La programmazione come strumento per lo sviluppo sostenibile di Giovanni Pizzo I problemi dello sviluppo economico e quelli dell'Ambiente confluiranno verso l'unica questione: come assicurare ricchezza e la qualità della vita mantenendosi nei limiti della capacità di carico degli ecosistemi interessati; essa è destinata a sostituire quella "classica" dello sviluppo economico e dell'aumento del reddito monetario che è stata al centro delle teorie economiche dell'ultimo secolo e che ha orientato le azioni dei Governi. Ne segue la necessità di elaborare un nuovo modello teorico dello sviluppo orientato verso il conseguimento dello sviluppo "sostenibile". La nostra economia di mercato può essere paragonata ad un Transatlantico che deve navigare alla sua velocità di crociera per garantire il benessere dei passeggeri ma la sua attuale rotta di navigazione è diretta contro il limite della sostenibilità: la missione di coloro che devono governare il sistema nei prossimi decenni è quella di realizzare una manovra per far virare di 90° il transatlantico senza farlo rallentare. Non bastano più i sistemi di commad and controll con i quali si è creduto di arginare la valanga, né sono sufficienti le politiche di integrazione dei fattori ambientali nelle politiche di settore. Bisogna che gli economisti prendano coscienza che tutto il quadro di regole, teorie e principi di intervento dovrà essere rivoluzionato avendo presente ciò che ha detto il grande economista Marshall, per il quale l'economia è una branca dell'ecologia. La nostra è una economia basata sul basso costo dell'energia di origine fossile che causa le emissioni dei così detti gas serra (principalmente CO2) responsabili del cambiamento climatico dell'intero pianeta: saranno le dinamiche evolutive di questi due fattori correlati (esaurimento delle riserve di combustibile ed effetti del cambiamento climatico) a determinare le condizioni della "virata" del transatlantico; ciò che è certo è che nei prossimi anni dovremo affrontare nuovi problemi di una economia in "curva" che saranno ben differenti da quelli che hanno caratterizzato gli ultimi cento anni che hanno visto invece una economia di "linea retta". E non sarà una curva regolare: si dovrà procedere a vista "stringendo" o "allargando" l'angolo di virata in funzione dei fattori che si presenteranno, dovendo assicurare sempre che il Transatlantico non si ribalti e che non rallenti troppo. Al pilota automatico dell'approccio liberista bisognerà sostituire, in questa fase di economia in curva, strumenti di governo dell'economia capaci di coordinare nel modo migliore le risorse necessarie per affrontare la virata. Questo coordinamento può essere realizzato con lo strumento della Programmazione democratica che è stato il fulcro del pensiero economico del Partito Repubblicano e del suo Leader più prestigioso: Ugo La Malfa, del quale quest'anno celebreremo il centenario della nascita. Non ci potrebbe essere modo migliore per onorare la figura del grande Statista Repubblicano che quello di rilanciare il suo pensiero e la sua visione della politica economica per affrontare il complesso periodo di transizione che abbiamo davanti a noi, proponendo la riorganizzazione degli strumenti delle politiche di sviluppo e di quelli della politica ambientale in un unico momento di sintesi politico – istituzionale: il Ministero della Programmazione per lo Sviluppo Sostenibile. Palermo, 16 marzo 2003 |