Intervento del senatore Antonio Del Pennino sul disegno di legge relativo alla modifica dell'ordinamento dello Stato (25 marzo 2004)

La decisione dell'astensione è stata presa di fronte alla reiezione di tutti gli emendamenti da lui presentati

"Signor Presidente, dopo la reiezione di tutti gli emendamenti che ho presentato a nome dei Repubblicani, non posso certo dare un voto positivo sul disegno di legge di riforma della seconda parte della Costituzione. Esprimerò quindi un voto di astensione per manifestare il nostro dissenso, augurandomi che il testo possa essere corretto nei successivi passaggi parlamentari.

Il tempo a disposizione non mi consente di soffermarmi su tutti gli aspetti che giudichiamo incongruenti, contenuti nel testo al nostro esame. Mi limiterò a sottolineare l'errore rappresentato dalla decisione di mantenere l'istituto della legislazione concorrente introdotto dalla maggioranza dell'Ulivo nella passata legislatura. Riteniamo, infatti, che esso rappresenti l'elemento che ha determinato e determinerà il maggior conflitto di attribuzioni e la maggiore confusione tra Stato e Regioni. L'aver fatto poi della legislazione concorrente il punto cardine per la distinzione delle competenze tra Camera e Senato aggrava l'errata scelta fatta con la riforma del Titolo V e rischia di moltiplicare le occasioni di contrasto tra Stato e Regioni. Apriamo così la strada ad uno pseudofederalismo prodromico di ulteriori conflitti e non rafforziamo certo la vita delle istituzioni."

*

Il senatore Antonio del Pennino aveva presentato nei giorni scorsi una serie di emendamenti volti a modificare la formulazione di alcune norme incongruenti del disegno di legge.

In materia di referendum abrogativo il senatore aveva sostenuto la necessità di alzare il numero delle firme necessarie per la richiesta referendaria, ma contestualmente aveva evidenziato l'importanza di abolire il quorum di validità, ritenendo che "introdurre la modifica che alza il numero delle firme necessarie ma stabilisce anche il principio che il referendum è valido indipendentemente dalla percentuale di cittadini che vi hanno partecipato, assegnando solo alla maggioranza di coloro che esprimono il voto la facoltà di abrogare o meno la legge, sia quanto meno un provvedimento di garanzia". Secondo Del Pennino, in questo modo si sarebbe giunto a "rivitalizzare un istituto fondamentale per la nostra democrazia".

Per quanto riguarda gli emendamenti all'articolo 22, relativo al Consiglio Superiore della Magistratura, il senatore Del Pennino aveva manifestato la preoccupazione che affrontando marginalmente il problema della riforma del Consiglio Superiore della Magistratura in questa legge si pregiudicasse la possibilità di affrontare complessivamente il problema di una riforma organica del Consiglio Superiore stesso.

Per quanto concerne la modifica all'articolo 114 della Costituzione, il senatore Del Pennino aveva espresso voto favorevole agli emendamenti soppressivi dell'articolo 32 del disegno di legge in quanto la formulazione che il testo propone continua nel solco della riforma del Titolo V approvata nella passata legislatura, ponendo lo Stato sullo stesso piano dei Comuni, delle Province, delle Città metropolitane e delle Regioni, ed introducendo una distinzione fra Stato e Repubblica che è assolutamente infondata.

Intervenendo poi su un altro emendamento al medesimo articolo 32, il senatore Del Pennino aveva evidenziato l'importanza di modificare la formula "La Repubblica è costituita" con la preferibile formula "La Repubblica si riparte", in modo da annullare quell'elemento di confusione che è insito nella riforma introdotta dall'Ulivo nella passata legislatura, che distingue fra il concetto di Repubblica e quello di Stato.

In merito, poi, all'articolo 33 nell'illustrare i propri emendamenti, il senatore Del Pennino aveva espresso il proprio netto dissenso nei confronti del mantenimento della legislazione concorrente tra Stato e Regioni che "è quella destinata a creare i principali elementi di confusione e a far sorgere più numerosi i conflitti di attribuzione tra Stato e Regioni". Solo attraverso una riscrittura dell'articolo 117 della Costituzione, così come proposta con un apposito emendamento del senatore Del Pennino, che prevedeva l'abolizione della legislazione concorrente e l'attribuzione delle materie prima assegnate alla concorrente in parte allo Stato ed in parte alle Regioni, si sarebbe potuto giungere a chiarire in via definitiva ed inequivocabile le diverse attribuzioni. Inoltre, il senatore aveva evidenziato l'importanza dell'abolizione della norma che consente alle leggi regionali di individuare organi comuni tra le diverse Regioni, in quanto possono rappresentare un pericolo per l'unità nazionale.

In via subordinata rispetto ad una riscrittura dell'intero articolo 117 della Costituzione, con un ulteriore emendamento, Del Pennino aveva proposto di assegnare allo Stato, sottraendole alla legislazione concorrente, le materie relative al commercio con l'estero, alle professioni, alla ricerca scientifica e tecnologica, all'ordinamento sportivo, alla protezione civile, alle grandi reti di trasporto e navigazione, all'ordinamento della comunicazione e alla produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia. "Queste materie", aveva sostenuto Del Pennino, "non possono restare materie di legislazione concorrente, se non vogliamo creare ulteriori occasioni di conflitti e di attribuzioni".