"L'assemblea redigente di Violante? Proposta equivoca, richiederebbe l'unità nazionale. I magistrati? Eversivi"

La Malfa: fatto il federalismo, adesso fermiamoci

"Le altre riforme non sono mature. Dissento da Ciampi, si è già cambiato senza larghe intese"

Fare un buon federalismo, poi fermarsi, votare "un'assemblea redigente" e ripartire in quella sede per scrivere delle riforme condivise. La Malfa, magari la proposta di Luciano Violante sul Corriere è una mano tesa al dialogo.

"Guardi, quando in aula si votò l'articolo 117 sul federalismo dissi che difendevo questa riforma, che migliora quella del centrosinistra. Poi, arrivati alla parte finale, avevo già io invitato tutti a fermarsi. Cose come il premierato e il Senato federale non mi sembrano altrettanto mature. Dunque lo ripeto: votato il federalismo fermiamoci. Però mi lasci dire che la proposta di Violante è equivoca".

Equivoca perché?

"Il successo di un'assemblea costituente, che lui per la verità chiama assemblea redigente, presuppone un governo di unità nazionale. O si dice "facciamo un governo di unità nazionale", oppure l'idea di varare una Costituente non va da nessuna parte".

Scusi ma lo spirito delle "riforme condivise" non era anche nelle parole del presidente della Repubblica?

"Con garbo, se mi è permesso, dissento da Carlo Azeglio Ciampi. Non si può affermare il principio della larga condivisione, al quale anche Violante accenna, per modificare la Costituzione: le condizioni delle riforme costituzionali sono solo il rispetto della Costituzione, cioè dell'articolo 138. L'altra, quella delle riforme condivise, è una condizione politica: ma qui l'errore fatale l'ha fatto il centrosinistra quando votò a colpi di maggioranza la sua riforma. All'epoca scrissi a Veltroni "fate un errore gravido di conseguenze". Risposero che non si potevano far dettare le riforme dalla minoranza".

Che si sia sbagliato in passato non è un buon motivo per ripetersi. Errare humanum...

"È vero, quell'errore non è una condanna eterna; però il precedente crea una condizione politica. Anche il monito del Colle sarebbe fortissimo, oggi, se nel 2001 il presidente avesse respinto la legge dell'Ulivo".

Insomma, lei non sta con Violante, critica garbatamente Ciampi però dice comunque "fermiamoci". Né col Polo né con l'Ulivo, i soliti repubblicani...

"Io dico fermiamoci perché - federalismo a parte - le riforme costituzionali stanno molto in basso nella scala delle priorità degli italiani, che invece sono la politica economica, la politica estera e l'Iraq. E poi mi lasci fare una difesa della Costituzione".

È benvenuto.

"I problemi italiani non vengono dalle cattive leggi. Noi abbiamo buone leggi: semmai, troppo spesso, male applicate".

E troppe.

"E troppe. Ma dicevo, i nostri problemi storici sono la mancanza di alternanza, l'instabilità del quadro politico, che tuttavia era bloccato perché a destra e a sinistra la Dc doveva escludere il 35 per cento delle forze politiche. Mi spiego: non diamo sempre la croce addosso alla Costituzione, i problemi attuali sono radicati nelle condizioni storico-politiche di un cinquantennio".

Ma perché il federalismo ha acceso così tanti animi, persino molti nei centristi del Polo? Non è che c'è un "amor patrio" di ritorno, un partito trasversale dell'Italia una e indivisibile?

"Questo partito ha già vinto! Il federalismo votato riporta alla competenza centrale una decina di materie, per esempio i trasporti, che nella stesura precedente erano stati affidati alla legislazione concorrente. E poi introduce il principio della supremazia dell'intervento statale quando è in gioco l'interesse nazionale".

Non c'è neanche un partito trasversale del governo di unità nazionale? Magari qualcuno sogna la mega riforma fatta da tutti, rapito dalla pax politica dei giorni delle due volontarie rapite...

"Il governo di unità nazionale, che la proposta di Violante supporrebbe, non c'è e non ci può essere, in una fase in cui la politica estera è tornata a essere un fattore di radicale divisione tra i poli".

Ultima cosa, la Malfa: anche i giudici si sentono minacciati da un'altra riforma, lo sciopero se va così è pressoché certo...

"E sarebbe intollerabile. È inaccettabile e, come ha detto Cossiga, eversivo, che alti esponenti delle istituzioni vivano il proprio ruolo come una categoria e si muovano in blocco dietro a un sindacato".

Jacopo Jacoboni