"Se la riforma è ibrida e pericolosa" "E' un modello ibrido e pericoloso". Questo il commento di Giorgio La Malfa alla forma di governo delineata nel progetto di legge costituzionale approvato dal Senato. In una lettera inviata a "La Stampa" di Torino (27 marzo 2004), il presidente del Pri scrive che nel progetto si "prevede che nelle elezioni politiche i cittadini eleggano contemporaneamente il capo dell'esecutivo e la maggioranza parlamentare. Questa impostazione colpisce al cuore il principio costituzionale della separazione dei poteri. Se con lo stesso voto si nominano il capo dell'esecutivo, cui si dà il diritto di scegliere e revocare i ministri e la maggioranza del Parlamento, l'esecutivo prevale sul Parlamento e diviene una semplice camera di registrazione della volontà del vincitore delle elezioni". Per La Malfa "esistono due soli modelli possibili che rispettano il requisito costituzionale della separazione dei poteri. Si può scegliere il modello americano, nel quale gli elettori scelgono il capo dell'esecutivo, ma in cui le Camere vengono elette su base temporale diversa ed hanno poteri dialettici rispetto all'esecutivo stesso. Questo è il modello classico della divisione dei poteri di Montesquieu, con il pregio della stabilità del governo e della scelta diretta di esso da parte dei cittadini e con il difetto che possono determinarsi situazioni nelle quali il Parlamento abbia un orientamento politico opposto al capo dell'esecutivo ed è in grado di paralizzarne l'azione". Ma c'è un altro modello possibile, quello di un "governo parlamentare, cioè un esecutivo che nasce in seno al Parlamento e che deve sempre godere della sua fiducia. Il pregio di questo sistema è la valorizzazione del Parlamento come sede della volontà dei cittadini; il difetto è il rischio della instabilità dei governi di cui l'Italia ha fatto ampia esperienza nei primi cinquanta anni di storia repubblicana". "Al rischio di instabilità del modello parlamentare - continua La Malfa - si può ovviare prevedendo, come nella Costituzione tedesca, che il governo possa essere sostituito solo in presenza di una mozione costruttiva di fiducia sottoscritta dalla maggioranza assoluta dei parlamentari. Il confronto fra l'esperienza tedesca e quella italiana conferma l'efficacia di questo correttivo". Secondo il presidente della Commissione finanze della Camera "si può scegliere l'una soluzione o l'altra: l'investitura popolare dell'esecutivo con il contrappeso di un Parlamento indipendente, oppure un governo parlamentare con gli opportuni accorgimenti perché esso non cambi ogni cinque, sei mesi. Vi è invece un vero e proprio rischio democratico in una soluzione che faccia uscire dalle urne, votato dalla maggioranza dei cittadini, magari da una minoranza, come può avvenire se gli schieramenti sono tre o più, un uomo politico nelle cui mani uniche si collochi integralmente il potere esecutivo e legislativo". "Su questa materia - conclude - non è lecito commettere errori perché i fondamenti di un sistema democratico debbono poggiare su basi solide. Per questo la scelta del Senato è, per quello che mi riguarda, completamente sbagliata ed il problema va riconsiderato nella sua integrità". |