La Malfa a "La Stampa"/Un Ministero per risolvere una questione fondamentale del Paese

Meridione, parte integrante dell'economia nazionale

Il presidente del Pri Giorgio La Malfa è ritornato con un articolo su "La Stampa" di ieri, lunedì 28 giugno, sulla proposta dell'istituzione di un Ministero del Mezzogiorno. La proposta merita una riflessione ed un'attenzione particolare perché va inserita in un piano per lo sviluppo economico del Paese partendo dalle esigenze delle regioni del Sud, che più di tutte denunciano una condizione di ritardo preoccupante. La Malfa, che ha presentato un disegno di legge in merito, ha chiesto al presidente del Consiglio di valutare questa iniziativa, ritenuta fondamentale per una ripresa che tarda a venire, e soprattutto volta a colmare un divario fra le due Italie, oramai insostenibile anche sul fronte internazionale.

di Giorgio La Malfa

Il reddito medio delle regioni meridionali è di un terzo più basso di quello del Centro-Nord. La disoccupazione, che nel Centro-Nord è inferiore al 5%, sale al 16% nel Sud. Quella giovanile è del 14% nel Centro-Nord e sfiora il 50% nel Mezzogiorno. Tre quarti delle famiglie povere vive nel Sud. La dotazione infrastrutturale delle regioni meridionali - si tratti di ferrovie, di acqua, di telecomunicazioni - sta fra la metà e un terzo di quella del Centro-Nord. Solo il 6% della spesa per la ricerca scientifica ha luogo nel Mezzogiorno.

Quando uno esamina questi ed altri dati si rende conto, come ha scritto in un recente libro Luigi De Rosa, che, a quasi centocinquant'anni dall'Unità nazionale, "la questione meridionale (...) è ancora lì di traverso a ritardare e a complicare il cammino del Paese verso un'unità compiuta e reale e verso una modernizzazione più solida ed omogenea". Dopo avere riflettuto a lungo su questi temi, sono giunto alla conclusione che l'abolizione dell'intervento straordinario negli anni '90 prima e la successiva dispersione delle risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno fra vari ministeri sono stati un errore molto grave.

Per questa ragione ho presentato in parlamento, un mese fa, una proposta di legge che ha per oggetto la istituzione di un ministero per lo Sviluppo del Mezzogiorno. In quel momento nessuna forza politica aveva messo a fuoco la questione in questi termini. Da questo punto di vista è positivo il fatto che nella revisione del programma di governo che ha luogo in questi giorni si stia facendo strada l'idea di muovere in questa direzione.

A condizione, però, d'impostare bene il problema. Non si tratta soltanto di accorpare in un'unica mano la gestione dei fondi attualmente dispersi fra vari ministeri. Così concepita la costituzione di un ministero per il Mezzogiorno significherebbe soltanto la concentrazione nelle mani di una delle forze che compongono l'attuale maggioranza di un notevole potere specifico di gestione. Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno non è un semplice problema di gestione delle risorse disponibili.

Il problema è che la questione meridionale è parte integrante ed inscindibile della politica economica nazionale, si tratta di riuscire a sviluppare le complementarietà fra il Nord e il Sud. A questo fine è particolarmente importante che il ministro per il Mezzogiorno, accanto all'amministrazione dei fondi disponibili, abbia un compito di coordinamento, in seno al CIPE, dell'operato di tutti i ministeri - dalle infrastrutture alla scuola - i cui programmi influenzano il territorio nazionale. Esso inoltre dovrebbe assumere il compito, pur nel rispetto della loro autonomia costituzionale, del coordinamento dell'opera delle regioni meridionali.

Ma un Paese moderno non può entrare nel XXI secolo con un atteggiamento rinunciatario rispetto a una questione di questa portata. Una buona impostazione di questo problema sarebbe un fondamentale titolo di merito per il governo.