La Malfa alla Camera/Non sono ancora state chiarite questioni di fondo sull'assetto dello Stato

Costituzione: siamo in grado di proseguirne l'esame?

E' continuata venerdì 8 ottobre alla Camera la discussione sul "Disegno di legge costituzionale. Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione". Riproduciamo l'intervento di Giorgio La Malfa.

Signor Presidente, quello che colpisce di questa discussione è il fatto che gli interventi dei colleghi affrontano questioni fondamentali, rendendo il dibattito elevato. Esiste, quindi, una contraddizione tra la fase in cui ci troviamo, ovvero quella dell'esame degli emendamenti - in cui di fatto la discussione a carattere generale dovrebbe essere esaurita - e la portata fondamentale, dal punto di vista politico e costituzionale, degli interventi che ascoltiamo.

Sono inoltre colpito dal fatto che i contrasti non riflettono un'opinione ormai perfettamente formata nello schieramento di centrodestra, contrapposta ad una posizione comune dell'opposizione. Infatti, le mie posizioni, come quelle dell'onorevole Tabacci e di altri colleghi, non coincidono - lo dico con grande rispetto - con quelle dell'onorevole Carrara. Ugualmente, le posizioni dell'onorevole Soda non coincidono con quelle dell'onorevole Maura Cossutta, così come quelle dell'onorevole Mantini con quelle dell'onorevole Gerardo Bianco.

L'impressione che ne traggo è che stiamo entrando nel dettaglio di una riforma costituzionale, mentre molte questioni di fondo sull'assetto che vogliamo dare al nostro Stato devono ancora essere chiarite completamente. Sulle questioni della cosiddetta devoluzione, attraverso la lunga elaborazione svolta nell'arco di questa legislatura e della precedente, il Parlamento è pervenuto ad una visione abbastanza completa e la maggioranza si è formata un'opinione comune di come procedere, pur differenziata da quella dell'opposizione. Invece, su tutto il resto ci muoviamo su un terreno molto più incerto.

Ad esempio, non condivido il giudizio espresso dall'onorevole Carrara sull'immagine che lui ha proposto degli ultimi cinquant'anni. Onorevole Carrara, se vuole che le parli da economista, le ricordo che quei cinquant'anni di instabilità hanno reso l'Italia il settimo paese industriale del mondo, mentre i dieci anni di stabilità la stanno portando al venticinquesimo posto!

Stiamo attenti, perché quei cinquant'anni e quell'instabilità non erano figli di un sistema costituzionale, bensì delle condizione politiche dell'Italia nel dopoguerra. Ma se il 35 per cento dei parlamentari che sedevano alla Camera non potevano per ragioni storiche o di politica estera partecipare alla formazione delle maggioranze, è chiaro che l'unica forma di flessibilità diventavano le crisi di Governo e i cambiamenti dei Presidenti del Consiglio nonché dei ministri. Il superamento di quella situazione non è dovuto alla nuova Costituzione, bensì alle nuove condizioni politiche, perché nessuna Costituzione al mondo vi imporrebbe di accettare la collaborazione con un partito erede della storia del Novecento, se lo stesso partito non fosse cambiato nei suoi fondamenti, sia a destra che a sinistra.

Non esiste una Costituzione che possa dare un diritto a chi non lo ha avuto cinquant'anni fa a sedere nei governi per i prossimi cinquant'anni. Ci sono condizioni politiche ed ora stiamo rischiando, onorevoli Mantini e Monaco, di imporre il bipolarismo, quando le condizioni per la sua esistenza sono state già determinate dall'evoluzione politica della vita italiana e di quella internazionale.

Rischiamo di darci regole così stringenti da non poter funzionare. Faccio queste affermazioni, collegandomi anche successivo all'articolo 92 della Costituzione, dove scriveremo - anzi, scriverete perché non lo voterò, onorevoli colleghi della maggioranza - una norma che prescrive al Presidente della Repubblica di designare il Presidente del Consiglio, eletto a maggioranza grazie ad una legge elettorale congegnata in modo da poter determinare tale risultato. Ma può la Costituzione imporre al Parlamento di scrivere una legge elettorale di un certo tipo? E se quel Parlamento, nato dopo la riforma costituzionale, non scriverà una legge elettorale che consente di identificare un primo ministro, cosa succederà della società italiana? Non avrà un primo ministro? Sono problemi troppo complessi.

Onorevoli colleghi, non mi sento di votare questa parte della riforma costituzionale. In linea di massima, mi asterrò, riservandomi di esprimere voto favorevole o contrario su ciascun emendamento. Chiedo al Parlamento di voler riesaminare, con un atto di coraggio politico, se vi sono le condizioni per proseguire l'esame.