Intervista a Bruno Trezza/I problemi della nostra economia appaiono strutturali No ad un Patto che sta soffocando lo sviluppo Il sistema economico italiano deve ritrovare slancio. Lo spiega alla "Voce" Bruno Trezza, responsabile economico del Pri, professore ordinario di Economia Politica presso l'Università di Roma "La Sapienza". Il docente ha vinto il Premio Saint Vincent per l'Economia (1979), ed è autore, tra l'altro, di "Economia e moneta" (il Mulino, 1975) e "Origine e sviluppo delle teorie economiche" (CISU, 1993). Professor Trezza, lei ha partecipato al tavolo economico della Casa delle Libertà come esperto economico del Pri nel vertice che si è svolto a Roma lo scorso 11 luglio. Ci spiega quali temi avete affrontato in questa circostanza? "Ci siamo posti il problema di capire cosa sta succedendo in questa fase e ci siamo resi conto che il vecchio meccanismo di sviluppo non esiste più, e che la priorità è quella di ricostruire la condizione del sistema economico per riprendere slancio. Questo significa fare dei provvedimenti a favore delle imprese e per gli investimenti. Non ci troviamo di fronte ad un problema congiunturale, ma strutturale. Se le cose non vanno la causa deve essere individuata nel fatto che l'Europa, e in particolare l'Italia, non riescono ad essere protagoniste di questa nuova fase. Questa è la prima indicazione del nostro lavoro. Abbiamo studiato l'ipotesi di un provvedimento strutturale sull'Irap a favore delle imprese italiane. Il tavolo economico ha cercato di individuare nelle opere della cosiddetta legge obiettivo quelle più importanti per la ripresa". Quali misure avete individuato oltre alla possibile riduzione dell'Irap? "Ci siamo occupati della logistica delle imprese e del sistema dei trasporti, e abbiamo analizzato gli aspetti giuridici ed amministrativi per accelerare il lavoro delle imprese. Al centro del dibattito c'è stato il problema della competitività". Sulla situazione dei conti pubblici che aspetti avete trattato? "Il problema da affrontare è quello dell'avanzo primario. Non possiamo presentarci con il bilancio al di sopra delle cifre stabilite dal Patto di stabilità. Possiamo farlo solo se lo ‘sfondamento' del 3% è connesso ad una manovra che favorisce il sistema economico e consente il recupero negli anni successivi. Come ultimo argomento ci siamo occupati della gestione della spesa pubblica, e su cosa fare per la gestione del patrimonio e del debito pubblico. Abbiamo toccato il problema delle aliquote fiscali e avevamo chiesto che fosse un provvedimento chiuso, perché molti soldi sarebbero venuti a mancare dal lato delle entrare o delle uscite". Qual è il suo giudizio sul ministro dell'Economia Domenico Siniscalco? "Non dò giudizi. Tutti sanno che Siniscalco è un buon economista. Si tratta di vedere se le scelte che sono state fatte saranno adeguate per la situazione che dobbiamo affrontare. Non conta il giudizio sul ministro, ma la possibilità che ci sia collegialità nelle scelte del governo in economia". La riforma previdenziale è urgente? "Dobbiamo affrontare due problemi: la sanità e le pensioni. Non succede nulla se la riforma viene approvata a settembre o ad ottobre. Sarebbe grave non affrontare il problema previdenziale. Ma dobbiamo essere rapidi nell'affrontare questo problema". Crede che il costo del petrolio debba essere ridotto attraverso la riduzione delle accise per gravare meno sulle imprese? "Il problema generale non riguarda solo il costo del petrolio. E' chiaro che se lo Stato potesse, dovrebbe mettere le mani sui costi energetici: sarebbe positivo perché questi sono eccessivamente alti per l'Italia. Purtroppo, in questi anni, abbiamo proceduto a privatizzazioni e non a liberalizzazioni, spostando le rendite dal settore pubblico ad altri settori. Il problema deve essere affrontato". Lei difende il patto di stabilità? "No, affatto. Il Patto di stabilità è stato fatto in una certa epoca in cui il reddito cresceva al 3%. E quindi è venuto fuori che il deficit non doveva superare il 3%. Il Patto deve diventare più flessibile e deve inserirsi nel dibattito sullo sviluppo. Se abbiamo un Patto che permette alla Bce di avere una politica monetaria, mentre gli Stati Uniti continuano ad avere le mani libere da ogni vincolo, ciò può indurre l'economia europea a restare soffocata". (intervista a cura di l. p.) |