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Bicentenario mazziniano a Reggio Calabria/L'intervento conclusivo di Nucara L'opera di coloro che agirono in nome di un ideale Intervento per la manifestazione conclusiva del Bicentenario mazziniano. Reggio Calabria, Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti, 20 maggio 2006. di Francesco Nucara Si concludono oggi, a Reggio Calabria, città dove sono nato e cresciuto politicamente, le celebrazioni dedicate al Bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini. Sarebbe per me impresa ardua o forse impossibile tentare un approccio storico-scientifico alla disamina del pensiero e dell'azione di Mazzini. Mi limiterò, come ho fatto in questi anni, ad indicare le testimonianze dell'apostolo dell'Unità d'Italia nei luoghi in cui abbiamo realizzato, nel corso dell'anno passato, le nostre manifestazioni. Qualche mese fa ho incontrato, insieme ad altri, i liceali di Partinico ed è stato più semplice parlare loro della presenza di Mazzini in Sicilia. Infatti, il protagonista del Risorgimento era stato eletto deputato per ben tre volte nella vicina Messina; era stato arrestato a Palermo in uno dei suoi innumerevoli tentativi rivoluzionari e, sempre in Sicilia, aveva inviato un suo discepolo con l'incarico di preparare "in loco" la spedizione dei Mille. In Calabria Mazzini non mise mai piede. Tuttavia, registriamo due eventi importanti nel nostro Risorgimento: la fucilazione dei fratelli Bandiera e il ferimento di Garibaldi in Aspromonte. C'erano stati, inoltre, contatti con i rivoluzionari reggini e, soprattutto, con i cittadini di Santo Stefano d'Aspromonte dopo il tentativo insurrezionale del 7 settembre 1847. Il mio intervento concernerà, quindi, l'influenza che il pensiero mazziniano ha avuto in Calabria e, particolarmente, a Reggio Calabria. I primi riscontri calabresi dell'opera di Mazzini si rinvengono all'inizio del 900, anche se esistono tracce antecedenti sul giornale "L'Imparziale" che, pur se non di stretta osservanza mazziniana, ospitava i fermenti culturali repubblicani già prima della morte di Mazzini. Ed in particolare, due personaggi reggini hanno dato avvio alla diffusione del pensiero mazziniano: Francescantonio Leuzzi di Delianuova e Gaetano Sardiello per la città di Reggio. Il Leuzzi, medico e giovane professore a Napoli e a Bologna, si era formato alla scuola di Giovanni Bovio che insegnava giurisprudenza a Napoli. Il giovane deliese si dedicava alacremente ai suoi studi di medicina, ma trovava il tempo di seguire con interresse "i discorsi" di divulgazione riguardanti l'essere repubblicano e mazziniano. Contemporaneamente, appariva sulla scena un giovanissimo Sardiello che, nato nel 1890, già a diciassette anni aveva aderito al circolo giovanile repubblicano. Iniziavano, in tal modo, vicende che si sarebbero intrecciate e rinsaldate negli anni avvenire. Tra Leuzzi, che era nato a Lubrichi, paesino vicino a Santa Cristina d'Aspromonte e Sardiello, che era nato a Catania nel 1890, c'erano ben venticinque anni di differenza. Entrambi, pur esercitando professioni diverse, medico l'uno e avvocato l'altro, avevano animo romantico ed erano raffinati uomini di lettere anche quando argomentavano di politica. La permanenza a Napoli del Leuzzi e le sue frequentazioni del maestro ed amico Bovio, l'avevano portato ad assimilare la dottrina repubblicana che egli riteneva ideale perché "perfezionatasi di pari passo con la civiltà". Il Leuzzi aveva iniziato la sua attività di proselitismo e di "educatore" di coscienze nei circoli massonici e, nel 1895, era stato iniziato nella loggia "Aspromonte" così denominata in onore a Garibaldi. Successivamente era entrato in disaccordo con la loggia "Romeo" (intitolata al rivoluzionario omonimo) e con la loggia "Bovio", il quale era stato precettore politico del Leuzzi. Suo amico fedele e sodale era un professore di liceo anch'egli estremamente caro ai repubblicani: Oreste Dito. Insieme, fondarono più tardi a Delianuova, la loggia "XXIX Agosto", data del ferimento di Garibaldi in Aspromonte. I repubblicani erano ancora pochi: specie i repubblicani "adulti". Il primo Congresso Regionale Repubblicano fu convocato dal circolo XXIX Agosto di Delianuova per il 29 agosto a Gioia Tauro. Il circolo giovanile di Reggio Calabria aderì entusiasta alla richiesta, a condizione, tuttavia, che il congresso si svolgesse proprio a Reggio Calabria. E tanto avvenne: esso ebbe luogo il 29 ottobre del 1916, in via Giulia, nella sala del Segretariato del Popolo. Nel frattempo, Sardiello e i suoi giovani amici si battevano, in pochi come sempre, per affermare le loro idee repubblicane, come ebbe a dire lo stesso Sardiello in una intervista rilasciata a Ferdinando Cordova che traiamo da un libro di Italo Falcomatà:"Il partito repubblicano qui non è stato mai molto forte. Lo ricordo io dal 1907 al 1908 quando sono entrato e allora eravamo in sei, sette, otto. Si figuri che ci riunivamo, le nostre adunanze, le nostre assemblee le riunivamo in una stanza dei bagni Serranò, poiché c'era un nipote del compianto Serranò, che era nostro amico di partito, Peppino Filocamo, e quindi, ci metteva a disposizione quel locale". Non è cambiato molto da allora, non ci riuniamo nei bagni pubblici, ma le ristrettezze economiche e la scarsità dei numeri hanno accompagnato la storia del Partito Repubblicano Italiano. Anche Sardiello era stato iniziato alla Massoneria, ma contrariamente al Leuzzi non se ne curò mai molto. La Giovane Calabria Sardiello fu anche tra i più attivi fondatori della "Giovane Calabria" e il nome, già di per sé, era un richiamo al mazzinianesimo pur sapendo, Sardiello, che i tanti aderenti al movimento avevano tendenze politiche diverse. Tuttavia, Sardiello come Mazzini per l'Italia aveva a cuore i problemi della sua Calabria, ancor più che i successi del proprio partito e "questa certa idea della politica" lo accompagnerà tutta la vita. Il 2 settembre 1909 il diciannovenne Sardiello (la data rappresentava la ricorrenza della rivolta del 48) così si esprimeva: "la fede non manchi e l'impresa trionfi e la Calabria riveda nelle nuove generazioni la virtù animatrice delle antiche Quarantottate dicono gli scettici e i poveri di spirito; e noi accettiamo si, quarantottate. Nel frattempo, Don Gaetano, come per anni lo abbiamo affettuosamente chiamato noi repubblicani, impegnava le sue energie nella ricostruzione successiva al terremoto del 1908. Sardiello, come il Leuzzi, conciliava gli studi con la pratica rivoluzionaria della lotta politica. E, come tutti i repubblicani che a lui seguirono, fu tenacemente antiprotezionista soprattutto su alcuni prodotti della terra calabrese. Interventismo Nasceva a Reggio "Parola Repubblicana" e Gaetano Sardiello esercitava una forte propaganda contro l'intervento colonialista dell'Italia e si dichiarava interventista per l'ultima guerra di indipendenza e la prima guerra mondiale. Al contempo, l'avvocato gestiva la sua presenza in Consiglio Comunale votando a favore o contro a seconda delle circostanze. Come si direbbe attualmente: ci interessano i programmi e non gli schieramenti. E tuttavia, con l'avvento del fascismo, anche tale atteggiamento non era più compatibile con la sua posizione politica e il 9 febbraio 1923 (Repubblica Romana) cessava la sua esperienza di Consigliere comunale. Del fascismo Sardiello aveva questa considerazione: "Il movimento fascista non fu da principio come un movimento politico di altro genere da quelli diciamo così normali. Leuzzi, nello stesso periodo, si era candidato nella lista del PRI come capolista per la Calabria e la Basilicata che si opponeva al fascismo. Dopo la sconfitta elettorale avrebbe dovuto giurare fedeltà al fascismo per poter conservare il posto di professore universitario. Con grande coerenza e coraggio egli si rifiutò insieme ad altri 12 professori in tutta Italia e fu costretto a ritirarsi nella sua Delianuova. Un comune sentire Era una delle tante similitudini che legavano questi due personaggi, i quali, pur non frequentandosi assiduamente, condividevano il sentire mazziniano, il dovere delle cose "da fare" e non "da predicare" l'esempio, dunque, e non le chiacchiere, la collocazione dell'interesse generale ben prima di quello personale. Con la caduta del fascismo, Leuzzi riprese a riorganizzare il Partito Repubblicano, questa volta come all'inizio, partendo dalla riorganizzazione delle logge massoniche. Il suo impegno proficuo e politicamente importante durò di fatto solo un anno. Era il 21 settembre 1945. Così lo commemorò Gaetano Sardiello: "Francesco Leuzzi si ispirò all'ideale repubblicano in cui, come proclamava Carlo Cattaneo, risiede da tremila anni il gene di tutte le libere istituzioni in Italia. Nel pensiero di Mazzini esaltò soprattutto la grandezza dell'idea morale animatrice, e non soltanto ne assorbì l'aspetto politico e filosofico, ma anche quello sociale, che ha fatto nemici ed amici insinceri. Non ha detto Mazzini che una rivoluzione non può essere soltanto politica, ma anche sociale?" E di seguito: "Voi ricordatelo o cittadini. Soprattutto tramandatene il nome e l'esempio ai vostri figlioli, a quelle generazioni che ora si apprestano alle lotte civili desiose ed anelanti di ritrovare in una fede la bellezza e la dignità della vita." L'ultimo periodo della lotta di liberazione, Gaetano Sardiello, con la tanto amata famiglia, lo trascorse a Roma. Ed è qui che probabilmente l'adorato figlio Raffaello cui è dedicata la più importante sezione della Calabria si avvicinò al Partito d'Azione divenendone poi un importante esponente. Padre e figlio, sulla stessa piazza, ma per partiti diversi, si impegnarono per l'affermazione della Repubblica e per la fine della Monarchia. L'ormai maturo avvocato considerava essenziale la lotta repubblicana per il suo partito così come lo era per il figlio. Egli sapeva che partiti ben più forti numericamente erano "repubblicani" e avrebbero contato di più in quel referendum Repubblica-Monarchia; egli, però, sosteneva insieme al diletto figlio: "Noi abbiamo un'altra idea della Repubblica". E colgo l'occasione per sfatare il mito che i repubblicani siano identificabili come anticlericali per "tabulas": Sardiello era molto religioso e devoto, ma sapeva ben distinguere i problemi politici e sociali dalla fede. L'Assemblea Costituente Anche il figlio Raffaello successivamente, come tanti azionisti tra cui Ugo La Malfa, aderì al Partito Repubblicano Italiano, divenendone giovanissimo membro della Direzione Nazionale. Gaetano Sardiello fu eletto parlamentare all'Assemblea Costituente e memorabili oltre che tuttora attuali furono i suoi interventi sull'indipendenza della Magistratura e sul Mezzogiorno. In un intervento su "L'eloquenza" del 1978 c'è tutto il pensiero di Sardiello relativo all'indipendenza della Magistratura. "Non vedremo più fiori di gioia o di pianto, né rose né crisantemi all'indipendenza della Magistratura. È ormai un'idea matura, una conquista che deve avviarsi ad essere più concreta, definitiva realizzazione. Ma Gaetano Sardiello si era di fatto spento politicamente e socialmente tanti anni prima con la morte del figlio Raffaello. L'ultima battaglia politica "Don Gaetano" la fece per Reggio capoluogo. Non aveva voluto partecipare a nessun comitato, nemmeno a quello propostogli dal suo amico avvocato Tallandini, perché egli sosteneva che comunque i facinorosi avrebbero prevalso. E così fu. Gaetano Sardiello compì forse il suo ultimo atto politico scrivendo a Ugo La Malfa, allora Segretario nazionale del PRI. Così concludeva quella lettera: "Perdonami, pensando come non posso dubitarne che se, vecchio e stanco, mi induco a scrivere di queste cose che da tanto mi incupiscono è per amore del Partito. Per questo amore a nessuno ho espresso questa mia amarezza, tranne che ai Dirigenti venuti fuori dall'ultimo congresso provinciale, venuti a trovarmi, ed ai quali ho parlato assai chiaramente, ricevendone pieno consenso, ma forse di parole soltanto Ora che tutto viene alla tua valutazione penso che il Partito avrà qui direttive che varranno a porlo sulla via di una feconda ripresa." Forse fu l'ultimo atto politico di Gaetano Sardiello. L'idea e l'impegno Ho tentato di tracciare l'evoluzione del pensiero mazziniano in Calabria e soprattutto a Reggio. Ho cercato di descrivere l'azione degli attori principali, dei leaders, come si direbbe oggi. Accanto ad essi vi sono figure minori, forse meno efficaci sul piano dell'elaborazione politica, ma altrettanto importanti sul piano dell'impegno e della diffusione dell'idea. Oggi siamo protesi a rilanciare il pensiero mazziniano e l'opera di questi calabresi illustri. A noi tutti il dovere di continuare la loro opera senza distinzione di appartenenza partitica. Gaetano Sardiello si è spento nel 1985. Sono trascorsi ventuno anni. Un'intera generazione. Lo celebreremo insieme ad altri entro la fine dell'anno. A Leuzzi e Sardiello dedichiamo l'epigrafe che Bovio scrisse per Mazzini e Castelfilardo: "Giuseppe Mazzini povero, contristato, schernito sognatore, tollera questi onori postumi i soli consentiti dal destino ai Maestri". Grazie Francescantonio Leuzzi. Grazie Gaetano Sardiello. Grazie per quanto avete fatto per noi con l'augurio che possiamo essere degni di voi. Nota: accanto ai tanti ricordi personali molti spunti e citazioni sono tratti dai testi: "Francescantonio Leuzzi - La mente data alla scienza e il cuore al suo Aspromonte" di Raffaele Leuzzi; "Democrazia Repubblicana in Calabria" - Gaetano Sardiello (1890-1985)" di Italo Falcomatà. |
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