La Malfa risponde a Tabacci sui rapporti con Fazio

Il ministro delle politiche comunitarie, onorevole Giorgio La Malfa, ha risposto ad una intervista al "Corriere della Sera" del presidente della Commissione Attività Produttive, onorevole Tabacci, con la seguente lettera pubblicata dal quotidiano di via Solferino domenica scorsa.

Caro direttore, nella sua intervista al "Corriere della Sera" l'onorevole Tabacci dichiara che "se il ministro per le Politiche comunitarie ritiene suo dovere incontrare il Governatore prima di andare a Bruxelles, fa bene". Proprio alla luce di questo non capisco perché egli parli di una mia disinvoltura o di un mio cambiamento di idee. Solo dopo che avrò letto con attenzione i documenti predisposti della Banca d'Italia, avrò ascoltato i commissari europei McCreevy e Kroes e avrò acquisito ogni altro elemento utile, sarò in grado di contribuire a un orientamento su queste complesse questioni dell'esecutivo e della maggioranza di cui fa parte anche l'onorevole Tabacci. Quanto alla battaglia che abbiamo condotto insieme sui problemi del risparmio, ciò che univa l'onorevole Tabacci e me era la convinzione che questioni rilevanti per il presente e per il futuro del Paese, come sono gli assetti finanziari e bancari, dovessero essere affrontate con chiarezza e non tenute sotto una coltre di impenetrabile silenzio. Proprio la discussione pubblica che avviene intorno a questi temi dimostra che siamo riusciti in questo nostro intento e mi meraviglio che proprio l'onorevole Tabacci lo sottovaluti, finendo così per smarrire la strada.

Quanto al merito specifico delle singole scelte, egli sa bene che le nostre posizioni non sono mai state pienamente coincidenti. Io non sono mai stato d'accordo nell'attribuire i poteri in materia di concorrenza bancaria all'Antitrust e per questo non firmai nel 2001 il suo disegno di legge che ricalcava una proposta della Margherita e di una parte dei Ds. Del resto, in linea con questa mia convinzione, non ho votato a favore dell'articolo 28 della legge sul risparmio che prevedeva questa attribuzione.

Vengo infine all'ultima affermazione di Tabacci, quella che mi ha più sorpreso e di cui penso egli stesso si stia rammaricando: la mia presunta aspirazione ad andare al governo. È vero che una volta - l'unica - feci un passo presso il presidente del Consiglio per promuovere la nomina di un ministro. Ma il nome che feci, come l'onorevole Tabacci sa bene, non era il mio, ma quello di un esponente di un partito diverso dal mio.

Molto cordialmente,

Giorgio La Malfa