Mezzogiorno: nuova proposta/L'impegno dei repubblicani per lo sviluppo del Sud

Un ministero per colmare quel vecchio divario fra le due Italie

La questione meridionale? Questione irrisolta e dunque attuale, visto che la distanza dal Nord resta così marcata da indicare la presenza di un'Italia del Centro-Nord e di un Mezzogiorno, finendo col riproporre il sistema delle "due Italie". I dati mostrano un divario che è stato esposto durante una conferenza stampa, come annunciato dalla "Voce", svoltasi sabato scorso a Reggio Calabria a Palazzo S. Giorgio, promossa dal Partito repubblicano, per illustrare la proposta di legge d'iniziativa del presidente del partito Giorgio La Malfa per l'istituzione di un Ministero per lo sviluppo del Mezzogiorno. Insieme a La Malfa il segretario nazionale del Pri Francesco Nucara, sottosegretario all'Ambiente.

La parola "Mezzogiorno" era già scomparsa dall'ultima finanziaria, sostituita dall'indicazione "zone disagiate", mettendo, ad esempio, allo stesso livello le zone più arretrate e sottosviluppate dell'entroterra ionico e tirrenico con quelle un po' meno floride dello stesso Nordest. La proposta repubblicana intende coprire un gap socio-economico rimasto immutato nel corso di oltre cinquant'anni.

"La differenza permane ­ ha spiegato il presidente del Pri dopo l'introduzione del vicesindaco Giovanni Rizzica ­ ed è aggravata dallo smantellamento di tutti gli strumenti ­ Cassa per il Mezzogiorno, ministero per il coordinamento degli interventi nel Mezzogiorno ­ e le attività dei vari ministeri, come se il problema non esistesse più". I numeri sono stati esposti da La Malfa anche in articoli pubblicati da vari quotidiani: 40% è lo scarto in meno del reddito pro capite delle regioni del Mezzogiorno rispetto all'Italia del Centro Nord: 15.000 euro il Sud rispetto a 25.000 euro del Centro-Nord. Il divario medio non tende a diminuire. Se teniamo conto dei grandi trasferimenti di capitale operati dallo Stato, dobbiamo temere che, in assenza di tali interventi, questo divario aumenterebbe ancora. Inoltre il 64% delle persone in cerca di occupazione appartiene al Sud, mentre la popolazione del Mezzogiorno è soltanto poco più di un terzo della popolazione complessiva dell'Italia. 18% è il tasso di disoccupazione al Sud, contro il 4,5% del Nord. 49% è il tasso di disoccupazione dei giovani del Sud, contro il 14% del Centro-Nord. 10% sono le famiglie del Mezzogiorno che vivono in condizioni di grave disagio, in cui nessun membro del nucleo famigliare ha una occupazione; nell'Italia settentrionale accade soltanto per il 2%. Inoltre i 3/4 delle famiglie povere italiane vivono al Sud, mentre 17 punti percentuali segnano il divario di produttività fra Nord e Sud. "Nei primi anni del dopoguerra - ha sottolineato La Malfa - fu dedicato un grandissimo impegno allo sviluppo del Sud, alla sua potenziale crescita. Ma recentemente si è pensato che, ormai, gli interventi straordinari non fossero più necessari. Insomma si è pensato che per l'Italia meridionale fossero sufficienti le leggi a favore delle zone meno sviluppate e i finanziamenti dell'Unione Europea per le regioni più povere". Oggi, in sostanza, non esiste più un ente di riferimento per il Sud. Alcune risorse sono distribuite dal ministero dell'Economia, altre dal Ministero delle Attività produttive, altre ancora dal Ministero dell'Istruzione. Iniziative per il mezzogiorno sono comprese nelle attività del Ministero delle Infrastrutture o dell'Ambiente, altre infine sono gestite dalle singole Regioni. "Senza un coordinamento - prosegue il presidente del Pri - E anche le risorse messe a disposizione dalla Comunità Europea non sono facilmente utilizzabili". Ciò che manca è uno strumento che consenta di intervenire in maniera programmata, e che sappia provvedere alla crescita complessiva di tutta l'area meridionale, uno strumento giustificato dalle difficoltà economiche del Sud. Che duri finché tali difficoltà esisteranno e che venga sciolto una volta che il Mezzogiorno abbia raggiunto un livello di sviluppo adeguato. Questo strumento può essere soltanto un ministero per lo Sviluppo del Mezzogiorno. Un ministero che amministri le risorse destinate al Sud: quelle risorse che oggi sono gestite disordinatamente da vari Ministeri. Al Ministero per lo Sviluppo del Mezzogiorno andrebbero trasferite: le funzioni in materia di politica delle aree depresse, ora attribuite al Ministero dell'Economia; le funzioni in materia di agevolazioni alle attività produttive e di promozione degli investimenti esteri nelle aree depresse, oggi attribuite al Ministero delle attività produttive; le funzioni di promozione e sostegno della ricerca, oggi attribuite al Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il Ministero dovrebbe occuparsi anche di coordinare la varie iniziative che riguardano il territorio del Sud: strade, ferrovie, scuole, ospedali. Perché non si possono affrontare grandi progetti senza coordinamento fra le Regioni interessate; e di svolgere un compito di vigilanza sulle società a partecipazione pubblica che hanno responsabilità per il Mezzogiorno. Gli interventi pensati dal governo per il Mezzogiorno sono molto spesso frammentari, slegati e per questo motivo probabilmente essi costano più di quanto non rendano: la riconduzione della politica per il Mezzogiorno in un unico centro consentirebbe di razionalizzare gli interventi e renderli più efficaci. Anche rispetto al ponte sullo Stretto La Malfa ha ribadito che si tratta di "una buona idea, ma nel quadro di un insieme di interventi, preso da solo è poco più di un monumento". Il segretario del Pri Francesco Nucara ha posto l'accento sulla mancanza d'attenzione non soltanto politica, ma soprattutto culturale. "Bisogna pensare al Mezzogiorno come risorsa per lo sviluppo del Paese", ha detto Nucara, sottolineando gli interventi più urgenti per un abbassamento del tasso di disoccupazione ed indicando prioritariamente interventi nelle infrastrutture idriche, nelle comunicazioni, nel settore dell'energia, nelle ferrovie dello Stato, nella Ricerca, nel territorio e nella sua valorizzazione. "Obiettivi raggiungibili grazie ad uno strumento efficace, come appunto il Ministero per il Mezzogiorno".