"Corriere della Sera" 8 maggio 2003/Lettera di Giorgio La Malfa a Paolo Mieli

Quella equiparazione tra Israele e il Terzo Reich

Le scrivo, caro Mieli, perché la so da tempo interessato al dibattito attorno al cosiddetto revisionismo storico. Al termine di una conferenza tenuta dal professor Nolte su invito della presidenza del Senato, ho contestato molto duramente alcune sue affermazioni. In realtà ero indignato per le tesi di Nolte, ma ancor più per la slealtà intellettuale del suo modo di argomentare.

A titolo di esempio le trascrivo questa frase: "Se... Israele dovesse cogliere l’occasione... di attuare il "trasferimento" dei palestinesi, desiderato da una forte minoranza della popolazione, l’unico elemento essenziale di differenziazione fra Israele e il Terzo Reich sarebbe "Auschwitz" un evento che aveva come premessa una grande guerra, mentre in Medio Oriente non esiste alcuna analogia in questo senso". Se si reagisce offesi all’accostamento tra Israele e Terzo Reich - che è obbrobrioso - Nolte replicherebbe che qualora Israele non deportasse i palestinesi il suo giudizio muterebbe. Ma nello stesso tempo, occupati a reagire alla tesi principale, si finirebbe per lasciar passare l’affermazione che Auschwitz (che Nolte scrive tra virgolette, penso per insinuare che in fondo si tratta di un episodio che non meriterebbe un particolare rilievo) è spiegabile come un evento causato dalla guerra. E poiché le guerre portano lutti, anche "Auschwitz" fa parte di essi. Così, preoccupati di rigettare l’accostamento fra Israele e il regime nazista, si potrebbe finire per lasciar passare l’idea che il genocidio degli ebrei sia un normale evento bellico. Questo modo di argomentare appare un tradimento della funzione degli intellettuali. Essi debbono contribuire alla chiarezza: possono o forse debbono andare controcorrente, ma devono essere onesti nelle argomentazioni, leali e non insinuanti nel dibattito.