Pubblichiamo il testo completo della lettera di Fusignani che per motivi tecnici non era pervenuto integralmente alla redazione del Sito Non passa volta che, collegandomi al sito del partito, non provi imbarazzo leggendo il "Corsivo del Diavoletto". Essere schierati nel centrodestra non può significare, infatti, abbandonare quel senso critico che ha sempre caratterizzato il PRI e, quindi, non può portarci a rivolgere sempre i nostri strali contro il centro-sinistra (pur se molto spesso giusti e meritati), ignorando completamente le enormi carenze di questa maggioranza di governo (che peraltro mortifica ed umilia la presenza del partito come e più di quanto accadde nell'ULIVO!). Il penultimo "corsivo", pur non essendo il peggiore della serie, mi ha indotto a scrivere queste poche righe. Già il titolo "Rivoluzione e chiarezza" lasciava sottindere quale parte politica fosse ancora additata al pubblico ludibrio, sulla scorta di quell'anticomunismo "fuori tempo massimo" che tanto aggrada all'unico leader comunista occidentale vivente, del quale peraltro siamo (fin troppo) fedelissimi alleati. Chiedere retoricamente ai repubblicani se Che Guevara fosse un rivoluzionario o un eroe è, infatti, operazione demagogica: fu un rivoluzionario e della peggior specie; per intenderci di quelli convinti di avere nelle loro mani le chiavi per la salvezza dell'universo- mondo. Quelli che non avrebbero esitato nemmeno un solo istante ad eliminare il fratello, se lo avessero giudicato in grado di ostacolare il cammino dell'idea. Tant'è che lo stesso movimento pacifista, che pure porta come obbiettivo la PACE, valore assoluto ed universalmente riconosciuto, perde credibilità facendo sfilare nei propri cortei le bandiere con l'immagine del "Che" (che non fu certamente pacifista e che trovò la morte non certo mentre esportava la pace in Bolivia), e quelle rosse con la falce ed il martello che richiamano quel comunismo che, in settant'anni, ha causato più morti di tutti i conflitti del secolo scorso (senza contare le guerre che ha intrapreso e/o sovvenzionato). Detto questo io credo che agli italiani (ed in particolare ai repubblicani) interessi maggiormente sapere, più che le chiacchiere sull'opposizione, i fatti della maggioranza ed i risultati conseguiti dal governo; e questi, francamente, sono ahimè pochini, inutili e (molto spesso) dannosi per il bene comune. Allora, cari amici, mi piacerebbe leggere di tanto in tanto, nell'ironico corsivo, anche qualche spunto di analoga veemenza nei confronti del presidente del consiglio o degli esponenti del governo e della maggioranza (e, anche senza guardare molto per il sottile, credo proprio non manchino i motivi e le occasioni per farlo). Oppure, sempre per stare sulle domande retoriche, come si è fatto per Che Guevara, chiedere se Fini è un conservatore illuminato, un intelligenza sovrastimata (come lo definì Lucio Colletti) o semplicemente un ex (nemmeno tanto) fascista opportunista, troppo frettolosamente sdoganato. E ancora se Berlusconi sia un presidente del consiglio o la sua caricatura; un perseguitato dalla giustizia o un mariolo corruttore di giudici; un difensore della libertà od uno sfruttatore della democrazia; un appassionato riformatore o uno scellerato demolitore della credibilità delle istituzioni; un "unto dal signore" o un "signore che ha unto" chi gli è servito. E, continuando, se Bossi sia un teorico del federalismo o un pericoloso secessionista; un goliardico e cabarettistico capopopolo oppure uno zotico trinariciuto propugnatore di istinti prepolitici primordiali; un difensore della cultura padana o un razzista intollerante, rozzo e ignorante. Vedete, cari amici della maggioranza, pur nella vostra legittima convinzione sulla bontà dell'attuale alleanza, credo che converrete sul come il nostro unico mezzo d'informazione (a proposito che fine ha fatto l'ipotesi de "LA VOCE"?) non possa portare, come purtroppo ha sempre fatto finora, il cervello all'ammasso di una coalizione che, se veramente depositaria di quei valori di libertà e democrazia di cui si fregia (troppo millantanti per essere veri), necessita come non mai di critici severi, fermi ed autorevoli (come solo noi repubblicani sappiamo essere) piuttosto che di servi sciocchi e fedeli (che già abbondano nella variegata fauna politica e mediatica di questo a noi estraneo centrodestra). Mi sarei aspettato anche qualche presa di posizione sulla misera vicenda degli attacchi mossi dal presidente del consiglio ai magistrati; invece l’unico commento, peraltro non nel merito e molto dozzinale, è venuto dal nostro segretario, ma solo per rispondere alle sollecitazioni poste dalla lettera dell’amico Savoldi. Se questa è la posizione del PRI forse era meglio non rispondere; almeno potevano restare dei dubbi sulle nostre capacità di reazione piuttosto che delle conferme sul palese appiattimento politico in atto. Tant’è, ma passerà anche questo periodo, e spero al più presto; e quando sarà passato l’auspicio è di poterlo riguardare, considerando il ricordo di questi difficili anni, come un’inevitabile passaggio che, pur avendo messo a repentaglio l’esistenza stessa del partito, ne ha comunque rafforzato le difese e la coesione. Anche perché, nonostante le divergenze, siamo ancora qui, tutti insieme, a difenderne il nome ed il simbolo che non appartengono ad una maggioranza ancorché legittima, ma appartengono, a pieno titolo e senza retorica, alla storia di questo nostro amato paese. |