Camera dei Deputati 11 novembre 2003 Intervento di Giorgio La Malfa sull'informativa urgente del Governo sui recenti attentati terroristici di Roma e Viterbo Signor Presidente, desidero esprimere il pieno apprezzamento al ministro Pisanu per la relazione equilibrata e completa che ha svolto e per gli indirizzi politici ai quali impronta l'azione del suo dicastero. Naturalmente, desidero anche esprimere solidarietà alle forze dell'ordine, oggetto degli attentati, per il loro lavoro e per i rischi che esse si assumono, al maresciallo Sindona in particolare, colpito dall'ultimo di tali atti. Condivido la preoccupazione del ministro. La relazione è puntuale anche nell'indicazione dei successi, che vanno rilevati, come quelli contro le brigate rosse; ma essa mi sembrava improntata ad una profonda preoccupazione per il persistere e per il riorganizzarsi di fenomeni diffusi di terrorismo e di tendenze verso il terrorismo. La situazione italiana, da questo punto di vista, a me pare più seria di quella di altri paesi europei, dove pure vi sono fenomeni analoghi di terrorismo diffuso. In quei paesi, mi riferisco alla Spagna, alla Francia, per quanto riguarda la Corsica e, in qualche misura, all'Irlanda del nord, che adesso sembra più tranquilla, questi fenomeni di terrorismo erano legati a vecchie questioni di tipo indipendentista, a vecchie questioni religiose o politiche aperte da decenni o da secoli. Il caso dell'Italia è unico. È il caso di un terrorismo di natura ideologica che persiste anche al di là dell'esistenza delle ideologie a cui genericamente si collegava come aspirazione di fondo. È, quindi, una situazione che va guardata con particolare preoccupazione perché denota una patologia della nostra società, una persistenza di - come posso dire? - divisioni escatologiche, cioè di trasformazione di fondo, rivoluzionaria, della società, che in nessun'altra parte del continente europeo e del mondo esistono in tale forma. Da questo punto di vista, signor Presidente - e finisco, non è questa certo la sede per parlarne - , un giorno dovremmo anche riflettere se il bipolarismo, verso il quale siamo andati nel corso di questi dieci anni, non finisca per alimentare una conflitto talmente aspro su ogni questione da spingere verso l'estremismo, non naturalmente quelli che operano nella lotta politica, ma creando un clima che consente a delle frange piuttosto sconsiderate di avvertire la possibilità di fare una penetrazione ed un'opera. Mi domando, in altre parole, se non sia politicamente indispensabile riuscire ad abbassare i toni - come nel complesso siamo riusciti in questo dibattito, ma, come troppe poche volte riusciamo a fare - nell'interesse di un paese che ha bisogno di pace e di sicurezza. |