Lo scenario internazionale nel 24 anniversario della scomparsa di Ugo La Malfa

A poco più di un mese dal centenario della nascita, il Partito repubblicano ricorda oggi il 24° anniversario della scomparsa di Ugo La Malfa, sullo sfondo di uno scenario internazionale completamente diverso rispetto alla fine degli anni '70, quando la pace del mondo, diviso in due blocchi contrapposti, si reggeva su quello che era chiamato l' "equilibrio del terrore". Fu in quello scenario che La Malfa, uomo dell'Occidente, non si stancò di dialogare con il Partito comunista italiano, il più forte partito comunista dell'Occidente, per convincerlo sulla necessità di accettare le regole dell'economia di mercato, le sole che avrebbero permesso alle classi lavoratrici di godere dei benefici della "società d'abbondanza" propria di un moderno paese industriale avanzato.

Un dialogo che per il segretario nazionale del PRI non avrebbe mai dovuto compromettere il fermo ancoraggio dell'Italia alle sue scelte occidentali in politica estera e di difesa. E' in questo senso che egli definiva la politica estera "il contenitore della politica interna": lo spazio pubblico entro cui realizzare in una prospettiva di sviluppo la politica dei redditi, forma "ante litteram" di quel "patto per l'Italia" su cui sono caduti per mano brigatista D'Antona e Biagi. Un sottile filo rosso, quello dell'eversione armata, che Ugo La Malfa individuò già prima del sequestro e dell'uccisione di Aldo Moro, il quale, insieme con l'esponente repubblicano, intravide nella "democrazia compiuta", il solo sbocco per fare del Partito comunista, "pur nella distinzione dei ruoli", l'interlocutore essenziale per realizzare quella pace sociale ferocemente avversata dal "partito armato".

Un dialogo che Ugo La Malfa tenne vivo anche nel momento di quella rottura consumatasi con l'ingresso dell'Italia nel Sistema monetario europeo, allorché in Parlamento il Partito comunista votò contro, mentre il Partito socialista, da poco guidato da Bettino Craxi, si distinse con l'astensione. Esempio emblematico, quello di Ugo La Malfa, di una coerenza adamantina espressa nella ferma determinazione di tenere l'Italia aggrappata alle Alpi contro quelle che egli chiamava le "derive mediterranee". Derive che oggi si colorano di quel pacifismo a senso unico venato di antiamericanismo viscerale di cui La Malfa aveva e avrebbe orrore.

Roma, 26 marzo 2003