Intervista a Adriano Musi/Presidente Mre e deputato dell'Ulivo che si è astenuto sul Dpef Finanziaria: qualche lato discutibile ancora rimane di Chiara Capotondi Abbiamo intervistato l'onorevole Adriano Musi, presidente del Movimento repubblicani europei, deputato dell'Ulivo e membro della Commissione Bilancio. On. Musi, lei si è astenuto sul Dpef: è stato un modo di prendere le distanze dal ministro dell'Economia Padoa - Schioppa? "Assolutamente no! Ho voluto sottolineare esattamente il contrario. La grande fiducia nei saldi indicati dal Ministro Padoa Schioppa e l'insufficienza della politica nell'indicare un ordine alle priorità politiche, per arrivare a saldi che dessero il senso degli interventi di finanza pubblica nel prossimo quinquennio, e capaci di far cogliere la coerenza tra il dire ed il fare, relativamente al trinomio risanamento, sviluppo, equità". Crede di ribadire la sua posizione sulla manovra, ora che si presenta alle Camere? "Indubbiamente la prima stesura della Finanziaria lasciava più dubbi che convinzioni rispetto agli obiettivi che si intendevano perseguire nel 2007. Le discussioni successive di merito sia in Parlamento, presso la Commissione Bilancio, sia con le parti sociali, hanno gradualmente, seppur non totalmente, corretto gli aspetti più discutibili nel testo. Libertà d'impresa e dignità del lavoro, riduzione del costo del lavoro e potere d'acquisto dei salari e pensioni, riforma fiscale ed equità, ambiente e qualità del vivere, sono i capisaldi di una politica di modernizzazione e di rilancio del Paese in un contesto internazionale sempre più competitivo, e devono saper ispirare la definizione dei contenuti di una Finanziaria che, comunque, deve saper equilibrare i suoi conti dalla conoscenza e consapevolezza della situazione economica e finanziaria da cui partiamo". Ma questa Finanziaria risente dell'influenza della Cgil o di quella di Montezemolo? "Faccio difficoltà a leggere la Finanziaria come ispirata da uno o due soggetti. Forse è proprio l'essere figlia di ‘troppe mani' che la rende necessaria di correzioni". Per lei che è stato segretario generale aggiunto della Uil, non vi è motivo di imbarazzo di fronte al rapporto privilegiato della Cgil col Governo? "E' la Cgil che reputa questo Governo più vicino a lei, ma questo, in chi ha sempre creduto nella responsabilità delle funzioni che si esercitano, non crea nessun imbarazzo perché saranno sempre i lavoratori ad esprimere il loro giudizio. I lavoratori, ad una organizzazione sindacale chiedono tutela e comportamenti legati alle ragioni sociali di esistenza di un sindacato, non le convinzioni partitiche del suo gruppo dirigente". Come giudica l'ipotesi di fiducia sulla Finanziaria? "La fiducia è sempre un atto limitativo di un dibattito democratico che voglia consentire a tutti ed ad ogni parlamentare di offrire il proprio contributo di competenza ed esperienza per migliorare norme e contenuti di una legge. Diviene necessaria quanto il contributo emendativo diviene ostruzionistico ed ostacolo al rispetto dei tempi di attuazione di un provvedimento". Il tavolo dei volenterosi non poteva essere una soluzione per allargare positivamente il confronto parlamentare sulla Finanziaria? "Nella trasparenza e nella coerenza che ogni parlamentare ha verso chi lo ha eletto sì, no se diviene ‘inciucio' o motivo di confusione e polemica politica". Come giudica l'impegno del segretario del Pri Nucara per riunire i repubblicani, rivendicando una storia politica comune? "Come nella risposta precedente, è utile ciò che costruisce unità. Ma unità su cosa e con chi? Non può essere solo una storia comune di appartenenza il motivo di uno stare insieme, ma è problema di contenuti, di progetti e di coerenza di alleanze". Lei si sente un uomo di sinistra? "Di centro. Lo sono sempre stato". E i repubblicani sono di sinistra? "La storia dei suoi uomini, le loro idee, i loro valori, sono di centro-sinistra". E in ogni caso la sinistra che hanno rappresentato i repubblicani ha qualche punto di contatto con quella che rappresentano i Ds? "E' stata sempre storia di confronto e di dialogo. Chi non ricorda i dibattiti di Ugo La Malfa con Amendola e con Ingrao. E' stata sempre storia fatta di rispetto anche nella diversità dei contenuti. Mai dei nemici". |