Berlusconi all'Ergife

La coerenza del più antico partito italiano

Congresso del Pri, Roma, 31 marzo 2007.

di Silvio Berlusconi

Cari amici, è con particolare piacere che intervengo oggi per portare un saluto al Vostro congresso. Un saluto che non vuole essere formale: come sapete le liturgie della vecchia politica non mi piacciono e cerco di evitarle in tutti i modi. Se sono qui oggi, dunque, è per testimoniare l'attenzione per un partito, come quello repubblicano, non grande nei numeri ma grande nelle idee, nello spessore morale e civile, nella capacità di proposta politica. Un partito nel quale, devo dirlo, mi sento a casa, perché ritrovo il linguaggio della tradizione risorgimentale, la concretezza di una radicata cultura di governo, i valori che ci sono comuni. Voi rappresentate una parte importante della storia del nostro Paese: le vostre radici affondano nelle pagine più belle e più illustri. Penso al Risorgimento, la stagione nella quale è nata non soltanto l'unità nazionale, ma quella coscienza civile degli italiani che tanto deve all'opera e all'insegnamento di Giuseppe Mazzini. Penso all'opposizione al fascismo e agli anni della ricostruzione, nei quali avete saputo riprendere, preservare e valorizzare la parte migliore dell'eredità del Partito d'Azione, volta a dare impulso alla modernizzazione del Paese, spingendolo a guardare verso i modelli europei, unendo rigore economico e rigore morale: insomma le caratteristiche legate al nome di Ugo la Malfa.

I repubblicani sono sempre stati un non grande partito, sul piano dei numeri, ma hanno svolto una funzione di elite e insieme di coscienza critica della democrazia italiana nel dopoguerra. E come tali hanno saputo esprimere una classe di prim'ordine. Ricordo per tutti Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini, che nella storia della prima repubblica sono due delle figure più autorevoli, moralmente, culturalmente e politicamente. Due uomini molto diversi fra loro, ma uniti da una comune alta coscienza civile. Due figure che appartengono non solo ai repubblicani, ma alla memoria storica della democrazia italiana.

Ma io non sono qui oggi per rendere omaggio al passato, alla vostra storia, per quanto illustre, e per quanto essa lo meriti. Sono qui per dare atto del ruolo politico importante che il Partito Repubblicano ha svolto e svolge oggi, nella Casa delle Libertà. Devo dire che in cinque anni di comune esperienza al governo la collaborazione con voi è stata esemplare: mai una conflittualità gratuita, mai una richiesta strumentale, mai una slealtà. Se vi sono stati motivi di disaccordo, e ce ne sono stati davvero pochi, sono stati tutti e solo sul piano della politica, mai dei posti o del potere, e in termini politici sono stati sempre risolti. Giorgio La Malfa è stato un valido ministro del mio governo, uno dei più intelligenti e preparati, e insieme uno dei più leali e costruttivi. Ci sarà d'altronde una ragione se Giorgio, fra i leader politici dei partiti della prima repubblica, è oggi il solo a continuare a svolgere un ruolo politico di primo piano. Voi vi siete sempre definiti un partito di sinistra. Certo, parliamo di una sinistra intelligente, occidentale, moderna. Ma siete la migliore dimostrazione del fatto che una sinistra davvero europea, nel 21° secolo, non può avere nulla a che fare con i comunisti e gli ex-comunisti, con i giustizialisti, con gli ambientalisti ottusi o strumentali. Una sinistra avanzata, moderna, liberale, trova nella Casa delle Libertà la sua naturale, ovvia collocazione. E alla vita della Casa delle Libertà avete contribuito con serietà ed impegno dei quali vi do volentieri atto. Avete fatto valere un contributo di idee importante, senza mai pretendere di imporle, senza usare toni ricattatori o ultimativi, con la maturità politica di chi è consapevole che far parte di un'alleanza significa cercare l'accordo e non lo scontro fine a se stesso. Avete fatto valere la vostra identità e la vostra specificità, senza bisogno, per sottolinearle, di dissociarvi sistematicamente o strumentalmente dalle scelte di coalizione. Siete legittimamente intransigenti su principi come la laicità dello stato, che sono giustissimi e fanno parte di un comune patrimonio del centro-destra ma quando questi principi vi hanno portato a conclusioni che non tutti gli alleati condividevano, non avete mai fatto di questa divergenza motivo di sterili contrapposizioni o di fratture politiche più vaste.

E' questo lo spirito e il metodo con il quale credo che la nostra coalizione debba andare avanti. E' questo che milioni di italiani si aspettano da noi, quella metà degli italiani che l'anno scorso ci hanno votato e anche credo molti degli altri italiani che non ci hanno votato e che ora, vedendo all'opera il governo Prodi, si stanno pentendo di non averlo fatto.

Quando io parlo della prospettiva della federazione del centro destra, e più avanti del partito della Libertà, penso proprio a questo: non all'annullamento delle differenze, delle storie di ciascuno, delle bandiere delle quali voi, per esempio, siete legittimamente orgogliosi, ma penso al concorso di tutto questo in un soggetto nel quale i vincoli dell'alleanza portino a una coerenza di comportamenti sempre più organica e sempre più stretta.

In questi giorni, lo sapete, si parla molto di opposizione divisa. E' quasi un paradosso, che a fronte delle clamorose contraddizioni della maggioranza, sui valori, sui contenuti, sulle prospettive politiche, l'opposizione si sia divisa su una scelta specifica. Comunque la divisione, obiettivamente, c'è stata. Ed è paradossale che qualche nostro amico, in nome della solidarietà atlantica abbia dato una mano ad un governo nel quale molte forze sono clamorosamente anti-americane e anti-occedentali; che in nome della continuità con la politica internazionale del nostro governo, abbia appoggiato un esecutivo che sottolinea con le parole e con i fatti ogni giorno la discontinuità nella politica estera, rendendo l'Italia sempre più isolata e inaffidabile sul piano internazionale; che in nome del sostegno alle nostre truppe, abbia votato un provvedimento che le espone a tutti i rischi di chi si trova in un teatro di guerra senza poter combattere e senza avere le armi per difendersi. Sono contraddizioni che faccio fatica a capire ma che, spero, appartengano a una pagina particolare della nostra vicenda politica.

Sono convinto che il futuro, la logica della politica, dei valori che ci appartengono e che ci accomunano, porterà, già a partire dalle prossime amministrative, il centro-destra a ritrovare la propria unità. La politica è un esercizio che richiede pazienza, e da parte mia farò ogni sforzo per garantire per il futuro la stessa unità del centro-destra che abbiamo praticato negli anni del governo. Unità sulle questioni di fondo, sui valori di riferimento, anche se talvolta la tattica può essere divergente.

E' d'altronde significativo, ed è un'altra prova del vostro senso di responsabilità, il fatto che un partito dichiaratamente filo-occidentale, un partito che fa dell'atlantismo una vera bandiera, non abbia avuto esitazioni sul come votare. La coerenza della scelta atlantica e occidentale, dell'amicizia con Israele, anche in anni in cui la politica estera del nostro Paese conosceva delle incertezze, e delle contraddizioni, è un altro dei grandi valori storici del Partito Repubblicano. E' una scelta e un valore che sento profondamente mio, e nel quale mi riconosco senza esitazioni.

Ho letto con attenzione la relazione del vostro segretario nazionale, ne condivido il senso generale e molti dei temi sui quali si è soffermato Francesco Nucara, a cui sono legato da amicizia ed affetto e con il quale mi voglio davvero congratulare per il rigore e la coerenza. Certo, vi sono anche alcuni aspetti sui quali, perché nasconderlo, abbiamo opinioni differenti. Per esempio forse non abbiamo esattamente la stessa opinione sulla legge elettorale. Non credo che tanto il sistema tedesco quanto quello francese siano applicabili all'Italia. Io credo quindi che alla legge elettorale si debbano apportare modesti ritocchi che, soprattutto al Senato, facilitino la governabilità. Sono convinto che questa sia una buona legge elettorale, una legge che ha garantito la governabilità della Camera, pur avendo una parte vinto, se ha vinto, di soli 24.000 voti.

E' vero, il Senato è poco governabile, ma non dipende solo dalla legge elettorale. E' bene ricordare i numeri, che forse anche noi abbiamo dimenticato. Alla Camera ha prevalso la sinistra, ma al Senato noi abbiamo ottenuto 200.000 voti in più di loro. Se al Senato ci fosse stato un premio di maggioranza simile alla Camera, o se fosse stato in vigore il sistema tedesco in entrambi i rami del parlamento, oggi sarebbe possibile solo una grande coalizione, come in Germania. Ma nell'Italia di oggi non ne vedo le condizioni né politiche, né programmatiche. E credo che il consenso del Paese vada in tutt'altra direzione. Non la pensiamo allo stesso modo, sulla legge elettorale, certo, ma io sono convinto che come sempre sapremo trovare una soluzione che contemperi le esigenze di tutti, una soluzione che consenta alla Casa delle Libertà di essere un interlocutore coerente e omogeneo nei confronti di una sinistra frantumata anche su questi temi.

Non dimentichiamo comunque che il nostro obiettivo comune, la prima e più importante responsabilità verso il Paese, è quella di battere questa maggioranza, di far dimettere questo governo delle tasse e di ridare la parola agli italiani con il voto. E non è affatto vero che non si potrebbe votare con questa legge elettorale, se non vi fossero le condizioni o i tempi per cambiarla. Non siamo in ogni caso disposti a permettere che un dibattito sulla legge elettorale diventi un alibi per prolungare artificialmente l'agonia politica del governo.

Cari amici, nel vostro nome stesso c'è la vostra vocazione politica, civile e – direi – morale. Essere repubblicani oggi non fa ragionevolmente riferimento ad una questione istituzionale, monarchia o repubblica, superata in Italia da decenni. Credo significhi invece qualcosa di più profondo: siete il partito della res publica, dello Stato, che appartiene ai cittadini, al popolo sovrano. Senso dello Stato e spirito della democrazia liberale: questo è il patrimonio insostituibile che voi portate alla grande famiglia della Casa delle Libertà. E saranno il grande patrimonio che porterete ancora al Governo del Paese quando, in un futuro certo non lontano, torneremo insieme a governare, con il voto degli italiani, per riprendere da dove l'avevamo interrotto il nostro cammino, sulla strada della crescita, dello sviluppo ma prima di tutto sulla strada della Libertà.