"La Stampa" 21 novembre 2004/Patto di stabilità e crescita Il problema sono i tassi della Bce di Giorgio La Malfa Tutti i grandi paesi europei hanno enormi difficoltà a rispettare i limiti del Patto di Stabilità per i bilanci e cioè a contenere il deficit entro il 3 % del pil. Per questo sono alla ricerca di un'attenuazione di queste regole per evitare di tagliare ulteriormente la spesa pubblica o aumentare le tasse in un momento nel quale l'economia europea e' ferma. Di questo si e' discusso all'Ecofin. Le modifiche che porteranno essere introdotte al Patto di Stabilita' saranno comunque minime. E probabilmente discrimineranno fra paesi con un alto debito pubblico, come l'Italia, ai quali verranno chieste ulteriori restrizioni, e paesi come la Francia e la Germania con un debito pubblico più contenuto che forse riusciranno ad ottenere qualche attenuazione del rigore. Ma siamo veramente certi che i guai delle economie europee possano essere messi a posto attraverso l'attuazione del Patto di Stabilità? E se fossero eliminati totalmente i vincoli sul disavanzo- il che ovviamente non sarà- sarebbe questa la via per mettere a posto i guai dell'Europa? Nel corso degli ultimi tre anni il dollaro si è svalutato del 50% rispetto all'euro a questo movimento è stato seguito dalle valute di altri paesi del sud-est asiatico, a cominciare dalla Cina. La perdita di competitività dell'Europa conseguente a questa situazione in cui si trova il continente. Nessun sistema produttivo può uscire indenne da una rivalutazione della propria valuta di questa portata. Il problema non è il Patto di Stabilita' bensì la politica della Banca centrale europea. La combinazione migliore degli strumenti di politica economica di cui dovrebbe dotarsi l'Europa è una politica monetaria espansiva basata su bassi tassi di interesse e una politica fiscale severa che punti al pareggio dei bilanci. A causa del mito della stabilità monetaria e dell'erronea impostazione del Trattato di Maastricht, di cui portano la responsabilità in primo luogo la Germania e la Bundesbank, l'Europa rischia di avviarsi nella direzione opposta, ossia quella di una politica monetaria inutilmente restrittiva accompagnata da politica di bilancio pericolosamente espansive. Se la Banca Centrale Europea abbassasse i tassi, riporterebbe il cambio a livelli più ragionevoli avviando la ripresa economica via le via le esportazioni. I bassi tassi di interesse incoraggerebbero gli investimenti delle imprese, veicolo attraverso il quale entra nel sistema l'innovazione tecnologica e si realizzano gli aumenti di produttività. A sua volta questa combinazione di effetti consentirebbe un miglioramento delle entrate fiscali e quindi un consolidamento dei bilanci, che permetterebbe di ulteriormente di abbassare le imposte. Se il problema è la politica monetaria troppa restrittiva rispetto a quella della Riserva Federale americana, è inutile considerare tabù questo argomento e spingere in primo piano le politiche di bilancio che ben difficilmente possono essere usate, se non nel brevissimo periodo, come fattori di rafforzamento dell'andamento di un sistema economico. |