Intervista a Giorgio La Malfa "Il Mattino" 17 giugno 2002

"Ma quali trucchi, la legge è trasparente"

Finanza creativa? Trucchi contabili per aggirare i vincoli di Mediaset?
Macchè. Giorgio La Malfa, Presidente della Commissione Bilancio della Camera, scuote la testa. Soprattutto perché Patrimonio S.p.a., la società finita sul banco degli imputati dopo le osservazioni di Ciampi a difesa dei beni pubblici, è stata praticamente copiata da quella che già da tempo opera in Germania. "Aziende simili, esistono anche in Austria e in Spagna", ribadisce La Malfa. Che sentenzia: "Se l'Unione europea avesse sospettato qualcosa, sicuramente ce lo avrebbe fatto sapere. Ormai controllano tutto. E, invece, non ci sono stati rilievi". Senza considerare, poi, che finanziare le infrastrutture con il disavanzo non sarebbe alcuno scandalo: "si tratta di opere che hanno una produttività o che possono generare addirittura una remunerazione. In questo caso, è giusto attenuare le rigidità previste dai trattati di Maastricht".

E, allora, da dove nasce il monito di Ciampi? Davvero c'era il rischio che lo Stato vendesse il Colosseo?

"Ma non scherziamo nemmeno. Se ci fosse stato un rilievo sostanziale, il Presidente non avrebbe firmato la legge".

Perché allora il Quirinale è preoccupato?

"Credo che il richiamo di Ciampi a muoversi con cautela su un terreno così delicato sia giusto. Ma sono fermamente convinto che il decreto legge sia equilibrato e trasparente. Gli obiettivi del governo sono due. Primo, valorizzare i beni pubblici. Secondo, utilizzare una parte di questi beni per offrire garanzie sui finanziamenti raccolti dalla Cassa Depositi e Prestiti".

Quali beni potranno essere offerti?

"E' ovvio che fra questi non rientra la Fontana di Trevi. Quale banca offrirebbe denaro in cambio di un qualcosa che non può essere venduto?"

Quindi, prima di partire, occorre definire i beni "inalienabili"?

Certo. Ma anche qui bisogna distinguere. Secondo il codice civile tutti i beni del demanio non possono essere venduti. Ma questo non significa che lo Stato non possa cederli in assoluto. I governi hanno già usato la cosiddetta "sdemanializzazione".

Non è un'operazione rischiosa?

"No. Se un forte militare non ha un valore storico o artistico e non è più utilizzato, lo Stato può tranquillamente metterlo in vendita. E, per gli stessi beni demaniali, non è vietato una loro funzione "economica". Penso, ad esempio, agli arenili dati in concessione. Se la società Patrimonio riesce a valorizzarli e a ottenere canoni di fitto più alti, credo che abbia svolto una funzione positiva".

Allora perché tante polemiche?

"Sono un po' sorpreso dall'evolversi del dibattito. Alla Camera, per esempio, la discussione è stata serrata ma serena. Lo stesso sottosegretario Sgarbi non ha mai sollevato i problemi che poi ha denunciato in seguito".

Il richiamo di Ciampi può frenare il decollo della Infrastrutture Spa?

"Non credo. Non esiste una precisa stima del patrimonio pubblico. Ma stiamo parlando di milioni di miliardi delle vecchie lire. e ci sono sicuramente dei beni che non hanno alcun aspetto culturale o artistico. Si può cominciare da questi. E poi riflettere più tranquillamente sui casi al limite".

Antonio Troise