Il presidente Pri sulle Riforme/Contrari a norme che irrigidiscono il sistema parlamentare

Non si può ostacolare la libera dialettica politica

L'aula della Camera dei deputati, nell'esame del testo di riforma costituzionale, ha bocciato la proposta di istituire un capo dell'opposizione, come previsto nel testo di modifica della legge presentato dalla maggioranza. Il problema, posto dall'onorevole Violante nel corso dei lavori della mattinata, è stato così ripreso dal presidente del Pri Giorgio La Malfa, nel corso del suo intervento che riproduciamo integralmente (6 ottobre 2004).

Signor Presidente, intervengo in questa sede non sul complesso degli emendamenti, ma per riferirmi alle parole che adesso ha pronunciato l'onorevole Violante. Vorrei dire ai colleghi della maggioranza, al Presidente e al relatore, onorevole Bruno, che le ragioni esposte dal collega Violante sono ragioni delle quali dobbiamo farci carico, perché rappresentano uno dei punti fondamentali di questa norma e, in particolare, della disposizione con cui si identifica la figura del capo dell'opposizione. Credo che questo sarebbe uno degli aspetti caratterizzanti della riforma costituzionale - mi duole dirlo - in un senso che non potrei in alcun modo condividere.

Ritengo che l'onorevole Violante abbia esposto le ragioni in modo molto saggio. La dialettica politica del nostro paese non può essere ridotta semplicemente all'istituzione di un capo della maggioranza e di un capo dell'opposizione. Il giorno nel quale la dialettica politica, forzata dalla riforma costituzionale, venisse ridotta a questo, scomparirebbe la funzione delle Assemblee rappresentative.

Questa è la ragione - sono molto attento al problema sollevato dall'onorevole Violante - per la quale non c'è la mia firma sull'emendamento dell'onorevole Tabacci. Io ho firmato quasi tutti gli emendamenti che l'onorevole Tabacci ha predisposto, ma non c'è la mia firma all'emendamento dell'onorevole Tabacci che identifica un capo dell'opposizione.

Non possiamo stabilire che la dialettica politica del nostro paese venga ridotta forzatamente a un sistema nel quale non c'è più una molteplicità delle posizioni politiche e c'è soltanto una rappresentanza così limitata.

Può ancora valere introdurre norme nella Costituzione, anche se io non le ritengo indispensabili, volte a rafforzare la posizione del Governo nei confronti della maggioranza, perché la funzione di Governo ha una sua unità che non può essere compromessa dal libero gioco parlamentare. Quindi, bisogna trovare l'equilibrio tra la complessità politica della maggioranza e l'unità, che deve essere del Governo.

Non si capisce, tuttavia, per quale ragione la stessa disciplina che trova la sua giustificazione nelle ragioni di efficienza o di efficacia di un'azione di Governo debba essere applicata all'opposizione che, negli anni in cui svolge la sua funzione di opposizione, può avere la necessità di un pluralismo di voci attraverso le quali scegliere colui il quale rappresenterà la guida, se ce ne sarà necessità, al momento delle elezioni.

Se l'articolo 8 non viene modificato, introduciamo un sistema costituzionale fondamentalmente diverso anche da quello del premierato forte. Si introduce una sorta di bipolarismo inglese in un sistema che forse un giorno evolverà in tal senso, ma non lo è in questo momento. Non possiamo far sì che la Costituzione vieti lo sviluppo libero della dialettica politica di una democrazia occidentale. Si tratta di un errore compiuto per molti anni in questo paese. Pensare che i processi politici potessero essere determinati attraverso l'imposizione di regole costituzionali è un errore che ha una lunga storia in questa Assemblea e di cui tutti pagheremo amaramente le conseguenze.

La vita democratica richiede una pluralità di evoluzioni politiche. La Costituzione, i regolamenti e le leggi elettorali non possono impedire - se non a prezzo di indebolire, alla lunga, il sistema democratico - la possibilità alla pluralità delle posizioni di esprimersi.