Audizione al Senato del Ministro per le Politiche comunitarie, Roma 22 giugno/Si torna a crescere con la strada delle riforme strutturali dei mercati e con il rilancio dell'innovazione Trasformare la strategia di Lisbona in un successo Riproduciamo una sintesi dell'audizione di Giorgio La Malfa, ministro per le Politiche comunitarie, al Senato, 22 giugno 2005. di Giorgio La Malfa L'esito negativo dei referendum in Francia e Olanda e la spaccatura verificatasi al Consiglio europeo del 16 e 17 giugno sul bilancio dell'Ue costituiscono una battuta d'arresto di cui non va sottovalutata la portata, ma nemmeno drammatizzata. E' una "pausa di riflessione" nel processo di integrazione politica, avviato ormai da molti decenni e, come in passato, l'Europa troverà la strada per continuare ad approfondire tale processo. Oggi però il quadro politico europeo è in fase di stallo su tre dei principali dossier dell'Unione: ratifica del trattato costituzionale, prospettive finanziarie e allargamento. Ripartire dall'economia In queste condizioni, se l'Europa vuole ripartire, deve farlo dall'economia. Ciò risponderebbe alle preoccupazioni e alle aspettative dei cittadini europei – quelle che, in ultima analisi, hanno portato francesi e olandesi a rigettare il trattato costituzionale. Alcuni sondaggi effettuati di recente da Eurobarometro lo confermano: tre europei su quattro definiscono "grave" (bad) la situazione dell'occupazione nei rispettivi paesi e due su tre vedono la situazione economica generale negli stessi termini negativi. Un'altra indagine, sempre di Eurobarometro, pubblicata pochi giorni prima dei referendum, aveva confermato che le principali preoccupazioni degli europei riguardano proprio l'occupazione e lo stato delle economie nazionali. E' quindi più urgente che mai trovare una risposta comune alle difficoltà che affliggono l'economia del continente e la fiducia degli europei attraverso lo strumento migliore oggi a nostra disposizione: la strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione. Nel rilanciare la strategia di Lisbona - avviata nel 2000 dal Consiglio europeo allo scopo di rendere l'Europa l'area economica più dinamica e competitiva al mondo entro il 2010 – il Consiglio Ue, nel marzo scorso, ha previsto che ogni paese realizzi un proprio piano nazionale triennale per la crescita e l'occupazione in base ai propri bisogni specifici. I piani, che dovranno essere predisposti in base a linee direttrici integrate (macroeconomiche, microeconomiche e di occupazione) coinvolgendo le istruzioni pubbliche, a livello centrale e regionale, le parti sociali e il Parlamento, dovranno contenere la strategia da attuare nel triennio 2005-2008 per il rilancio della crescita e dell'occupazione ed essere presentati alla Commissione Ue entro il 15 ottobre 2006. L'esecutivo europeo, dal canto suo, presenterà un programma che comprenderà l'insieme delle azioni da intraprendere a livello comunitario. Colloqui con Barroso Indicato dal Governo come coordinatore del piano italiano per la strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione, ne ho discusso con il presidente della Commissione Barroso e con il commissario all'industria e alle imprese Verheugen e dal 19 al 21 luglio accoglieremo i rappresentanti dell'esecutivo Ue che verranno a spiegare le linee strategiche adottate per il programma di Lisbona. La posta in palio è altissima. Nel clima di incertezza, che contraddistingue il processo di ratifica del trattato costituzionale - così come le prospettive finanziarie e l'allargamento - il rilancio della crescita e dell'occupazione rappresenta la sfida più importante che l'Europa si trova oggi ad affrontare. E per noi italiani la posta in palio è ancora più alta. Il nostro Paese è stato particolarmente colpito da vari fattori congiunturali: l'apprezzamento dell'euro, l'aumento del prezzo del petrolio, l'ingresso sui mercati di nuovi Paesi, nei confronti dei quali, data la nostra specializzazione produttiva, siamo particolarmente vulnerabili. Con una politica monetaria concentrata sulla stabilità dei prezzi e una politica fiscale dai margini di manovra ridotti al lumicino, per tornare a crescere non abbiamo altra scelta che imboccare con la massima decisione la strada delle riforme strutturali dei mercati e il rilancio dell'innovazione. Il compito che ci attende è molto impegnativo e richiede una mobilitazione delle migliori energie del Paese, unita ad un grande coraggio politico di maggioranza e di opposizione, per recuperare terreno, ridare slancio e vigore alla nostra crescita economica e aumentare l'occupazione. Occorrono, naturalmente, anche risorse da investire, a livello nazionale ed europeo. Per tale motivo, è importante l'esito del negoziato, appena riapertosi, sulle prospettive finanziarie dell'Unione per il periodo 2007-2013 e che speriamo possa giungere presto a una conclusione positiva. Strumenti di flessibilità Il Governo italiano è deciso a fare la sua parte. La realizzazione della piena occupazione, in presenza di una rigidità a livello europeo sull'uso degli strumenti monetari e fiscali, impone un ricorso coraggioso, e per certi versi politicamente impervio, agli strumenti tipici di flessibilità, di liberalizzazione, di ricerca dell'aumento di produttività che sono l'essenza del programma di Lisbona. Nello stesso tempo, però, va osservato che la riflessione in corso sul bilancio dell'Unione Europea non potrà non tener conto della necessità di fare del processo di Lisbona un successo. Non avrebbe senso sacrificare all'astratto obiettivo del contenimento della spesa comunitaria le risorse che l'Europa può mettere a disposizione per la ricerca scientifica e tecnologica, la produttività e l'innovazione. Sarebbe un errore se i governi europei nella ricerca delle necessarie risposte che devono essere trovate all'attuale impasse politico, non immaginassero un legame tra le prospettive finanziarie dell'Unione e la strategia di Lisbona. |