Nucara: la presa di posizione del Pri di Cervia avrà delle conseguenze/E i Ds non ci ascoltano a sufficienza. A Ravenna l'Edera si impegni per realizzare il programma "Farsi rispettare, qualunque sia il nostro alleato" "Sono d'accordo con Giorgio La Malfa: lo ‘strappo' di Cervia è un bel segnale per il Pri. E sono sicuro che, per spirito di emulazione, scatenerà una reazione a catena". Il segretario nazionale del Pri, Francesco Nucara, ieri era a Ravenna per un convegno sulla Finanziaria organizzato all'Hotel Romea da Unionlavoro. Con lui c'erano anche il presidente di Unionlavoro, Diego Moscheni, e l'economista Gianfranco Polillo. Nucara ne ha approfittato per fare il punto sulla situazione locale e nazionale del partito. "I repubblicani – spiega Nucara – devono farsi rispettare sia quando sono alleati con il centrodestra che quando sono alleati con il centrosinistra. A Forlì il sindaco Nadia Masini non ha tenuto conto del Pri nella scelta degli assessori, a Cervia l'Edera non è stata ascoltata su un tema delicato e di grande importanza come quello della casa di riposo. I repubblicani cervesi hanno fatto bene a dimostrare di avere gli attributi. E questo scatenerà reazioni a catena. Per quale motivo? "Perché anche altri dovranno comportarsi di conseguenza: Esiste infatti un problema politico ben preciso: i Ds non ci ascoltano a sufficienza". Lei ritiene che a Ravenna il Pri non abbia mostrato a sufficienza gli ‘attributi'? "Ha gestito bene l'accordo con il centrosinistra ed anche per questo motivo non ho avuto problemi a concedere il simbolo. L'Edera ravennate è stata brava ad inserire nel programma del centrosinistra temi cruciali come il rilancio del porto e l'E55. Però…". Però? "Non basta candidarsi al ruolo di garanti di questi punti del programma. Bisogna anche realizzarli. Controllando, ad esempio, se nella Finanziaria ci sono i fondi necessari per quegli investimenti che per noi sono indispensabili". A livello nazionale sabato scorso avete confermato la vostra fedeltà a Silvio Berlusconi, regalandogli addirittura un'edera d'oro. "Credo che Berlusconi sia un repubblicano, anche se lui non lo sa. Su molti temi, specie in politica estera, è in sintonia con il pensiero di Ugo La Malfa. Gli riconosciamo il grande sforzo che sta facendo per la salvezza del Paese. Attenzione però: siamo fedeli a lui, ma non a Forza Italia e alla Casa delle libertà. Ed è anche questo il motivo per cui non scenderemo in piazza per la manifestazione in programma il 2 dicembre contro la Finanziaria". A molti repubblicani, però, Berlusconi non piace. "E' vero, forse perché i repubblicani non amano le persone troppo ricche o, meglio, quelle che fanno un'eccessiva ostentazione di ricchezza. Però Berlusconi non è di certo il tipo che ostenta la propria ricchezza". ("Il Resto del Carlino", 21 novembre 2006) Mingozzi: messi in discussione i rapporti col centrosinistra? Passi per le critiche di Giorgio La Malfa, a cui è ormai abituato. Ma a Giannantonio Mingozzi, vicesindaco repubblicano di Ravenna, le dichiarazioni del segretario nazionale Francesco Nucara sullo "strappo" di Cervia proprio non sono andate giù. "Nucara ha parlato di un Pri che deve mostrare gli attributi. Io penso che nessuno lo abbia fatto come i repubblicani di Ravenna che, in un'alleanza col centrosinistra, alle ultime elezioni amministrative hanno fatto riemergere il partito al 7 per cento. Nel rispetto delle reciproche autonomie, è un esempio che vale". Giannantonio Mingozzi, stavolta, è un fiume in piena. "Anche a me- prosegue- è stato chiesto di andare a Roma alla cena con Berlusconi, ma non ho accettato i molti inviti che mi sono stati rivolti. Per un motivo molto semplice: non credo che Berlusconi sia un repubblicano. Se lo è lui non lo sono io. Il mio essere repubblicano mi ha portato a svolgere un'attività amministrativa nel centrosinistra che ha portato voti al partito. Tutto questo con Berlusconi non ha nulla a che fare". Ed in ogni caso, sempre secondo Mingozzi, non basta una sintonia in politica estera per dire che Berlusconi è repubblicano e lamalfiano. "Il suo rapporto con la chiesa, la sua collocazione europea ed il controllo che esercita sui mass- media sono molto lontani dai valori e dalla tradizione dei repubblicani". A preoccupare Mingozzi, però, è soprattutto l'identità di vedute che si è creata tra La Malfa e Nucara. "Con il segretario - spiega - si è consolidato nel tempo un rapporto più sereno. Da parte sua c'è sempre stata grande attenzione per quella diversità che fa parte della storia del Pri. Non vorrei invece che, in vista del congresso, fosse messa in discussione la legittimità dell'alleanza di centrosinistra. Avevamo chiesto un segno di novità a Roma e ci è stata proposta la fedeltà a Silvio Berlusconi. Bisogna stare attenti a tirare troppo la corda: il rischio è di spezzarla". Mingozzi accetta di buon grado la sfida di Nucara sul fronte amministrativo. "Ci siamo battuti e ci batteremo sempre per i temi più cari al Pri. E' vero che questa è una Finanziaria difficile, ma è anche vero che Bersani ha portato tanti soldi per il porto. Qui, poi, il partito è unito: Paolo Gambi fa il consigliere comunale garantendo un contributo prezioso alle nostre battaglie. Questi sforzi, a Roma, non dovrebbero dimenticarli". ("Il Resto del Carlino", 22 novembre 2006) "Ho concesso il simbolo e non ne sono pentito" Francesco Nucara, segretario nazionale del Pri, non aveva più fatto visita a Ravenna dopo il successo elettorale del Partito repubblicano alle amministrative. Lo ha fatto ieri per parlare di Finanziaria all'hotel Romea, nel convegno "Ma non era il governo che dovevo pensare allo sviluppo?", e l'accoglienza del popolo dell'Edera è stata calorosa. Lo schieramento politico del Pri a Ravenna è opposto rispetto a quello nazionale, ma lei ha concesso ugualmente l'utilizzo del simbolo in occasione delle elezioni amministrative. Come giudica questa sua scelta, anche nell'ottica di quanto accaduto a Cervia, dove i Repubblicani sono usciti dalla giunta? "Sei mesi sono pochi per fare un bilancio. Ho concesso l'uso del nostro simbolo con profonda convinzione e non me ne sono pentito. Gli amici di Ravenna hanno fatto il loro programma con cui eravamo d'accordo, che li ha portati al successo. Ora dovranno insistere sui punti fondamentali del loro progetto politico: il porto e la E55. Non abbiamo remore di natura ideologica: se ci sono le condizioni per rimanere al governo lo faremo, altrimenti succederà quello che è accaduto a Cervia e Forlì". Lei ha criticato la Finanziaria affermando come sia frutto più dell'ala dell'estrema sinistra della maggioranza che dei riformisti. Ma ha anche detto che vedrebbe positivamente uno spostamento del baricentro verso le posizioni dell'Udeur e di buona parte dei Ds. Sta forse guardando con interesse al futuro partito democratico? "Premetto che non credo che si farà, così come credo che non si farà il partito moderato di Berlusconi. E questo per un motivo molto semplice: entrambi sono privi di radici. Una struttura che sarebbe una somma delle parti e che non starebbe in piedi. Detto questo, noi comunque non siamo interessati a diventare parte di un "partito contenitore" ma valutiamo l'opportunità di alleanze". Quindi potrebbe profilarsi un appoggio esterno al governo di centrosinistra qualora le posizioni riformiste acquistassero maggior peso? "Non abbiamo i numeri per appoggiare nessuno, ma possiamo votare "sì" o "no" alle leggi che troviamo concordi con la nostra filosofia liberale. Il fatto è che "sinistra" e "destra" sono delle etichette, mentre i repubblicani devono sempre esprimere il loro pensiero. Se parliamo di attenzione al sociale, mi ritengo più di sinistra io che tanti comunisti. Per quanto riguarda l'occupazione, sono d'accordo con quello che dice la Costituzione, e cioè che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma per lavoro non si può intendere quasi esclusivamente il rapporto di dipendenza nel settore pubblico. C'è anche una folta realtà di lavoratori autonomi che ogni giorno investe e rischia". Tornando all'oggetto dell'incontro di oggi, qual è l'aspetto secondo lei più criticabile della manovra Finanziaria del Governo? "Il fatto che dica tutto e il contrario di tutto. Aumenta l'Iva sul gasolio, dà la possibilità ai Comuni di aumentare l'addizionale Irpef, ma non taglia nessuna spesa. Le attività commerciali delle chiese non pagheranno l'Ici, mentre continueranno a pagarla gli imprenditori 'normali'. E poi si parla di una ridistribuzione del reddito che va bene per un Paese comunista, perché scompare il concetto di libero mercato, di competizione, di meritocrazia. Si dimentica che compito dello Stato è garantire pari opportunità". ("Corriere di Ravenna", 21 novembre 2006) |