Bernard Shaw e le bugie della statistica

Nel corso di un recente seminario internazionale, un alto funzionario del ministero dell'Economia ha presentato una serie di dati di un certo interesse sull'economia mondiale. Che finalmente vi siano esponenti della nostra pubblica amministrazione che parlino correntemente le lingue straniere e possano svolgere interventi di qualche contenuto, ci fa certamente piacere. Ma alcuni di questi dati non ci hanno persuaso e soprattutto non ci sono sembrati ben coordinati con le posizioni politiche del Governo.

Ci riferiamo in particolare a due grafici nei quali viene istituita una correlazione fra il livello del deficit di bilancio di un certo numero di Paesi e l'andamento del loro reddito nazionale nel biennio 2003-2004. La correlazione indica che laddove vi sono deficit elevati, la crescita del reddito è stata più bassa: per esempio, Francia e Germania, che hanno deficit nel biennio dell'ordine del 3-4% in rapporto al PIL crescono fra lo 0 e il 2%, mentre l'Irlanda, che non ha deficit, cresce del 5-6%. La correlazione statistica è abbastanza evidente, ma in quanto tale essa non indica ancora un rapporto di causalità. Ma quale sia per l'autore la direzione della causalità è reso chiaro dal titolo con il quale i due diagrammi sono presentati: "Più elevati deficit di bilancio non implicano più alta crescita".

Questa presentazione ci ha sorpreso e non poco. Intanto chiunque sa che di per sé una correlazione statistica non vuol dire nulla. Uno potrebbe ad esempio ritenere che i Paesi che hanno una forte crescita del reddito abbiano anche un tale volume di incassi fiscali da avere bilanci pubblici sani, come avviene ad Irlanda e, nell'era di Clinton, agli Stati Uniti, mentre Paesi con crescita bassa, come la Francia, la Germania e l'Italia si ritrovino anche con problemi di bilancio a seguito del rinsecchirsi delle entrate fiscali.

Come diceva George Bernard Shaw, nella graduatoria delle bugie la statistica occupa il posto più elevato. Nei manuali di statistica vi sono infiniti esempi di correlazioni spurie: se si accerta che nei protagonisti di incidenti stradali si registra un grado alcolico elevato si potrebbe sostenere che la gente che subisce un incidente si precipita in un bar a bere qualcosa per rimettersi. La correlazione di per sé potrebbe essere utilizzata per dar forza a questa stupidaggine.

A parte il fatto che, se davvero uno volesse correlare il deficit alla crescita dovrebbe quantomeno correlare la variazione del deficit alla variazione del tasso di crescita, e questo probabilmente darebbe un'indicazione più incerta, fa un po' sorridere l'idea che questi esercizi, utilizzati come la dimostrazione che il deficit di bilancio non produce crescita, siano presentati da un esponente della pubblica amministrazione di un governo il quale, fino a prova del contrario, sostiene che il Patto di stabilità dovrebbe essere attenuato. Se davvero il deficit non serve a nulla, anzi è controproducente, il governo italiano farebbe bene a sostenere l'immutabilità del Patto ed anzi il suo rafforzamento.

In fondo, in quelle tabelle vi è la risposta al declino dell'Italia: basta portare il deficit pubblico a 0 ed immediatamente ci ritroveremo a crescere dell'8% come l'Irlanda. A convincere i dubbiosi e soprattutto quelli che dovrebbero pagare più imposte o vedere tagliata la spesa pubblica, potremmo mandare il solerte funzionario.