Convention a Reggio Calabria/La sfida delle riforme per cambiare ed unire l'Italia Quella sinistra che modificò da sola la Costituzione Intervento al convegno "La sfida delle riforme per cambiare ed unire l'Italia", Reggio Calabria, Palasport Pentimele, 24 settembre 2005. di Francesco Nucara Cari amici, un benvenuto in questa che è la mia città al Presidente del Consiglio, ai Ministri e ai rappresentanti dei partiti della Casa delle Libertà. Un benvenuto anche a nome di tanti giovani calabresi tra cui, in particolare, vorrei ricordare i ragazzi di una scuola a me cara, l'Istituto Tecnico "R. Piria", che accompagnati dal loro preside sono qui presenti e, animati da interesse e passione per la politica e le istituzioni, l'11 ottobre saranno a Roma in visita ai palazzi del Parlamento. In quell'occasione il Presidente Berlusconi non mancherà. Mi scuso a nome dei calabresi per la mancanza della pur minima sensibilità istituzionale dimostrata oggi dal Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, il quale sapendo che arrivava in visita il Presidente del Consiglio dei Ministri non ha avvertito l'esigenza di andare a riceverlo e portare così il saluto ufficiale dei cittadini calabresi. Prendiamo atto con rammarico dell'operato del Presidente Loiero, il quale non si è limitato a questo ma ha addirittura organizzato in queste stesse ore e qui a Reggio una contromanifestazione anti-devolution. Occorrerebbe forse ricordare al Presidente Loiero che nella passata legislatura ha votato a favore della devolution lo stesso giorno in cui si scioglieva il Parlamento. I nostri avversari politici troppo facilmente dimenticano, quando non si limitano ad ignorare ciò che invece è davanti agli occhi di tutti. E mi riferisco in particolare a quanto di recente affermato da un esponente del centro sinistra sul problema idrico. Ma come si può sostenere che è merito loro se si è finalmente risolto questo grave problema? Una domanda chiara e semplice vorrei rivolgere a questo esponente: ma le risorse finanziarie da dove provengono? Ebbene, da questo Governo! Come del resto, è opera di questo Governo l'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Noi tutti ricordiamo le condizioni in cui versava negli anni passati: buche, continue curve, corsie strette, cantieri interminabili. Ora finalmente la situazione è radicalmente cambiata: cantieri aperti e molti tratti di strada già completati. Ma l'ipocrisia della sinistra non ha fine: riesce a lamentarsi delle code determinate proprio dai cantieri che questo Governo ha aperto per rendere la rete di trasporti del meridione degna di un Paese civile. Tornando ora al tema di questa convention, posso dire che noi repubblicani abbiamo a lungo riflettuto sulla riforma costituzionale ed in particolare per quanto concerne la modifica del Titolo V che ne è elemento essenziale. Una considerazione ha comunque guidato le nostre riflessioni: quella che quando si affrontano temi estremamente delicati come quelli istituzionali, non ci si deve mai abbandonare a critiche indiscriminate, né, ed a maggior ragione, ad un modo di agire propagandistico. Ora, se vi sono incongruenze e imprecisioni nel testo che il Parlamento esaminerà in seconda lettura fra qualche giorno, queste, non va dimenticato, sono il frutto della non meditata e frettolosa riforma della Costituzione approvata nella scorsa legislatura da quella che allora era la maggioranza di centro-sinistra. Le critiche alla devolution, che muovono illustri esponenti della sinistra, risultano ipocrite, considerando che coloro che le avanzano oggi non hanno tenuto neppur lontanamente un atteggiamento di serietà e correttezza istituzionale simile a quello che invocano, approvando la riforma con il netto dissenso dell'allora opposizione, con pochi voti di scarto ed addirittura il giorno stesso dello scioglimento delle Camere. Ed un tale modo di agire si comprende, perché la sinistra, dopo anni fallimentari come quelli dei governi D'Alema e Amato, aveva bisogno di presentarsi all'esame degli elettori con una qualsiasi riforma. E questo era più importante della coerenza e della logicità della riforma stessa. La Costituzione fu trattata come carta straccia, riscritta in una sua parte essenziale, senza badare, come disse Angius, capogruppo al Senato dei DS, che la "modifica costituzionale non è (era) ancora un progetto federalista compiuto. È parte importante, forse decisiva, ma che va affinata e completata". Non possiamo che ricordare il monito che rivolgemmo, per bocca dell'on. La Malfa, agli esponenti della sinistra che si accingevano ad approvare la riforma: "La Costituzione italiana è materia troppo importante, troppo delicata, perché si possa venir meno al principio sulla base del quale essa fu scritta negli anni 1946-1948: un grande patto costituzionale che vide le grandi correnti di pensiero economico, politico e culturale incontrarsi o scontrarsi, comunque collaborare. Se noi…stabilissimo oggi un precedente diverso … e si introducesse il principio che la Costituzione italiana è materia sulla quale si possa intervenire a semplici colpi di maggioranza, si introdurrebbe un principio politico del quale molti si pentirebbero". Purtroppo, però, gli esponenti dell'attuale opposizione ci dimostrano ancora una volta come sia estremamente facile dimenticare il passato. Ed oggi si abbandonano a vere e proprie invettive indiscriminate contro la riforma portata avanti dal centro-destra. Ebbene, cari amici, noi non dobbiamo dimenticare. Lo schieramento di centro sinistra con pochissimi voti di differenza ed il giorno stesso in cui il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi scioglieva le Camere, cioè l'8 marzo 2001, ha approvato una modifica costituzionale che, come il senatore Angius, ebbe ad affermare, "è una svolta che dovrà trovare il suo completamento nella prossima legislatura". Ed il senatore Angius, in quella che era la sua ultima dichiarazione di voto della XIII legislatura, si spinse oltre affermando, con fare propagandistico, che "nella prossima legislatura si dovrà completare il disegno riformatore, garantendo un'incisiva presenza degli interessi delle comunità regionali negli organi costituzionali e in particolare in Parlamento, trasformando una delle due Camere in organo rappresentativo delle regioni e delle autonomie, oltreché dell'intera comunità regionale". A questo punto, risulta del tutto ridicola l'evocazione da parte della Sinistra di un pericolo per l'unità nazionale che deriverebbe dall'approvazione di questo disegno di legge costituzionale. Si tratta nulla di più che di un motivo propagandistico! Come non ha pagato giungere ad una riforma pasticciata, confusa, incoerente e incompleta, solo per avere una riforma propagandisticamente spendibile ma che nei fatti non è riuscita ad evitare la sconfitta elettorale. Anche questa volta, alla vigilia di una durissima campagna elettorale, l'atteggiamento propagandistico della sinistra ci fa ben sperare. Fatte queste dovute considerazioni, la principale critica che può essere mossa al progetto di riforma della devolution è che, seppur modificandolo, non elimina l'impianto costruito con la modifica del Titolo V, realizzato nella passata legislatura dal centro-sinistra, e che fa della legislazione concorrente, per noi da abolire, l'elemento discriminante tra Camera e Senato. Concludendo, consentitemi di rivolgere un ringraziamento al sottosegretario Aldo Brancher per l'organizzazione di questa convention su un tema importante come quello delle riforme istituzionali. Perfetto mi pare il titolo "La sfida delle riforme per cambiare ed unire l'Italia", perché nel vedere le bandiere della Lega nel Palazzetto dello Sport di Reggio tra tanti reggini credo che questa sfida la stiamo vincendo. Una sfida (ed il pensiero non può non andare agli studi e alle opere di grandi pensatori e patrioti come Carlo Cattaneo) che è propria della tradizione repubblicana. Ora, quello che si apre davanti a noi è un lungo e duro periodo di lotta politica. A differenza di chi in queste ore si sta allontanando dalla Casa delle Libertà, pronosticando la sconfitta della nostra coalizione così come ne pronosticava la vittoria alle regionali (se questi sono i pronostici, possiamo ben sperare), sono convinto che la battaglia per le politiche non è affatto perduta. Basta affrontarla uniti, sicuri di ciò che si è fatto e consapevoli di quanto ancora dovremo fare per il bene dell'Italia. |