I cittadini e la casa/Problema nazionale che viene da lontano e necessita di interventi radicali

L'allarme per le abitazioni non è uno spot elettorale

di Pino Vita*

Il Presidente del consiglio Berlusconi con una dichiarazione ha annunziato un progetto del governo per dare la casa a quella parte di cittadini che sta per essere sfrattata o che ha già subito questo procedimento.

L'opposizione si è, come al solito, scatenata definendo tale iniziativa uno "spot elettorale". Ma al di là di queste considerazioni la sortita del presidente del Consiglio ha centrato un tema di grande rilevanza economica, sociale e politica, i cui risvolti potranno influire sull'esito della stessa campagna elettorale.

Questo, perché il problema della proprietà della casa e degli affitti e i loro alti costi stanno influenzando la vita delle famiglie italiane e il futuro delle giovani generazioni.

La "Voce" ha di recente pubblicato i risultati di una ricerca dell'Ancab-Legacop sull'aumento crescente dei prezzi per l'acquisto di un'abitazione, dalla quale risultava che per avere una casa in città serve una cifra pari alla somma di oltre nove anni dello stipendio medio di due impiegati statali, contro i sette anni che erano necessari per lo stesso immobile nel 1995 e i cinque che servivano dieci anni prima.

Il motivo è da ricercare nell'impennata dei prezzi che, dalla metà degli anni '80 al 2004, per un appartamento di 110 metri quadrati, situato in una zona semicentrale di una grande città, sono praticamente triplicati. Il fenomeno non si ferma soltanto alle grandi aree urbane ma si estende anche ai piccoli centri, con popolazione inferiore agli 80.000 abitanti, dove la media per l'acquisto di una casa è salita a 4,3 annualità contro i 3 del 1995 e 1,6 del 1985.

Il problema della casa ha sempre costituito una vera e propria emergenza che tutti i governi hanno dovuto fronteggiare. Nel dopoguerra, uno dei primi governi De Gasperi con il Piano Fanfani, dal nome dell'allora ministro del Lavoro, realizzò un vasto intervento di edilizia popolare che fu la prima risposta organica all'emergenza ereditata dalla guerra. Successivamente, dal 1951 al 1971, la distribuzione geografica della popolazione fu sconvolta dalle migrazioni interne e lo spostamento dalla campagna verso la città creò, ai margini dei centri urbani, baraccopoli e quartieri dormitorio: una situazione con una abnorme intensità abitativa, che fu alla base del successivo caotico sviluppo urbano. Da allora si è continuato a costruire ma, nonostante numerose leggi urbanistiche, né lo Stato che ha mantenuto le funzioni e i compiti in materia di edilizia residenziale pubblica, né le Regioni con le loro competenze urbanistiche, né i Comuni cui è delegata la redazione dei Piani regolatori al cui interno vanno definite le zone d'incremento edilizio, sono riusciti ad affrontare il problema della casa con misure organiche. Queste carenze hanno, inoltre, influito sul mercato degli affitti, ormai fuori controllo, mentre il problema degli sfratti diventa ogni giorno sempre più drammatico.

Infatti, per come risulta, sempre dall'indagine dell'Ancab, la crescita vertiginosa dei prezzi non ha riguardato soltanto il mercato degli acquisti ma anche il quadro degli affitti, dove la media italiana, negli ultimi sei mesi, ha registrato un aumento del 49%. Una percentuale che sfiora il raddoppio a Roma e Milano con il 91% e il 92%.

La situazione dei canoni di locazione si sta trasformando in una vera e propria emergenza e le famiglie con contratto d'affitto privato sono oggi 3,2 milioni, con un'incidenza del 24% del costo dell'affitto sul reddito netto. Per le fasce più deboli, con un reddito familiare netto inferiore a 10.000 euro annui, la situazione è drammatica in quanto il 47% del reddito serve solo per pagare l'affitto.

Sono stati 43.892 i provvedimenti di sfratto del 2004, mentre sono calcolati in un milione i cittadini che vivono in alloggi di edilizia economica e popolare; un patrimonio di proprietà dei comuni e degli ex Iacp che, istituiti in base alla legge Luzzati di un secolo fa, avevano "il non facile compito di avere case per le classi meno abbienti, sane e a buon mercato". Oggi, dopo le nuove leggi regionali, quegli istituti svolgono soltanto compiti di recupero e conservazione del patrimonio edilizio.

L'iniziativa di Berlusconi cade, quindi, a proposito, e va sostenuta con determinazione.

La sinistra, come spesso avviene, è incapace di formulare e avanzare proprie proposte e si limita a valutazioni strumentali e propagandistiche.

Nel caso in questione, le accuse del centro-sinistra sulla responsabilità del governo per aver ridotto la dotazione del fondo nazionale, istituito nel 2000, a sostegno degli affitti da 440 a 236 milioni di euro, non tengono conto che si trattava di una misura tampone, che non affrontava alla radice un problema che viene da lontano ed ha, invece, bisogno di interventi radicali.

*responsabile nazionale Enti locali Pri