La Malfa a La Stampa: "Cacciare Rumsfeld"/Non è un'occupazione coloniale Si stanno distruggendo le basi morali dell'intervento Intervista al presidente del Pri, Giorgio La Malfa, a cura di Andrea di Robilant, pubblicata sulla "Stampa" di domenica 9 maggio. Onorevole La Malfa, Donald Rumsfeld ha chiesto scusa ma non si dimette per i fatti di Abu Ghraib. "E' gravissimo. Se ne deve andare subito. L'amministrazione americana non può non rendersi conto che quello che è successo ad Abu Ghraib toglie ogni legittimità morale all'azione in Iraq. Deve dare una risposta immediata e vigorosa". Altrimenti? "Ci troveremo di fronte ad un'occupazione di stampo coloniale, come quella dei francesi in Indocina. E questo sarebbe insostenibile". Ma il presidente Bush non sembra incline a sacrificare i suoi. "E invece Bush deve trovare la forza di dire: il male si ferma alla mia porta. Se quella forza non la trova, allora che lo mandino via". Come sarebbe? "Ma sì, che venga mandato via alle prossime elezioni e che sia un altro presidente a gestire la vicenda irachena. Certo, sarebbe una tragedia…". Un ricambio attraverso elezioni non è mica una tragedia. "Tragedia nel senso che la più grande potenza del mondo avrebbe dato prova di una straordinaria inadeguatezza politica". Ad alcuni potrà sorprendere tanta fermezza da parte di un politico italiano che è stato tra i principali sostenitori della guerra in Iraq. "La guerra all'Iraq è stata una scommessa coraggiosa e rischiosa per cercare di introdurre la democrazia in quella parte del mondo". Lo pensa ancora oggi? "Sì, io lo penso davvero. Forse c'era una dose di ingenuità e di idealismo da parte degli americani, ma questi sono elementi che fanno parte della tradizione americana che risale e Woodrow Wilson". Con tutto rispetto, non mi pare che i Rumsfeld, i Wolfowitz, i Cheney siano gli eredi della politica idealista di Wilson. "Nell'approccio di Bush avranno anche contato il petrolio e il complesso militar - industriale, non lo nego. Ma noi europei fatichiamo sempre a capire che dietro l'azione americana c'è spesso una dose di idealismo. Che nel caso di Bush è un idealismo anche religioso". Detto questo, alla luce di quel che oggi sappiamo, ritiene che sia stato un errore invadere l'Iraq? "Non lo penso. E' stata un'iniziativa valida, che ha già prodotto risultati positivi nella regione. I cambiamenti in Libia, la prudenza della Siria, la cooperazione dell'Iran - sono davvero sviluppi sconnessi dall'azione americana in Iraq? Solo che adesso l'azione si sta trasformando in un'avventura disperata. Non per gli sviluppi sul terreno, come sostiene la sinistra, ma perché si stanno distruggendo le basi politiche e morali dell'invasione. Ma la guerra porta sempre con sé atrocità, inclusa la tortura. Lei davvero non immaginava che una cosa del genere potesse succedere? "Ma c'è tortura e tortura. Per carità, la tortura è moralmente intollerabile sempre. Ma ci sono casi in cui può essere quanto meno difendibile o giustificabile da chi la compie". Che cosa intende, onorevole La Malfa? "Se si venisse a sapere, per esempio, che per salvare la vita di Aldo Moro gli uomini del generale Dalla Chiesa avessero torturato dei brigatisti, beh, sarebbe moralmente intollerabile, ma da un punto di vista militare si potrebbe quantomeno tentare una spiegazione". E in Iraq? "Tenere al guinzaglio un prigioniero nudo non ha alcuna giustificazione militare. Non è nemmeno tortura: è violenza coloniale, dileggio della dignità umana, un atto che mette la civiltà del Paese invasore al di sotto di quella del Paese che è andato a occupare. Invece, se si vuole portare civiltà, è proprio dalle carceri che bisogna cominciare". Lei guida, assieme a Vittorio Sgarbi, il nuovo Partito della bellezza. Queste sue posizioni sull'Iraq sono condivise dal suo partito? "Direi di sì. Comunque me lo auguro. L'incognita, semmai, riguarda Francesco Cossiga, che del nostro partito è stato il padrino". |