Elezioni/Pri: nome e simbolo Edera sono e rimangono nostri

La segreteria nazionale del PRI ha diffuso una nota nella quale annuncia ricorso contro la sentenza del Tribunale di Roma nella causa promossa nei confronti del partito da alcuni iscritti (oggi i 'repubblicani europei' di Luciana Sbarbati), da tempo usciti dal PRI per loro scelta e precisa che, comunque, la titolarita' del nome "repubblicani" e dello storico simbolo dell'edera, rimangono di pertinenza del PRI. "La sentenza del Tribunale di Roma - afferma la nota - erroneamente asserisce che alcune sezioni del partito non potevano partecipare al voto nel Congresso di Bari del gennaio 2001 in quanto non dimostra, ne' poteva dimostrare, che tale eventuale esclusione avrebbe modificato la maggioranza del Congresso. Quest'ultimo ha, infatti, legittimamente compiuto le scelte che era chiamato a compiere". "Per tali ragioni - prosegue la nota - e' stato proposto ricorso nella certezza che la sentenza sara' modificata in appello. In ogni caso, contrariamente ad affermazioni politiche arbitrarie e infondate, la sentenza non ha stabilito, ne' poteva stabilire, alcunche' sulla proprieta' del simbolo e sul suo legittimo uso da parte degli organi del PRI. La Direzione del PRI - conclude la nota - chiedera' anzi all'autorita' giudiziaria di interdire alla associazione cosiddetta "Repubblicani Europei" l'uso del termine repubblicano ed il simbolo costituito da cinque foglie d'edera in quanto l'uno e le altre traggono in inganno gli elettori rispetto all'unico partito, il PRI, legittimato ad usare il simbolo dell'Edera e la parola repubblicano. Del resto, la mancanza di spirito repubblicano dei ricorrenti e' dimostrata dal fatto che essi, usciti dal partito, si sono ripetutamente espressi con affermazioni gravi e diffamatorie verso il partito stesso e i suoi storici dirigenti e si sono oggi legati ad organizzazioni e movimenti politici che con i principi e i valori repubblicani, a cominciare dalla politica estera, non hanno alcun rapporto". E' stato infine dato mandato ai legali di verificare se vi siano gli estremi per una querela per le dichiarazioni rese da Vittorio Dotti il quale all'epoca dei fatti non era iscritto al PRI ed era parlamentare eletto in Forza Italia".

Roma, 17 maggio 2004 (AGI)