Dichiarazione di voto del sen. Antonio Del Pennino sul disegno di legge Cirami

Signor Presidente, colleghi senatori,

vorrei in toni molto pacati, anche se essi possono sembrare poco consoni al clima di questi giorni, esprimere le considerazioni che inducono i repubblicani a dare il loro consenso al disegno di legge del collega Cirami , così come è stato modificato dal voto dell'assemblea.

Non vi è dubbio alcuno che la previsione della legittima suspicione come motivo di remissione del processo ad altro giudice da parte della Corte di Cassazione, colmi una lacuna che il legislatore delegato ha lasciato nel nostro ordinamento in contrasto con le indicazioni contenute nella legge delega, come evidenziato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione e come ha ricordato assai bene ieri il collega D'Onofrio.

Se non si fosse voluto da parte dell'opposizione strumentalizzare il problema per legarlo alle vicende processuali che vedono coinvolti a Milano il Presidente del Consiglio e l'onorevole Previti, probabilmente il consenso su questo provvedimento sarebbe stato amplissimo, pressochè unanime.

Si è voluto, invece, da parte dell'Ulivo e dei girotondi , trasformare il dibattito sul disegno di legge che ci accingiamo a votare in una battaglia politica, volta a far apparire l'iniziativa della maggioranza come la ricerca di un salvacondotto per suoi esponenti.

Un salvacondotto oltre tutto inesistente , perché qualsiasi richiesta di remissione per legittima suspicione sarebbe comunque sottoposta al giudizio sereno della Corte di Cassazione.

Dietro a questa battaglia intravediamo le tentazioni purtroppo ancora oggi assai forti nella sinistra italiana, di cercare nella via giudiziaria il rimedio alle sue contraddizioni e alle sue sconfitte politiche.

Una tentazione assai pericolosa colleghi della sinistra, e non lo diciamo noi lo dice un uomo che appartiene al vostro schieramento, il collega Ugo Intini, che sul Corriere di stamattina ha affermato:" nessuna democrazia occidentale può consentire che in dieci anni tre sistemi legittimamente eletti siano travolti da iniziative giudiziarie: nel 93 Mani Pulite, nel 94 Governo Berlusconi, ed oggi , se ciò dovesse accadere. Ci troveremmo in una situazione turca, di fronte ad un'oligarchia di grand commis dello Stato i quali ritengono di avere una sorta di occhiuta supervisione sulle istituzioni .In Italia la Magistratura, in Turchia le forze armate."

Si chiede dall'opposizione un passo indietro da parte del Parlamento in attesa di una pronuncia della Corte Costituzionale. Ma si tratta di una richiesta pretestuosa. Quante volte in questa aula e fuori di qui abbiamo sentito dire che sono i ritardi del Parlamento che affidano alla giurisprudenza manipolativa della Corte una funzione di supplenza rispetto al potere legislativo?

Per altro verso se si fosse voluta scegliere la strada dell'attesa, ad essa avrebbe dovuto corrispondere un analogo cauto atteggiamento della Magistratura milanese.

Un uomo dell'autorevolezza di Giovanni Conso, che certo non può essere considerato vicino all' attuale maggioranza, stamattina a chi gli ipotizzava una specie di tregua bilaterale rispondeva: " nessuna difficoltà pratica si opporrebbe, sol che si volesse, alla gestione di tale attesa: i tempi dei lavori parlamentari come pure delle attività giudiziarie, sono dosabili senza gravi difficoltà, come l'esperienza quotidiana continuamente dimostra sia per gli uni che per gli altri.

Perchè quindi processare la fretta della maggioranza ignorando la fretta di altri organi se non esiste un disegno di utilizzazione della via giudiziaria per modificare gli equilibri politici?

Un ultima considerazione dedicata ai colleghi democratici di sinistra:" chi di urgenza ferisce di urgenza perisce."

La scorsa settimana avete respinto la sospensiva che avevo presentato sulla legge per l'aumento dei contributi ai partiti chiedendo che prima di decidere si approvasse una disciplina organica dei partiti . L'avete respinta per l'urgenza di sanare il disavanzo del vostro partito. Oggi non potete sostenere che non sia urgente riaffermare principi di diritto perché in astratto potrebbero tornare utili al Presidente del consiglio.

1 Agosto 2002