Riccardo Gallo: dare il via al programma di privatizzazioni Il seguente articolo è stato pubblicato su "Il Sole 24 Ore" del 21 luglio 2004. di Riccardo Gallo Il rilancio delle privatizzazioni, in particolare dopo la nomina di Domenico Siniscalco al Ministero dell'Economia, è stato portato alla ribalta su "Il Sole 24-Ore" di domenica scorsa, cui hanno fatto seguito due interventi sul "Corriere della Sera", l'altro ieri e ieri rispettivamente, di Francesco Giavazzi e di Giulio Tremonti, che ha retto il Ministero negli ultimi tre anni. Secondo Giavazzi, per la situazione non facile del debito pubblico l'Italia non può permettersi più uno Stato imprenditore e il nuovo ministro dell'Economia deve superare gli argomenti, talvolta ideologici, che finora hanno frenato le privatizzazioni. Secondo Tremonti, questa tesi non è vera, non ci sono state preclusioni, anzi il Governo può vantare importi record mondiali di privatizzazioni fatte. E il problema semmai è la mancanza in Italia dei fondi pensione. Ad aver riportato la questione all'attenzione (prima che della pubblica opinione, a quella del governo) sono stato io, lunedì 12 luglio al tavolo economico della verifica, in quel momento alla presenza del presidente del Consiglio e del vice premier. Vi ero stato invitato in qualità di tecnico della componente repubblicana della maggioranza. Fino ad oggi per ragioni di riservatezza ho evitato dichiarazioni pubbliche, ma l'autorevolezza di chi poi è intervenuto sul "Corriere" mi consente di precisare i ragionamenti fatti nella verifica. In quell'occasione ho ricordato il legittimo vanto dei Governi di centro-sinistra per le privatizzazioni realizzate negli anni novanta, vanto per certi versi non dissimile da quello odierno di Giulio Tremonti. D'altra parte ho anche ricordato che obbiettivamente l'operatività delle privatizzazioni iniziò nel 1994 con il primo governo Berlusconi, quando il comitato permanente a ciò preposto elaborò un programma organico per il Tesoro e aprì la strada ai successi poi conseguiti in termini di riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil; diminuzione del suo costo; ampliamento del mercato azionario; apertura a investitori esteri; economicità e minor indebitamento delle imprese privatizzate. La questione di fondo tuttavia è che, al di là di tutti i successi, lo Stato italiano detiene ancor oggi il controllo proprietario di quasi tutte le grandi reti di infrastrutture e di servizi, dall'energia (elettrica e gas) alla costruzione e gestione del sistema viario, dal trasporto ferroviario a quello aereo. Uniche eccezioni sono le tlc e le autostrade, privatizzate mi pare con successo. E' stato dimostrato da ricerche internazionali che, insieme alle liberalizzazioni, le privatizzazioni consentono migliori economicità di gestione, minor costo dei prodotti e dei servizi immessi sul mercato, con indubbio vantaggio per le utenze industriali e i consumatori. Obiettivo principale di qualsiasi progetto di modernizzazione di un paese resta perciò quello di migliorare la funzionalità delle infrastrutture. Si potrebbe obiettare che prima occorrerebbe: completare le liberalizzazioni; risanare la gestione delle imprese di Stato da privatizzare; salvaguardare la nazionalità del controllo azionario; istituire i fondi pensione. Tremonti non ha citato le liberalizzazioni, forse perché a suo parere sono sufficienti. La relazione del presidente dell'Antitrust non le lega alle privatizzazioni. Del grado di risanamento delle gestioni non si sa abbastanza. Il vertice delle Ferrovie dello Stato, intanto, è migrato all'aerolinea di bandiera. La prima questione che si è presentata sulla nazionalità del controllo (Edf-Italenergia) a distanza di anni non è stata ancora risolta. Dei fondi pensioni ha già parlato Tremonti. Il Dpef 2002-06 conteneva l'impegno del Governo a studiare la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Il Dpef 2003-06 elencava le operazioni da fare a breve termine, quello 2004-07 era invece molto più generico. Ora si avverte proprio l'esigenza di un nuovo programma di privatizzazioni, che consenta di focalizzare gli ostacoli da superare e sgombri il campo da questioni che potrebbero suonare come alibi, anche per risvegliare i nostri mercati finanziari. Mi sono permesso di segnalare nel corso della verifica quest'esigenza al presidente del Consiglio. Dalla sua reazione traggo motivi di fiducia. Mi aspetto che a breve il competente comitato torni dopo sette mesi a riunirsi presso il ministero dell'Economia. |