia che si ritenga di essere di sinistra.

E non è un caso che il presidente Prodi sia l'unico presidente del Consiglio che, ad un anno dal suo incarico di presidente del Consiglio, ancora non sia andato negli Stati Uniti d'America. Caro Savoldi, il segretario Nucara ha iniziato un percorso nel Consiglio nazionale della scorsa estate, quando ha parlato dell'autonomia del partito. Autonomia del partito che qualcuno in questa assise ha interpretato in modo, diciamo così, volgare, come se l'autonomia del partito fosse un contentino da dare ad alcune zone storiche del partito per poter fare le amministrazioni di sinistra.

No: l'autonomia del partito è il percorso attraverso il quale noi dobbiamo intravedere il futuro dell'Italia ed è la stessa marcia che iniziammo a fare nel congresso di Chianciano, per arrivare alla svolta del congresso di Bari e poi alla salvezza del partito. E allora noi oggi vogliamo l'unità del partito, ma non per avere una facciata, ma per proporre un disegno politico. Ed il nostro disegno politico deve uscire da questo congresso per soddisfare le attese dei giovani qui riuniti e per rispondere a quello che la società civile riunita nei circoli Spadolini ci chiede.

E nel disegno politico rientra il fatto che, subito dopo il congresso, noi dobbiamo prendere una iniziativa sulla riforma elettorale. Questa mattina, mentre si conclude il nostro congresso, in tutta Italia si aprono i banchetti per le firme del referendum. Questo referendum è la fine delle autonomie politiche di tutti i gruppi che non si ammassano nei partiti unici. Noi dobbiamo combattere - con l'esperienza che ci viene dal referendum Segni - questa nuova sfida referendaria. La dobbiamo combattere, badate bene, con degli avversari che si chiamano Forza Italia, che sta facendo firmare i propri aderenti; che si chiamano Alleanza nazionale; che si chiamano il futuro partito democratico: i quali, non trovando il consenso nelle proprie coalizioni sulla eventuale riforma elettorale, hanno dunque deciso di puntare alla celebrazione del referendum.

E badate bene che, il fatto che Berlusconi non si sia recato da Prodi per discutere sui problemi della riforma elettorale, significa che il tempo della seconda Repubblica coincide con il suo tempo per ritornare alla Presidenza del consiglio. Se non riesce a dare una spallata per far cadere il governo, nel 2009 Berlusconi è scaduto come leader di una eventuale coalizione: e lo è anche venuto a dire qui, con molta chiarezza. I repubblicani sono capaci di unirsi su una proposta di nuova legge elettorale alla tedesca? I repubblicani sono capaci di correlarsi con altre forze che condividano questa impostazione per arrivare ad avere un consenso intorno alla riforma elettorale alla tedesca? Se questo lo riusciremo a fare, avremo preservato per sempre l'unità del partito, perché a questa proposta di riforma elettorale non c'è bisogno che si unisca la convergenza sulla linea politica con chi ha una visione diversa da noi. E questo congresso ha il dovere di porre una proposta che sia quella di un New Deal per l'Italia. La produttività più bassa, la nostra, dei paesi europei avanzati; una spesa per la ricerca di 18 milioni di dollari contro i 60 milioni della Germania. E gli ultimi in Europa davanti solo a Portogallo e a Cipro; gli investimenti stranieri in Italia sono un terzo di quanto sono in Francia ed un sesto di quello che sono in Germania. E le liberalizzazioni: non possono essere limitate ai barbieri ed ai tassisti. I costi della politica sono quelli che noi repubblicani indichiamo da tempo; il costo del denaro in questa Europa governata dai banchieri è aumentato sette volte, portando le famiglie italiane all'insolvenza dei pagamenti dei mutui. Con la sicurezza in brandelli: abbiamo in Italia grazie ad Amato 608 imam, di cui un terzo che istiga alla guerra contro gli infedeli. Una china del paese che dobbiamo riuscire a risalire.

Creare un'alternativa al governo Prodi

L'amico Riccardo Bruno ha rinunciato al suo intervento in Congresso su richiesta dell'ufficio di presidenza, per ragioni di tempo. Questo il testo scritto.

di Riccardo Bruno

Cari amici, alcuni fra noi si aspettano che da questa assise si dica solennemente che abbiamo sbagliato nella nostra scelta di Bari nel 2001, che dobbiamo fare ammenda di tale errore e lasciare il centrodestra. A me non dispiace riconoscere gli errori commessi. Ne faccio spesso, e se me ne accorgo, mi scuso per tempo e cerco di rimediare. Secondo me abbiamo sbagliato, ad esempio, e me ne assumo volentieri la mia parte di responsabilità, a fondare l'Ulivo nel '96, a contrarre un'alleanza con il centrosinistra, senza comprendere che il nuovo centrosinistra non aveva né il respiro politico né quello programmatico che aveva avuto il centrosinistra storico degli anni '60 e che rispetto ad allora non vi era nessuna ragione di adesione a quello schieramento se non l'incognita politica che rappresentava il centrodestra e una avversione all'euro piuttosto immatura.

Affinità

Personalmente sono sempre più stato dell'idea che si potevano trovare più affinità con Berlusconi che con Prodi e l'allora Pds, ma comprendevo che una fiducia in bianco a Berlusconi da parte nostra non si poteva dare. Era giusto, allora, il tentativo di una formazione mediana, che costruimmo nelle condizioni peggiori nel '94 e non è responsabilità nostra se essa si disfò a rotta di collo dopo le elezioni. Una "terza forza" deve avere una coesione di interessi e di ideali molto robusta per resistere ad un sistema elettorale tanto sciagurato come il maggioritario. Vi riescono i liberali inglesi, con sacrifici notevoli, ma essi per l'appunto hanno una visione delle cose di questo mondo molto precisa, radicata e che non intendono mettere in discussione. Lo stesso non si può dire degli esponenti che costruirono con noi il Patto Segni. Per carità: in democrazia cambiare idea è legittimo, ma quando la si cambia costantemente è difficile mantenere una posizione comune. In verità noi abbiamo cercato anche nell'Ulivo di rafforzare l'area laica, liberale, per così dire, con il Trifoglio, ma anche lì qualche nostro alleato cedette alle lusinghe della maggioranza e così ci ritrovammo daccapo. Allora la scelta che facemmo a Bari io la rivendico tutta perché imposta dalle circostanze innanzitutto: cacciati dal centrosinistra che avevamo fondato, in difficoltà nei rapporti con delle componenti dello stesso, che pure avrebbero dovuto avere con noi una qualche affinità. Si dice: è colpa nostra, di noi repubblicani. Siamo settari, arroganti, quant'altro ed il nostro segretario di allora, Giorgio La Malfa, per di più, ha un pessimo carattere. Mi ha fatto sinceramente piacere che l'onorevole Luciana Sbarbati, che invece ha un carattere eccellente, non è arrogante, non è settaria, è rimasta nell'Ulivo anche quando l'Ulivo non c'era più, intruppata nella campagna elettorale del centrosinistra come una majorette, una volta ottenuto un bel ragno dal buco da tanti sforzi, sia sbottata con sincerità per dire che "La Malfa aveva ragione". Cioè aveva ragione lui nel mollare quella coalizione e non lei che ci voleva restare appesa. Poi magari avrà cambiato idea di nuovo, chissà che, ma agli atti quello sfogo resta. Sono d'accordo con quella dichiarazione dell'onorevole Sbarbati: "La Malfa aveva ragione", il centrosinistra bisognava lasciarlo da solo e non per ostilità preconcetta, perché magari saremo anche settari ed arroganti, ma nella politica sappiamo fare i passi necessari con chi cerca come noi l'interesse del Paese. "Ci turiamo il naso", per ricordare il compianto Indro Montanelli, anche perché questo cosiddetto centrosinistra ha un progetto diverso e contrapposto all'idea repubblicana.

Conseguenze

Noi lo capimmo già nel '99, sui temi economici e sui temi di politica internazionale e su quelli abbiamo tratto le conseguenze. Abbiamo trovato un barlume nel centrodestra, in Berlusconi che aderisce al Ppe nel '98, per l'appunto, ed un barlume, sia chiaro, non significa certo la luce. L'amico Collura ci dice, lo ha scritto sulla Voce: ma come? Anche nell'attuale coalizione di governo, c'è un barlume: è il ministro dell'Economia Padoa - Schioppa. Collura ha ragione. Solo i fischi che i giovani di Rifondazione comunista ed i no global hanno riversato sul ministro dell'Economia all'università di Torino, sarebbero sufficienti a convincerci che egli meriti la nostra solidarietà. Il problema, caro Collura, è che non siamo noi, il centrodestra, a contestare Padoa - Schioppa: è la sua stessa coalizione, i suoi colleghi di governo, i sindacati di riferimento. Vogliamo fare un campionario di queste contestazioni? Non è difficile, basta aprire il giornale di due giorni fa, con la Cgil e la Fit che dicono che il ministro è matto a voler eliminare il secondo conducente sui treni. Ma se andate all'altra settimana, vedete le idee di Padoa - Schioppa sul tesoretto, ed i capogruppo di maggioranza che, appena le hanno apprese, convocano una riunione per dire che bisogna fare l'opposto. Padoa - Schioppa vuole aiutare le imprese? Bene, la maggioranza vuole favorire le famiglie. Andremo avanti così finché il governo dura. Io non vedo una politica economica del governo. Vedo lo sforzo disatteso del ministro dell'Economia sui principali temi che concernono la ripresa del paese. E ciò mi fa pensare al disastro che lascerà questa esperienza di governo, non ai conti a posto che invece hanno trovato e che si preparano a dilapidare. Perché la notizia non è che c'è il surplus delle entrate, ma piuttosto che non c'è il buco nei conti nell'esperienza del governo Berlusconi. Avremo fatto le leggi a persona, ma abbiamo lasciato i conti in ordine, io non mi lamento. Quando avremo un presidente del Consiglio repubblicano eviteremo le leggi a persona, perché non so che leggi sono quelle che il governo ha in mente per Telecom, se farà delle leggi, visto che freme come un puledro chiuso in un recinto, ma certo non si può dire che Prodi ed i Ds non abbiano un qualche interesse privato in una azienda di interesse generale. O mi sbaglio? Perché mi pare che la tradizione di merchant bank a Palazzo Chigi continui i suoi fasti e forse li perfezioni, o almeno ci provi. Lo dico solo perché è difficile cercare la purezza politica in ogni uomo di governo, sia Andreotti, Berlusconi o Prodi e quindi, anche per non rischiare un nuovo Savonarola, io consiglierei di limitarsi a cercare delle convergenze programmatiche con gli alleati.

Contestazioni

Alcuni amici si sono dispiaciuti o hanno contestato la scelta del voto del partito al Senato sulla missione militare in Afghanistan. Credo che Giorgio La Malfa nel suo intervento di domenica mattina sia stato esauriente a proposito. Io sono dell'idea che la scelta della trattativa con i talebani per liberare Mastrogiacomo, la proposta del segretario del partito di maggioranza relativa della coalizione di governo, favorevole ad una conferenza di pace con i talebani stessi, abbiano aperto un vulnus ulteriore nel campo occidentale. Noi siamo un partito antifascista, lo siamo veramente nella storia e nelle nostre tradizioni, nella carne stessa delle nostre famiglie, e sappiamo che con il nemico che nega la tua esistenza ed il tuo diritto, non si fanno le conferenze di pace, si istituisce il processo di Norimberga. La dichiarazione di Fassino, le conseguenze che ha aperto, la revisione storica sul caso Moro, ad esempio, pone un ulteriore problema politico ai rapporti fra il Pri ed i Ds ed in prospettiva compromette anche le premesse del futuro partito democratico. Se il segretario dei Ds non lo capisce, se ne accorgerà presto.

Referendum

Vedete cari amici la mia unica preoccupazione è il referendum che potrebbe dare una botta micidiale a tutti i nostri sforzi di questi anni per sopravvivere. Si rinforza il bipartitismo in Italia nelle attuali condizioni, si estingue la diversità politica, il dibattito, il dissenso e si irreggimenta come in una asfissiante camicia di forza il nostro stesso sistema democratico. Noi siamo il partito di Mazzini, un pensatore politico consapevole della crisi dell'Illuminismo e diffidente verso i facili entusiasmi per il progresso. Egli contemplava il rischio che il progresso si accompagni al regresso, l'evoluzione all'involuzione, e noi dobbiamo diffidare verso processi innovativi che potrebbero portarci sciaguratamente ed involontariamente al passato. Noi dobbiamo contare sulle nostre forze e sulla capacità di riuscire ad esercitarle. Il dato allora immediato è che questo è avvenuto non con il centrosinistra, ma con il centrodestra. La Malfa ha detto che nel centrodestra ci sono luci ed ombre. E' vero, ma per quella zona di luce c'è stata, la possibilità data al Pri di fare politica, il riconoscimento che abbiamo avuto nel governo, il vanto di poter fare dire ad un periodico avverso al governo Berlusconi, come l'Economist, che nel governo c'era un punto di riferimento liberale, quale quello rappresentato dal ministro La Malfa.

E il merito di questa capacità di sviluppare i rapporti con la Casa delle libertà va dato al segretario nazionale, l'amico Francesco Nucara, che, investito da un ruolo molto difficile, dopo il risultato elettorale del 2001, per noi non favorevole, non si è mai scoraggiato, ha stretto i denti, ha risalito posizioni e ha ridato il lustro ed il prestigio al partito che nel centrosinistra avevamo perso. Non si può prescindere da questo e credo che Nucara meriti tutto il nostro apprezzamento e il nostro sostegno per quello che ha fatto e per quello che potrà ancora fare. Allora vogliamo lasciare il centrodestra? Cioè vogliamo lasciare qualcosa che già non esiste più? A me sembra una domanda sbagliata, questa, cari amici. Esiste un'opposizione ad un governo che inciampa e balbetta e noi dobbiamo costruire un'alternativa politica a questo governo, che è pessimo e non preoccuparci più di tanto degli schieramenti, quanto di trovare interlocutori sinceri per cambiare gli attuali equilibri del paese. Se non ci riusciamo, se non rappresentiamo un'istanza profonda di rinnovamento, temo che scompariremo, non come idea, non come tradizione, quelle sono un fenomeno carsico del paese che riemergeranno, ma come organizzazione politica. Per questo mi fa piacere che siano prevalsi i toni dell'unità in questo congresso. Soltanto l'unità, l'amicizia, la perseveranza dei repubblicani sono il fondamento per dare una vera prospettiva di ripresa al nostro paese.

Un Mezzogiorno che chiede più attenzione

Congresso di Roma, Hotel Ergife.

di Luigi Pergamo*

Cari amici, da qualche anno sono al completo servizio dei repubblicani salernitani, su indicazione del segretario nazionale e del presidente regionale, il grande economista Bruno Trezza. Insieme hanno deciso di commissariare la consociazione di Salerno oramai affossata dai precedenti dirigenti, al punto da farci perdere solo consensi. Basti ricordare che nell'ultima riunione allargata del direttivo provinciale, indetta dal precedente segretario del PRI di Salerno, eravamo soltanto sei persone. Dopo un anno di lavoro quotidiano, di sacrifici e rinunce, il partito a Salerno è divenuto attivo e destinatario di maggiori consensi.

In un anno siamo riusciti ad avere una sede provinciale, per questo voglio ringraziare il commissario del PRI di Cava dei Tirreni Dott. Michele De Angelis. Abbiamo ricostituito la Federazione Giovanile Repubblicana capitanata dalla brava e instancabile Barbara Maurano che, unitamente a me, dedica anima e corpo al partito, curandone gli spazi propagandistici e giornalistici.

Alle prossime elezioni amministrative in provincia di Salerno il PRI presenterà proprie liste in tutti i Comuni con più di 15.000 abitanti, saremo presenti ad Agropoli, Battipaglia, Capaccio, Nocera Inferiore, Pagani ed Angri. Desidero ringraziare due amici che lavorano incessantemente e quotidianamente con il sottoscritto: il Prof. Costabile Maurano (Sindaco di Castellabate) e l'amico Francesco Plaitano, leader del PRI e della CdL nei Monti Picentini.

Voglio ringraziare, inoltre, tutti quelli che stanno adoperandosi per la formazione delle liste: l'amico Vito Marano, Luciano Bruno, Giancarlo Pizza, Pasquale Mango, Vivoli Giovanni, Maria Buccino, Cinzia Morello, Gerardo Rosato, Nello Forino, Carmine Carrano, Gennaro Fiengo, Mario Robertazzi, Donato Vespa, Mario Iannone, Biagio Salzano, Salvatore Marotta, Pietro Pessolano, Antonella Milite e tutti gli amici che stanno aderendo alle nostre liste.

Il mio obiettivo è quello di portare il Partito dell'Edera in Provincia di Salerno al quarto posto in ordine di importanza tra i partiti della CdL.

Possiamo riappropriarci della dovuta visibilità sottrattaci e propria degli anni novanta, perchè rispetto a tante sigle e vuoti campanilismi, noi abbiamo tanto da dire e tanto da fare per il nostro Paese. I repubblicani hanno sempre visto le cose dal giusto punto di vista ed hanno sempre suggerito soluzioni a problemi su cui si ragionava sterilmente.

Ci troviamo qui tutti riuniti onde celebrare il 45° Congresso del PRI. Nonostante questo sia il mio quarto congresso, vivo questi giorni con grande emozione e attenzione.

Secondo il mio parere il congresso costituisce il motore propulsore del partito ed è da questo che devono tracciarsi le linee guida per il futuro.

Questi devono essere giorni di dibattito, discussioni ed interventi, tutti protesi al grande rilancio del nostro autentico, autonomo e glorioso partito.

Sono iscritto al PRI dal 1998, in questi anni ho avuto modo più volte di confrontarmi, organizzare eventi e manifestazioni con coloro i quali più stimo, non solo in campo politico, ossia l'amico Francesco Nucara, Bruno Trezza e Giorgio La Malfa.

Tutti noi ci siamo prodigati per il partito, ci siamo candidati in ogni competizioni elettorale, organizzando liste in tutti i comuni e province interessati a tali competizioni. Ci siamo interessati al rinnovo dei parlamentini regionali e, maggiormente, al rinnovo di Camera e Senato.

Abbiamo, inoltre, utilizzando notevoli energie per proporre i candidati giusti in quello che risulta oggi essere la competizione elettorale di maggior rilievo, le elezioni europee.

E' grazie all'impegno di Francesco e di Giorgio che attualmente possiamo vantarci di essere l'unico partito in Italia esistente dal 1895.

E' la nostra storia ultracentenaria, è un documento che attesta che le nostre idee e i nostri progetti sono giusti, progetti per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Non abbiamo dovuto mutare mai né simbolo né denominazione per proporci alla collettività ed ottenerne il consenso.

Per la nostra storia e passione ci troviamo qui riuniti, per decidere insieme la strategia più opportuna per un futuro migliore.

Prima di discorrere delle sfide future, mi permetto di sottolineare l'elemento fondamentale che deve contraddistinguere il nostro consesso, ossia la coesione interna, prima; per la coalizione, poi, poiché solo così contrasteremo l'enorme discrasia che contraddistingue l'attuale maggioranza di governo che è divisa su tutto, unita solo per l'accaparramento e mantenimento del potere.

Abbiamo l'onore di essere amici di un grande politico e un grande economista che molti partiti ci invidiano, Giorgio La Malfa, timoniere della Fondazione Ugo La Malfa, unitamente alla sua instancabile segretaria, l'amica Teresa Napoleone.

La Fondazione è punto di riferimento e di ritrovo per molti economisti, politici ed imprenditori italiani, è il fiore all'occhiello del nostro partito, è anche un'associazione capace di organizzare grandi eventi come quello che si è concluso il 27 ultimo scorso presso l'Università Bocconi di Milano, con il patrocinio della stessa Università, de "Il Sole 24 Ore", dell'ente provincia di Milano, del comune di Milano, della Fondazione Cariplo, Autostrade per l'Italia, Finmeccanica e Autogrill, tre grandi seminari che hanno visto la partecipazione dei Ministri del tesoro degli ultimi cinquant'anni della nostra democrazia, dal titolo "I Ministri del Tesoro raccontano 50 anni di politica economica in Italia".

L'amico Francesco ha dimostrato con i fatti, in questi anni, di essere un grande politico, un uomo all'altezza della situazione e, soprattutto, il miglior organizzatore che vanta il nostro partito.

Amici repubblicani, dobbiamo ringraziare il nostro segretario nazionale se oggi arriva alle nostre case "La Voce Repubblicana", se abbiamo la FGR presieduta dal giovane e molto valido amico Giovanni Postorino, se abbiamo un'Associazione a carattere internazionale che si occupa dell'ambiente, "AstrAmbiente", presieduta dall'amico Franco Torchia.

Mi auguro che questo congresso si concluda con la vittoria plebiscitaria della mozione del nostro segretario nazionale, che vi sia un nuovo periodo di prosperità per il nostro partito e che sia il congresso dell'unificazione del partito.

Mi congratulo con gli amici che hanno già lasciato i "Repubblicani europei" e mi auguro che tutti, anche il segretario politico, l'amica Luciana Sbarbati, possano tornare perché questa è la nostra casa e questo è l'unico simbolo che, noi Repubblicani, conosciamo. Solo così possiamo tornare ad essere il partito forte di un tempo.

E' il momento di passare all'azione e vedere comparire il PRI di nuovo quotidianamente su tutte le testate giornalistiche, in ogni competizione elettorale.

I mali della giustizia

L'amministrazione della giustizia nel nostro Paese è alquanto lacunosa. Negli ultimi anni si è assistito ad un imbarbarimento nell'ambito della celebrazione dei processi sia nel settore civile che in quello penale. È sufficiente dare uno sguardo alle statistiche ISTAT per scoprire la raccapricciante durata dei procedimenti, il numero elevati di quelli che si prescrivono e le tante istanze di risarcimento per irragionevole durata dei processi. I fattori scatenanti sono numerosi ed in ambito europeo siamo in coda all'efficienza in questo campo. I magistrati ed il personale di cancelleria, ognuno nelle proprie posizioni, lamentano scarsità di risorse umane e finanziarie a fronte, però, di una mole elevatissima di lavoro.

Negli ultimi tempi, in particolare, nelle aule di giustizia si respira un'aria pesante. Non ultimi gli avvocati che hanno difficoltà enormi, se non insormontabili, nell'esercitare le loro funzioni.

Vi è una difficoltà oggettiva nell'accedere agli uffici giudiziari per l''espletamento delle prerogative che un difensore si trova a salvaguardare, ma non vanno trascurate le difficoltà in cui versano magistrati, cancellieri e commessi.

In ambito civile l'enormità del contenzioso rende le aule in cui si celebrano le udienze bombe pronte ad esplodere, così per quanto riguarda il settore amministrativo, e contabile – tributario.

In ambito penale la situazione risulta essere ancora peggiore. Le faticose riforme effettuate, che non hanno portato agli effetti sperati e quelle di cui si paventa la realizzazione, stanno conducendo ad uno scontro, tra i diversi livelli di operatori giudiziali e gli organi di governo, che rischia di produrre una frattura insanabile, e a testimonianza di ciò vi sono le numerose proteste anche di questi ultimi giorni.

Non vanno trascurati i moniti che in campo internazionale pervengono all'Italia affinché migliori le prestazioni del sistema giudiziario, specie in termini di durata dei processi. Un giusto ed equo processo, volendo considerare il punto di vista della collettività, non può aversi senza un adeguato impiego di risorse. Le stesse devono essere utilizzate secondo principi di efficacia, intesa come idoneità dell'azione a conseguire i risultati prefissati, di efficienza, intesa come rapporto tra i risultai ottenuti e le risorse impiegate; di economicità, quale esigenza di tenere sempre presenti i costi, ciò al fine di individuare soluzioni meno onerose per lo Stato (ossia per tutti i consociati).

I criteri di imparzialità, trasparenza ed equità della pubblica amministrazione non possono non reggere il campo d'applicazione delle soluzioni adottabili in questo frangente.

Assodata la circostanza per cui la maggior parte degli osservatori concorda sul fatto che la giustizia italiana sta attraversando una crisi profonda dovuta a tanti fattori quali l'aumento del numero delle controversie, l'aumento della complessità delle leggi e della vita sociale, l'aumento della domanda di giustizia da parte dei cittadini, si potrebbe azzardare ad una proposta di soluzione.

Si dovrebbe prescindere del tutto da quanto questo Governo sta tentando di propinare attraverso le proprie pseudo o fanta riforme, che trovano un accordo generale, da parte di tutti gli operatori, nel respingerle al mittente.

Si possono considerare, a tal uopo, le nuove tecnologie, le quali sarebbero di sicuro aiuto alla soluzione dei mali endemici della giustizia.

Attraverso metodi certificati e sicuri possono essere resi disponibili in rete atti giudiziari consultabili dagli avvocati e, così, rendere meno affollate le cancellerie e più fluido il lavoro anche per il personale operante.

Per quanto concerne i magistrati, si può consentire che gli scritti difensivi siano trasmessi telematicamente, con una facilità di esame e studio tesa all'abbreviazione di tempi e snellimento delle procedure. Ma, puntualmente, si è ancora molto indietro in questo, nonostante i propositi che stanno ultimamente emergendo.

I repubblicani e l'economia

Qual è la strategia del centrosinistra per riavviare la crescita e rivitalizzare l'economia italiana? Prodi e compagni si stanno dimostrando incapaci di adottare quelle riforme di struttura che l'Europa e il Fondo Monetario ci chiedono da anni, richiamandosi al risanamento ed alla sostenibilità dei fondamentali economici del nostro Paese nei prossimi anni. Badate, non si tratta di manierismi tecnici, qui sono in gioco cose importanti, fondamentali: sviluppo dei sistemi industriali e finanziari, pensioni per le nuove generazioni, energia e nuovo welfare.

Gli abatini post-comunisti tirano per la maglia gli esperti più avvertiti (pensiamo a Nicola Rossi…) che dalle loro fila sono ormai passati a posizioni liberaldemocratiche de facto. Oggi si sentono vendere per nuovo ciò che Ugo La Malfa predicava cinquant'anni fa. Egli non si stancava mai di richiamare ad associare la responsabilità individuale alla giustizia sociale! Auspicava per l'Italia una vera cultura della concorrenza e del mercato, pur tenendo conto delle compatibilità generali e del patto sociale fondante di ogni società aperta!

A proposito di geografia politica, cari amici, chi come noi quell'area repubblicana liberale e democratica la occupa con autorevolezza da sempre, non può non auspicare una convergenza verso di essa delle altre forze di opposizione dai cui dipartimenti economici si sente la eco. Con Forza Italia, di parecchi vuoti di proposta, con Alleanza Nazionale, di qualche nostalgia veterostatalista o spesso neodirigista, l'Italia non può più permettersi di vivere con l'adagio "tutto cambi perché nulla cambi" e questo va detto con forza ai nostri interlocutori dell'opposizione, laddove noi, sui temi economici, abbiamo tradizione, siamo ascoltati, abbiamo competenze specifiche superiori alle altre formazioni politiche.

Lo scenario in cui ci muoviamo, dopo i primi mesi del nuovo governo dell'economia, ci appare alquanto desolante. Si vuole far passare per una azione di governo efficace una manciata di mini-liberalizzazioni strumentali al facile consenso? E cosa dire dello spettacolo indecente offerto dalle anime divise della maggioranza sul fisco, sulla destinazione del cosiddetto "tesoretto", sul maggior gettito fiscale di 37 miliardi ottenuto nel 2006? Questa del "tesoretto" è davvero singolare, chi ne rivendica il maneggio di qua, chi di là, è vergognoso! Di questi circa 37 miliardi, 12 sarebbero da attribuire al gettito derivante dall'adempimento spontaneo dei contribuenti, la cosiddetta "tax compliance". Cari repubblicani, Ugo La Malfa, Visentini avrebbero destinato senza esitare qualsiasi tesoretto all'unica fine degno di un Paese avanzato: il risanamento dei conti pubblici.

Oggi, noi umili eredi degli illustri testé citati, richiamiamo il ministro Padoa-Schioppa, un tempo non lontano dai rigorismi laici della Banca d'Italia, a non smarrire la bussola dell'economista, che non può vestire un giorno la maglia del sindacalista moderato, l'altro quella dell'alfiere del rigore. Urgono, invece, scelte coraggiose e coerenti in un quadro pluriennale di politica economica che, evidentemente, con l'arrancare del Governo al Senato, l'esecutivo di Prodi non può permettersi nemmeno di prefigurare.

Ecco spadroneggiare le posizioni del sindacato, che da vero governo tecnico reale, impedisce quelle riforme di struttura che l'Europa e il Fondo Monetario internazionale ci chiedono da anni.

Il Sud imprenditoriale, della ricerca, delle professioni non deve essere secondo a nessuno.

Cari giovani repubblicani presenti in questa sala, sappiamo bene che i nostri cervelli, i nostri migliori giovani hanno ripreso ad emigrare, basta girare per le università di tutto il mondo per accorgersene. A noi repubblicani del sud è affidato il compito di promuovere e chiedere più meritocrazia, più investimenti nella ricerca e nell'istruzione, una maggiore redistribuzione di opportunità a favore delle giovani generazioni, una concreta capacità di creare canali di mobilità, uno stato sociale basato sui servizi più che sui trasferimenti, nel rispetto della legalità, che è la condizione per garantire le condizioni esterne dello sviluppo. Il meridione non merita clientelismo dilagante nelle regioni amministrate da tanto tempo e tanto male da un centro sinistra antico, arroccato come la peggiore Democrazia cristiana su posizioni di potere per il potere.

Chiediamo, amici repubblicani, chiediamo ad un campano quanta umiliazione si prova nel vedere i turisti stranieri (che tanto dice di voler attirare Bassolino) fare lo slalom tra i rifiuti, perché non c'è stata programmazione, perché senza gente come i repubblicani non c'è buona programmazione.

La soluzione a tutti questi mali endemici, siamo noi repubblicani. Grazie.

*commissario provinciale di Salerno

Rilanciare l'Edera su schemi europei

Congresso di Roma, Hotel Ergife.

Cari amici delegati, è per me un onore ed un dovere portare il mio saluto personale e quello delle sezioni di Martorano, Calabrina e Pievesestina di Cesena a questo congresso nazionale numero 45 del Partito Repubblicano Italiano; un'altra tappa della sua storia, che in queste giornate contribuiremo tutti a scrivere a futura memoria. Il precedente congresso si è chiuso con 3 mozioni, quella maggioritaria che dava priorità all'alleanza con il centrodestra, quella di Riscossa legata al centrosinistra e quella dell'autonomia da noi sostenuta la quale anche se partita in una situazione di estrema minoranza di numeri, ha ravvivato un dibattito politico interno al partito che nella sua forma bipolare rimaneva bloccato su due opposte fazioni.

Passiamo ora ad analizzare i risultati elettorali ottenuti dal nostro partito alle ultime politiche, che parlano chiaro! A parte la rappresentanza parlamentare ottenuta, aumentata da 2 a 3, il resto ha di fatto segnato un segnale negativo e parlo non solo in termini di voti. La nostra lista al Senato nelle Regioni dove è stata presentata ha ottenuto un risultato modesto! Abbiamo totalizzato percentuali minime anche nelle zone storiche del partito con un patrimonio di voti che dalle europee si è ulteriormente diviso, bi-polarizzato, dimezzato. Ma anche in termini politici abbiamo pagato e pagheremo se non invertiamo la rotta! Chi ha vinto? Chi ha perso? Gli amici orfani del centrosinistra o i fedeli al centrodestra?

Bene strategico

Lo sappiamo tutti, ha perso il partito! Ed è anche per questo che recuperare autonomia politica vuol dire non solo poter recuperare anche la diaspora e vecchi amici che ci hanno abbandonato, ma questo ci porta a mantenere l'unità di partito! Un bene strategico che serve anche oggi per superare la nostra debolezza politica!

Perché bisogna dimostrare di esser in grado di poter sfidare le altre forze, gruppi o correnti di pensiero politico, con le proprie gambe e con le nostre liste! Inevitabile!

Scusate se vi parlo della Romagna, ma quando entri in queste nostre Case Repubblicane, sezioni costruite 100 anni fa, quando il nostro partito era un movimento rivoluzionario e da solo combatteva per il proprio spazio politico, viene da pensare.

Ma oggi vale la pena di spaccarsi per questi due poli che non rappresentano il bene dell'Italia a tal punto che ci auguriamo un nuovo governo che governi, e tale lo si potrà avere solo con larghe intese fra partiti, isolando all'opposizione le ali estreme e radicali.

Non penso che ne sia valsa la pena.

Colpa solo del sistema elettorale, difficile sostenerlo, quando bastava un modesto 1% per avere deputati eletti alla Camera. Ci stiamo riorganizzando, è vero, ma non basta. Diverse sono le zone del paese dove siamo spariti (ma che bravi dirigenti fedeli e leali che avevamo in quelle zone!?!).

Bisogna tenere la barca dritta in questo panorama politico, avere certezze, sul nostro pensiero politico! Aggredire il sistema e non adeguarsi, perché solo con politiche aggressive e costanti si può pensare di attrarre elettori e consenso.

Compromesso

Questo centro sinistra ora al governo ha nei DS il partito fulcro e con la formazione del partito democratico di fatto ricompongono in un nuovo partito le forze socialiste e cattoliche che hanno superato tangentopoli, formalizzando un asse da compromesso storico strategico per comandare il paese, l'Italia, in alternanza contro le destre ma anche contro di noi, non importa se non hanno fatto veramente i conti con la loro storia. Ma trasformandosi in Pd, in una sorta di nuovo partito socialista, democratico, repubblicano, aggiungerei di craxiana memoria (!) hanno ridisegnato gli equilibri di questo centro sinistra dove per governare non si dà spazio politico fino in fondo alla nostra cultura laica: massimalismo e solidarismo a dosi massicce in questa gara al voto cattolico italiano che esiste fra i due poli.

Allora il centro destra attuale può risolvere i nostri problemi: non lo credo e non può essere, perché altra è la sua strategia, a parte che noi non siamo organici a loro, e anche qui si devono fare i conti con massimalismo e solidarismo e un disegno di contrapposizione al centro sinistra, con la creazione di una forza cattolica e popolare con riferimenti europei ben chiari, dove FI-AN confluiranno a formare anche loro un partito "super", chiamandolo delle libertà o dei moderati? Si vedrà.

Soccorso

Assistiamo oggi al soccorso al governo Prodi dell'UDC, progetto interessante se farà nascere il governo delle larghe intese (la stessa posizione del PRI); sarà invece la volontà di fare un terzo polo moderato di centro che ha spinto la UDC ha chiudere i rapporti con la CDL o è la sua fuga da questo Super Partito che sta nascendo nel centro destra (ipotesi più probabile)?

Con questo centro destra però noi condividiamo la politica estera: non è cosa di poco conto, anzi!

Questa convinzione terzista mi deriva dalla scuola di partito che ho ricevuto, oggi credo sempre di più che noi dobbiamo adoperarci per scardinare questo schema bipolare.

Se questo vuole dire opposizione, ben venga, sarà salutare per il partito!

Si parla di riforma elettorale, cari amici, delegati, il voto singolo in una democrazia è di egual valore e allora proporzionale puro, altrimenti cosa avalliamo, un sistema elettorale dove i voti pesano come una s.p.a., più grande è il partito che scegli e più conti; ma vogliamo scherzare con la nostra storia!

Proporzionale puro, e ogni partito si prenda le sue responsabilità anche di etica politica!

Cari amici delegati, i cinquant'anni compiuti dalla Unione europea ci impongono una seria riflessione. L'appello apparso sul nostro giornale la "Voce Repubblicana" del presidente del gruppo parlamentare dei liberali democratici europei il 21 marzo scorso ci deve impegnare nella costruzione della terza forza, terzo polo, che non ci sarà concesso per grazia ricevuta. Non va fallito l'appuntamento europeo del 2009 che dovrà essere il nostro "faro di guida" per i prossimi anni. Rientrare in Europa vuol dire rientrare in Italia!

Ben venga allora e spazio alla propria autonomia politica, recupero dell'unità del partito, meno risse, chi non è leale al partito è bene che lasci, chi ci sta ci sta! Recuperare i rapporti con il mondo del lavoro, associazionismo, Endas, è fondamentale per noi, per il PRI.

Accordi

Avere le mani libere per gli accordi elettorali amministrativi, autonomia politica che deve vederci come propositori di crescita e cambiamento, e di proposizione di alternative democratiche e non solo di posizioni solitarie, stare sui problemi veri della gente, dando risposte alle esigenze del paese, quelle vere, sfruttare questo momento politico dove tutto sembra mutare per riproporre lo stesso schema di prima, chi vuoi, Prodi o Berlusconi (la gente sa che il nostro senatore Del Pennino era promotore del referendum sulla procreazione assistita, fatto fallire dal clero che predicava astensione dal voto, con la gioia dei DS che temeva che l'Italia civile ce la potesse fare da sola - e che dire dei Dico che sono lì a testimoniare l'accordo cattocomunista, un parto infelice, un adeguamento in termini di diritti civili all'Europa che non puoi rinviare o pasticciare).

Noi dobbiamo formare e adoperarci per un progetto politico che dia voce alle nostre esigenze che devono essere quelle di una integrazione sempre più europea, democratica, dove i diritti civili ed istituzioni siano al servizio del cittadino: portiamo il nostro patrimonio politico fra la gente e fra i giovani. Nel ringraziarvi della vostra attenzione, vi porgo fraterni saluti.

Germano Gabanini, segr. sez. "M. Angeloni" (Martorano) di Cesena