Intervista a Bruno Trezza/Questa legge Finanziaria contiene provvedimenti di tipo tradizionale

Sviluppo e Mezzogiorno: i grandi assenti

"E' necessario trovare risorse per il Mezzogiorno, per le famiglie e favorire la ripresa economica". Lo spiega alla "Voce Repubblicana" Bruno Trezza, responsabile economico del Partito repubblicano italiano. Trezza ha vinto il Premio Saint Vincent per l'Economia (1979), ed è autore, tra l'altro, di "Economia e moneta" (il Mulino, 1975) e "Origine e sviluppo delle teorie economiche" (CISU, 1993) ed è stato consulente economico con Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini alla Presidenza del Consiglio. Trezza è stato inoltre capolista del Partito repubblicano alle ultime elezioni europee. Ecco cosa ci ha detto il docente sulla legge Finanziaria appena approvata alla Camera dei deputati e sulla posizione del Pri.

Professor Bruno Trezza, qual è il bilancio che è possibile fare dopo questo primo passaggio della Finanziaria alla Camera dei deputati? Come giudica la legge uscita da Montecitorio? Pensa che si tratti di un passo importante per rilanciare l'economia italiana?

"E' necessario sanare l'errore che ha riguardato l'articolo 1 della legge, quello sul saldo netto. Questo è il primo aspetto importante di cui tenere conto. Inoltre, questa finanziaria presenta ancora dei problemi perché non aiuta lo sviluppo. Ci troviamo di fronte ad una legge di tipo tradizionale. In questo documento vengono sistemati i conti pubblici e basta. Per lo sviluppo e il Sud si fa pochissimo.

Pensa che il sottosegretario all'economia Miccichè abbia fatto bene a sollevare il problema dei fondi e delle risorse da impiegare per il Mezzogiorno minacciando le proprie dimissioni?

"Sono d'accordo con Miccichè. In questa fase il Governo deve essere molto attento alla copertura prevista per ogni parte della Finanziaria. Questo aspetto non è stato analizzato con la dovuta sufficienza. Vogliamo evitare che queste coperture siano a scapito del Mezzogiorno".

Qual è la posizione del Partito repubblicano italiano sulla legge Finanziaria?

"La nostra posizione era di affrontare il tema della ‘Golden Rule' per evitare il computo degli investimenti produttivi nel computo del Patto di stabilità. La questione del rapporto tra Pil e debito pubblico rischia di mettere il nostro Paese in una condizione di inferiorità. Questo argomento doveva essere affrontato tempestivamente in sede europea. La nostra idea iniziale era quella di avere un pacchetto complessivo che contemplasse un'adeguata politica di rilancio, un'attenta difesa del Mezzogiorno. Invece ci siamo trovati di fronte ad una Finanziaria tradizionale, che cerca di riportare i conti nei parametri di Maastricht. Si tratta di una legge deflattiva. In un momento in cui la situazione complessiva della spesa pubblica, della spesa corrente e dei consumi pubblici e della condizione del reddito sta andando verso il deperimento dell'economia italiana. La manovra relativa alle tasse è rimasta fuori ed è stata spostata nel tempo. La situazione che si è venuta a creare per l'Irap con i fondi che dovrebbero essere destinati alle famiglie trova una difficile copertura. Questa situazione viene fatta a sfavore del Mezzogiorno. Non aver stabilito un impianto complessivo fin dall'inizio ha fatto in modo che l'esame della Finanziaria avvenisse per spezzoni. Questa situazione ha creato molte difficoltà".

Che problemi ci sono stati tra il Tesoro e il ministro dell'economia Siniscalco?

"I problemi nascono prima dell'insediamento di Siniscalco. Avevamo fatto delle riunioni del tavolo tecnico sull'Economia con il ministro ad interim Berlusconi nel periodo tra maggio e giugno. In queste occasioni si è delineata una scelta politica che vedeva l'accordo di tutte le componenti politiche. Il ministro avrebbe dovuto interpretare questo accordo tra le varie componenti della CdL. Il ministro ha fatto un'analisi relativa al mantenimento degli impegni di Maastricht. Siniscalco non ha tenuto presente l'esigenza dello sviluppo e il Mezzogiorno. Riportare una linea all'interno della maggioranza oggi è diventato difficilissimo".

Lei pensa che l'arrivo di Siniscalco abbia alimentato confusione perché il nuovo ministro non ha tenuto conto degli accordi raggiunti precedentemente tra le forze politiche della CdL?

"Ciò che ha fatto Siniscalco non era contemplato nella linea politica che avevamo discusso tra maggio e giugno. Quando le forze politiche si incontrano con il Tesoro si ritrovano in un quadro poco armonico e che non riescono a far funzionare. Nell'impianto della Finanziaria non c'è più la possibilità di aiutare lo sviluppo e il Sud. Da qui nasce il conflitto tra Grilli e Siniscalco e le forze politiche".

La scelta di imporre il tetto del 2% alla spesa dei ministeri è stata una scelta saggia?

"Queste sono chiacchiere. Ci sono delle leggi di spesa. Occorre che queste leggi siano adeguate. Altrimenti rischiamo di trovarci di fronte ad un problema esclusivamente di cassa con tutto quello che comporta".

Come giudica le critiche degli enti locali in più di un'occasione alla legge Finanziaria?

"Nella Finanziaria, Siniscalco ha spostato molti carichi sugli enti locali dicendo di arrangiarsi. Loro non hanno accettato questo metodo ed hanno risposto al ministro. Bisogna stare attenti perché la coperta è una sola".

Cosa auspica nel passaggio al Senato della Finanziaria che inizierà la prossima settimana?

"Il primo passo da fare è quello di ricostituire l'articolo 1. Si tratta di un incidente di percorso molto antipatico. Quando abbiamo fatto l'incontro al Tesoro, Miccichè ha detto che il Sud non deve essere penalizzato. Il vero problema da affrontare saranno le coperture, dove si prendono i soldi".

Erano necessari tagli maggiori in alcuni settori per reperire risorse utili per il bilancio dello Stato?

"Bisognava impostare i problemi diversamente. Stiamo affrontando oggi problemi che potevamo risolvere meglio prima. Andava fatto il quadro complessivo del problema. Andava affrontata la necessità del rilancio dell'economia. Il discorso che ha fatto il ministro ha tenuto conto soprattutto dei parametri di Maastricht".

La posizione complessiva del Partito qual è? Che cosa chiede il Pri?

"Dobbiamo usare i soldi della finanziaria nella maniera più efficace possibile per favorire la ripresa; dare fondi alle famiglie; la politica di copertura della spesa non può colpire il Mezzogiorno".

(intervista a cura di l. p.)