Intervista/Il presidente della Commissione Finanze della Camera La Malfa interviene nella polemica

"Ingiusta la critica al governo sull'economia"

La politica monetaria è ormai nelle mani della Bce che non segue una linea di sviluppo

Gli ultimi dati sull'economia italiana sono negativi, ma si tratta di una situazione legata alla congiuntura internazionale ed europea. Le critiche della sinistra al governo sono quindi ingenerose secondo il presidente della Commissione Finanze della Camera Giorgio La Malfa, il quale sostiene che anche Visco avrebbe fatto la stessa politica di Tremonti e sulla crisi economica invita maggioranza ed opposizione al dialogo.

On. La Malfa, lei è tornato a criticare l'assenza di una guida politica della Banca centrale europea. Lei pensa che il governo italiano sia in ritardo in politica economica?

"Dopo la nascita dell'Ume nel 1999, le cose sono cambiate profondamente. Qualcuno se ne dimentica. Il cambiamento principale è che i governi nazionali non hanno più la responsabilità della politica monetaria che è passata nelle mani della Bce. L'istituto di Francoforte ha uno statuto superato e basato sull'idea che la Bce debba combattere l'inflazione anche quando questa non è il problema principale. Per la Bce, la disoccupazione, la crisi economica non rientrano nelle sue responsabilità. Io e il premio nobel Modigliani abbiamo messo in evidenza questo limite".

Franco Modigliani però oggi sceglie un'impostazione diversa dalla sua e indica in questo governo il principale responsabile della crisi attuale. È d'accordo?

"Modigliani ha un giudizio politico negativo di questa maggioranza e non ha condiviso la mia alleanza con la Cdl. Ma il premio Nobel è stato onesto: ha difeso l'accordo tra il governo ed il sindacato, dicendo che sbagliava chi attaccava quell'intesa. Il giudizio di Modigliani non è negativo su alcune scelte di questo governo perché si rende conto che il problema dell'andamento dell'economia italiana dipende dalla congiuntura internazionale ed europea. In Europa non ci sono strumenti per superare questa impasse. Modigliani chiede una riforma del Patto di stabilità. Ma se la Commissione europea e la Bce non fanno una politica di sviluppo per far crescere il nostro paese siamo condannati alla depressione".

Come valuta i dati sul gettito fiscale e sulla crescita?

"Negativamente. Se invece della crescita prevista dal Governo si va sotto l'1% i dati sul gettito andranno peggio. Non ci sono politiche che sostengono la ripresa. Per l'Italia non è semplice avere un andamento economico diverso dalla Germania e dalla Francia a cui siamo legati dallo stesso tasso di cambio e dalla stessa politica economica".

Che politica dei tassi va seguita in questa fase?

"È indispensabile abbassarli. D'altra parte è quello che si preparano a fare la Fed e la Banca d'Inghilterra. Il "Financial Times" lascia intendere che questo avverrà presto per l'istituto centrale inglese, mentre ironizza sulla Bce che rimarrà "vigilante" sull'inflazione. Ma in questo momento non c'è inflazione e la Bce sta conducendo una battaglia di retroguardia. Queste sono le regole sbagliate di Maastricht!".

Le critiche a Tremonti sono ingiuste?

"Chiunque al suo posto avrebbe fatto la stessa politica. Lo avrebbe fatto anche Visco. Scalfari ha scritto che il programma fiscale di Berlusconi e Tremonti è meno spinto, sulla riduzione delle imposte, di quello del centrosinistra. Questo dimostra che i Governi di destra o di sinistra sono accomunati dalla stessa impostazione per stimolare la crescita con i modesti strumenti a disposizione. Sarebbe più utile che maggioranza ed opposizione fossero uniti nella cose da chiedere in Europa".

E allora cosa dovrebbero fare?

"Guardi, Prodi in privato è convinto che debbano cambiare le regole del Patto di stabilità, ma ieri in pubblico si è dichiarato convinto del contrario".

Come fa a saperlo?

"Conosco le idee di Prodi in politica economica. Il presidente della Commissione è un keynesiano. Quando ieri ha commentato le proposte che giungevano dai Quindici di cambiare le regole del patto di stabilità, ha detto che non andava mutato nulla. Cambiare delle regole rigide è difficile. L'esperienza di questa grave crisi probabilmente ci spingerà a fare qualcosa per superare questa crisi".

Lanfranco Palazzolo "Il Tempo" 12 agosto 2002