L'intervento dell'onorevole Giorgio La Malfa durante la discussione sulle comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri sulle dimissioni del Ministro dell'economia e delle finanze

"Signor presidente, signor presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il problema economico italiano è certamente molto difficile e complesso. Lo è per le circostanze dell'economia internazionale in questi anni, a partire dalla crisi seguita all'11 settembre 2001 e dalla crisi dei mercati finanziari internazionali; ma lo è anche per una perdita di velocità nello sviluppo economico del nostro Paese, che non è recente - ha inizio tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta - e alla quale si è anche cercato di opporre una difesa attraverso la crescita del debito pubblico, negli anni Ottanta.

In tale situazione, si è posto il problema, negli anni Novanta, dell'unificazione monetaria europea. L'Italia doveva entrare nell'euro, e non poteva non farlo, e in tal modo, in un certo senso, è stata incentivata ad affrontare i suoi problemi finanziari e del debito pubblico. Tuttavia, l'euro comporta una politica largamente restrittiva; l'euro ha abrogato la possibilità di revisione del tasso di cambio della lira; l'euro porta oggi con sé quotazioni troppo alte rispetto a quelle del dollaro; l'euro pesa sulle condizioni generali dell'industria esportatrice dell'Europa, sull'industria italiana e sulle condizioni del nostro Mezzogiorno. Esso non rende più facili i nostri problemi, e tuttavia dobbiamo considerarlo un dato di fatto, con tutte le regole che comporta, alle quali un Paese come il nostro non può sottrarsi.

Per questa lunga serie di circostanze, lontane e vicine, serve uno sforzo straordinario, che ci viene richiesto e sollecitato dal mondo dell'industria e dal mondo del lavoro. Tale invito a uno sforzo straordinario deve essere raccolto dal Governo e dalla maggioranza.

Onorevoli colleghi, larga parte del Parlamento è convinta che il sistema bipolare non abbia alternative, come ha detto il presidente del Consiglio e come diranno anche i colleghi dell'opposizione. Per tale ragione alla nostra maggioranza - e mi rivolgo ad essa - non si pone alcuna alternativa rispetto a quella di ricercare le condizioni per un accordo interno che consenta di completare la legislatura e di sottoporre un bilancio positivo all'esame degli elettori nel 2006.

E dunque, avendo accolto le dimissioni del ministro dell'Economia e delle finanze, avendo il Presidente del Consiglio annunziato ora, nel suo intervento, un interim breve al Ministero dell'economia, avendo egli annunziato la ricerca di una soluzione condivisa, ne segue - e mi rivolgo ancora alla maggioranza - che bisogna cogliere l'occasione, come il presidente ha detto, per un aggiornamento dell'agenda di Governo e per un completamento e arricchimento della squadra di Governo.

Io sono convinto che questo sforzo non abbia alternative, che noi consegneremmo alle elezioni e a chi vincesse le elezioni una condizione economica molto difficile. Sono convinto che vi siano le condizioni per un rilancio dello sviluppo economico italiano che possa vedere coinvolte le grandi forze sociali del Paese ed è per questo, signor presidente del Consiglio, che mi auguro che la nostra verifica, come la si chiama, abbia pieno successo".

Roma, 14 luglio 2004