Lettera di Del Pennino al "Corriere della Sera"

I governi locali e l'area metropolitana

La constatazione che nella nostra città le autorità comunali agiscono su un territorio assai più ristretto della realtà urbana che le circonda ha evidenziato la necessità d'individuare strumenti più adeguati per dare risposta alle esigenze della "grande Milano". La soluzione a questo problema, peraltro, può essere trovata solo se lo s'inquadra nella più generale questione della forma di governo da dare alle aree metropolitane. Senza una definizione del "nodo" istituzionale si rischia, infatti, di aprire la strada a una serie di mere rivendicazioni economiche nei confronti del governo centrale da parte delle diverse realtà territoriali. Le recenti polemiche sui fondi straordinari per Roma ne sono un esempio. D'altro canto, dopo la recente riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione, che ha previsto la Città metropolitana come uno dei soggetti dello Stato ordinamento, titolare di funzioni amministrative proprie, è impensabile che un ente territoriale a rilevanza costituzionale resti disciplinato, come avviene oggi, da norme che ne contemplano solo l'istituzione facoltativa. Per questo, insieme ai colleghi di Forza Italia, Cantoni, Rizzi e Zorzoli, ho presentato al Senato un disegno di legge che prevede, almeno per le aree di Torino, Milano, Roma e Napoli, l'istituzione della Città metropolitana quale unica autorità di governo locale di area vasta, dotata di autonomia speciale, in luogo della Provincia e del Comune capoluogo della Regione. In tali realtà, l'amministrazione si dovrà articolare su due livelli: quello della Città metropolitana e quello dei Comuni. Alla Città metropolitana saranno attribuite, oltre alle funzioni di competenza provinciale, anche quelle normalmente affidate ai Comuni, quando le stesse hanno precipuo carattere sovracomunale e, conseguentemente, possono essere svolte in modo più economico ed efficiente a livello metropolitano. Poiché, com'è noto, le principali resistenze all'istituzione delle Città metropolitane derivano dalla preoccupazione dei Comuni minori di essere soffocati dall'egemonia del Comune capoluogo e, per un altro verso, appare assurda la coesistenza della nuova grande unità primaria di governo locale con un megacomune, la Regione, una volta definito l'ambito territoriale della Città metropolitana, dovrà provvedere al riordino delle circoscrizioni comunali, attraverso lo "smembramento" del Comune capoluogo in nuovi Comuni corrispondenti ai quartieri tradizionali o alle attuali circoscrizioni di decentramento. In tal modo, si assicurerà un equilibrato rapporto tra le dimensioni demografiche e territoriali dei diversi Comuni facenti parte della Città metropolitana.

*senatore Pri