Verso il congresso Partigiani del Partito repubblicano italiano di Francesco Nucara L'ultimo Consiglio Nazionale si è svolto in un clima che pensavamo fosse ormai superato. La premessa era la celebrazione del Congresso Nazionale richiesto da Riscossa Repubblicana con un documento del 26 giugno 2004. Su tale richiesta aveva concordato la Segreteria Nazionale. Con un documento successivo del 9 ottobre 2004 sempre Riscossa Repubblicana ha chiesto l'istituzione di una "Commissione paritetica" che gestisse tutto il processo di formazione delle rappresentanze congressuali garantendo la massima trasparenza e regolarità nelle procedure. Anche questa richiesta è stata accolta positivamente e il 21 ottobre la Direzione Nazionale ha provveduto a nominarne i componenti. Per una serie di ragioni non certamente dipendenti dalla segreteria l'insediamento di detta commissione è avvenuto soltanto l'8 novembre. La Commissione, tenuto conto che il Consiglio Nazionale era fissato per il 13 novembre, ha dovuto affrettare i tempi elaborando un regolamento congressuale in ottemperanza alle norme statutarie. Come succede sempre nei casi di contrapposizione frontale, in un mix di regole contestate e di politica alternativa, nei canali di comunicazione con la minoranza del PRI vi è stato un "infarto" di tale tenore da rendere impossibile qualunque mediazione. Con colpe di tutti. Nella maggioranza ci sono stati discorsi politici un po' velleitari sul nostro futuro, mentre la minoranza non ha inteso in alcun modo ragionare, salvo i pochi consiglieri che si sono astenuti sia sul regolamento congressuale che sul documento politico. Qualcuno potrebbe pensare che dopo aver scritto di "geometrie variabili" ora dovremmo parlare della politica del "carton-gesso". Non è così e cerco di dare qualche motivazione. Attualmente, a livello nazionale il PRI è collocato nel centro-destra senza essere succube né politicamente, né tecnicamente, né culturalmente. Questa non sudditanza non può essere scambiata con la regola del caos. Infatti, il recente documento della Federazione emiliano-romagnola del PRI e le prime riunioni convocate dal Presidente della regione On. Vasco Errani hanno sollevato qualche perplessità nella segreteria nazionale e in numerosi iscritti della Romagna. Su una questione fondamentale noi siamo stati chiari, chiarissimi, da almeno due anni. La presenza, peraltro non gradita, alle trattative politiche di componenti che hanno un contenzioso giudiziario con il PRI, rimane per noi imprescindibile sul quale non intendiamo assolutamente derogare. Dobbiamo riconoscere che il segretario regionale del PRI emiliano-romagnolo, sotto questo profilo, si è sempre comportato correttamente. Tuttavia gli ultimi avvenimenti ci inducono a pensare che per il futuro non sarà la stessa cosa. Infatti, oltre al caso sopra citato, ci viene comunicato il progetto di una conferenza programmatica con esponenti di altri partiti (tutti ex repubblicani compreso il leader che ha il contenzioso giudiziario in atto con il PRI) mentre non vengono invitati i leader del PRI salvo il segretario nazionale (se ci vuole andare, sic!) Pur con queste perplessità, abbiamo voluto fare un ulteriore sforzo tenendo conto delle varie posizioni e, per questo, nel documento politico abbiamo rinviato al prossimo Congresso Nazionale tutte le decisioni relative alla politica del PRI nazionale e locale. Ci sarà pure una ragione se il segretario nazionale oppone un netto rifiuto ad una candidatura a Presidente della Regione Calabria. Sarebbe bene che i repubblicani cogliessero appieno il significato di quel rifiuto ad una proposta lusinghiera e condivisa da tutti. Non ci piacciono le frasi di circostanza né i discorsi accattivanti. Si scioglieranno come neve al sole. Gli amici di Riscossa rappresentano un valore che il Partito non vuole assolutamente disperdere, ma l'astio personale contro qualcuno mal si concilia con la politica. Sulla politica ci si può e ci si deve dividere se la si pensa in modo diverso, ma i valori di base devono essere sempre condivisi. Anche fisicamente non siamo tutti uguali e spesso anche culturalmente. Tuttavia abbiamo amore per la nostra storia, per il nostro Risorgimento, per i nostri Padri. Non vogliamo morire né post-democristiani né post-comunisti o post-fascisti. La nostra ambizione è solo essere repubblicani e partigiani del PRI. Roma, 16 novembre 2004 |