"Il Corriere della Sera" 11 dicembre 2002

La Malfa: "Così l'azienda resta in Italia"

ROMA - "Che lo spartito cambi o resti lo stesso non importa. E' il cantante a fare la differenza". Per Giorgio La Malfa, presidente della commissione Finanze della Camera, non ci sono dubbi: "Il ritorno in campo dell'azionista, indipendentemente dai suoi piani, è la garanzia che la Fiat resta in Italia".

Ma era il caso di cambiare il management ora, a piano avviato e senza consultare le banche creditrici?
"Meglio tardi che mai. Sembrava che la Fiat fosse ormai in mano ai manager che volevano venderla a Gm. Quanto alle banche, dubito che con il loro piano volessero salvare la Fiat. Pensavano a se stesse. Infatti non hanno convinto nessuno".

Come giudica l'intervento di Banca d'Italia?
"Singolare. Anzi singularis , come direbbe il Governatore. Il suo comincia a essere un problema serio: ognuno dovrebbe fare il suo mestiere. Lui non ha la titolarità della politica delle banche, ha solo la vigilanza".

Che ruolo sta giocando il governo?
"Il governo non può e non deve intervenire direttamente. Deve favorire la permanenza in Italia del settore dell'auto".

Berlusconi sapeva del cambio ai vertici quando ha criticato i manager?
"Che dire? O è molto intelligente o molto informato".

Il piano alternativo di Mediobanca coinvolge altri settori?
"Non lo so. Ma vi sfido a dimostrare che il vecchio piano salvava il gruppo, mentre questo lo danneggia".

A. Bac