La Malfa: sì all'interim lungo, mette fine alle liti

La seguente intervista a Giorgio La Malfa è stata pubblicata sul "Corriere della Sera" del 6 luglio 2004.

"L'interim lungo? Mi sembra un'ottima idea. In questo modo viene risolto il problema alla radice". Giorgio La Malfa difende a spada tratta la scelta berlusconiana di tenersi per sé il ministero dell'Economia fino a riforma fiscale fatta. E a manovra economica impostata. Un entusiasmo dovuto "a ragioni prettamente politiche".

Insomma, per il leader repubblicano c'è prima di tutto la tenuta della coalizione e con Berlusconi superministro "il problema non sussiste più". Si intende quello con la "p" maiuscola, ossia "litigiosità della coalizione". Perché "d'ora in poi la Casa delle Libertà potrà essere più unita e le difficoltà dovranno per forza di cose essere affrontate in modo più collegiale".

In altre parole: "Se c'è Berlusconi che comanda, nessuno, a costo di uno strappo clamoroso, potrà mettersi contro di lui: il premier rappresenta tutti i partiti di governo, non solo Forza Italia". E poi La Malfa non aveva digerito tutta la storia che ha portato alle dimissioni di Temonti, quello che a suo giudizio è stato una sorta di processo indebito e che oltretutto ha fatto fare una pessima figura all'Italia di fronte all'Europa: "Non si chiede la testa del ministro dell'Economia a due giorni dall'Ecofin, come hanno fatto Fini e Follini. E ad An che si lamenta ora dell'interim troppo lungo rispondo: bastava che ci si opponesse alle dimissioni e problema non si sarebbe mai posto".

C'è una questione di fondo che per La Malfa va capita "onde evitare equivoci". E cioè che "il ministro del Tesoro è sempre e comunque un ministro politico". Ecco perché "la soluzione tecnica sarebbe stata la peggiore, non avrebbe retto di fronte alle scelte e alle difficoltà che inevitabilmente si incontrano stando seduti su quella poltrona". Vuol dire quindi che non avrebbe apprezzato neanche la scelta di Mario Monti? "Lo avrei visto benissimo in quel posto. Però non come tecnico ma come ministro istituzionale. Sarebbe stato tutto un altro discorso".

Resta il disaccordo su come An e Udc hanno gestito la vicenda: "Pur avendo un giudizio positivo su Tremonti mi rendevo perfettamente conto che ormai si era logorato. Solo che trovo assurda la soluzione traumatica: avrei preferito l'avvicendamento. Non bisognava mandarlo via in quel modo". E resta comunque il problema sollevato dal conflitto di interessi: "Questo è l'unico punto su cui Berlusconi è criticabile. Certo, però: se ora viene approvata la legge sarà pur meglio di niente. Del resto i problemi non nascono dal fatto che adesso il Cavaliere è anche ministro dell'Economia, ma dal fatto che è presidente del Consiglio".

R. Zuc.