Convegno Parco Nazionale del Cilento/ Sala Conferenza della Diga dell’Alento sabato 14 giugno 2003

"Acqua bene comune dell’umanità"

Intervento del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente On. Francesco Nucara

L'acqua è un bene comune dell’umanità, insostituibile fonte di vita, bene maltrattato, dilapidato, bene sempre più raro. Non si può non riconoscere la gravità dei problemi. Problemi che non sono soltanto italiani.

Le risorse idriche mondiali sono infatti dappertutto in uno stato disastroso a causa di inquinamento, contaminazioni e sperperi.

Il problema riguarda l’intero pianeta.

In Italia non esiste un problema di carenza di acqua, ma certamente una grave situazione legata ad una cattiva distribuzione, ineguale, inefficace ed irrazionale.

La qualità e la distribuzione della risorsa "acqua" rimane inadeguata ed insufficiente in molte zone del territorio che vivono in condizioni di vero e proprio "stress" idrico.

Forte è il contrasto tra zone dove la carenza di acqua resta un problema di vissuto quotidiano e zone dove gli sperperi, dovuti ad un’agricoltura estensiva, ad attività industriali inquinanti, ad usi domestici-privati irragionevoli, si traducono in una dilapidazione del patrimonio idrico nazionale.

Il nostro Paese presenta, secondo alcuni dati forniti dall’OCSE, le condizioni peggiori nell’ambito dell’Unione Europea: maggior prelievo pro capite di tutta la comunità, maggior prelievo per usi domestici, elevato rapporto tra acqua prelevata e disponibilità della risorsa, consumi d’acqua tra i più alti per ettaro irrigato, tra i peggiori indici di consumo di acqua per unità di prodotto industriale.

Le risorse idriche del Paese versano, dunque, in uno stato di criticità, che riguarda sia gli aspetti qualitativi sia quelli quantitativi.

Le cause dell’insufficiente livello di tutela qualitativo sono collegate al ritardo e all’incompletezza nell’attuazione di "vecchie" direttive comunitarie in materia di tutela della qualità delle acque. Tali inadempienze hanno portato ad una condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea.

Per evitare altre infrazioni, l’Italia deve provvedere al recepimento della Direttiva 2000/60/CE, che amplia i campi di applicazione della protezione delle risorse idriche, nell’ambito degli obiettivi più complessivi della politica ambientale dell’Unione che deve contribuire a perseguire la salvaguardia, la tutela, e il miglioramento della qualità ambientale, nonché l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali e che deve essere fondata sui principi di precauzione e dell’azione preventiva.

Entro il 2015 dovremo saper recuperare il tempo perduto e conseguire come chiede l’Unione Europea un buono stato delle acque superficiali e sotterranee.

La criticità riguarda anche lo stato di tutela quantitativo ed è stata determinata dall’incidenza negativa dell’apporto pluviometrico diminuito negli ultimi trenta anni del 30%, dall' inadeguatezza delle strutture e da inefficienze gestionali. Pensiamo ad esempio allo spreco derivante dalle perdite degli acquedotti che sono generalmente dell’ordine del 30%.

Occorre quindi riportare le perdite medie degli acquedotti italiani ai livelli europei. Ciò potrebbe significare un aumento medio della disponibilità di risorsa di circa il 30% sul territorio nazionale.

Per intervenire adeguatamente si deve necessariamente ricorrere allo strumento normativo.

Le questioni da affrontare sono l’adeguamento agli obblighi comunitari delle disposizioni del decreto legislativo n. 152 del 1999 e l’aggiornamento della legge 36 del 1994 che contiene in sé le principali condizioni per creare un servizio idrico efficiente.

Il Ministero dell’Ambiente e quello delle infrastrutture hanno avviato la definizione di accordi di programma fra alcune regioni per rendere possibile il trasferimento di acqua come previsto dall’art. 17 della legge Galli.

Grande importanza per il sistema idrico italiano riveste poi l’attuazione del complesso programma di interventi e infrastrutture mirati a risolvere la situazione di "emergenza" nel Mezzogiorno per uso potabile, irriguo e industriale, individuato con deliberazione CIPE N. 121 del 21 dicembre 2001, per dare attuazione alla cosiddetta "legge obiettivo".

Si tratta di 62 interventi, 7 dei quali riguardano la Regione Campania ed in particolare:

L’adeguamento della ripartitrice principale dell’acquedotto campano;

Il miglioramento e il completamento del sistema di ripartizione primaria dell’acquedotto campano;

Il completamento dello schema della Campania Occidentale. Alimentazione area Flegrea e Basso Volturno;

Adeguamento direttrice principale dell’acquedotto del Sarno;

Completamento acquedotto salernitano;

Sistema di adduzione principale alla città di Napoli;

Sistema irriguo della Campania occidentale – Piano del Sele.

Anche il Ministero delle Politiche agricole e forestali ha predisposto un programma di interventi che mirano al recupero e all’oculata gestione delle risorse idriche esistenti e all’accrescimento ove possibile delle risorse disponibili, e la cui copertura finanziaria è in parte già garantita.

Il Ministero dell'Ambiente ha, inoltre, avviato la definizione con singole regioni di Accordi di programma quadro, in materia di gestione delle risorse idriche e di tutela delle acque, che consentono di definire le priorità, gli obiettivi, i ruoli, le azioni, le risorse impiegabili.

I fondi destinati all’accordo di Programma con la Regione Campania ammontano complessivamente a 39.177.525 Euro.

La bozza di Accordo predisposta dal Ministero dell'Ambiente evidenzia:

il quadro degli obiettivi e le azioni per la tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, gli interventi urgenti per la realizzazione di grandi opere di approvvigionamento idrico, gli interventi urgenti per la realizzazione del "programma nazionale dell’approvvigionamento idrico in agricoltura e lo sviluppo dell’irrigazione", gli interventi urgenti di approvvigionamento per la tutela dei corpi idrici sotterranei e superficiali finalizzati al ripristino e alla tutela dei corpi pregiati, per il riutilizzo delle acque reflue depurate per la tutela e gestione delle risorse idriche nelle isole minori per la riduzione degli scarichi di sostanze pericolose ed interventi di monitoraggio e pianificazione.

Le risorse immediatamente disponibili da parte del Ministero dell’Ambiente sulla base della bozza di Accordo di Programma Quadro elaborata dal Servizio per la Tutela delle Acque Interne sono così destinate:

Euro 26.379.009 destinate al monitoraggio e ad interventi nel settore fognario depurativo provenienti dalla legge 426 del 1998 per le annualità dal 2001 al 2004;

Euro 11.930.158 previste dall’art. 144 della legge 388/2000 come impegno quindicennale;

Euro 868.358 provenienti dalla misura 2 del Programma di attività per il fondo Sviluppo Sostenibile di cui all’art. 109 della legge 388/2000 che possono essere destinate alla riduzione degli scarichi di sostanze pericolose o al riutilizzo della acque reflue.

Tuttavia la Regione Campania è tra quelle che non hanno ancora sottoscritto l’Accordo di programma con il Ministero, il quale ne ha più volte sollecitato la definizione.

La Regione, proprio nei giorni scorsi, ha completamente stravolto la bozza predisposta dal Ministero prevedendo interventi per complessivi 257 milioni di euro di cui 20 milioni da prelevare nel fondo previsto dalla legge 426/98 e 174 milioni dalla delibera Cipe 36 del 2002 relativa ai Fondi sulle aree depresse e 63 milioni da Fondi privati.

La nuova proposta della Regione prevede la realizzazione di solo 6 opere finalizzate ad interventi urgenti in materia di fognatura e depurazione, ma che non affrontano strutturalmente il problema della tutela delle acque e della gestione integrata della risorsa idrica.

La Regione con questa sua controproposta sembra non interessarsi proprio al problema dell’approvvigionamento idrico che affligge gran parte del territorio campano e per il quale non è previsto nessun tipo di intervento.

Per trovare una soluzione di compromesso, proprio in questi giorni, è in atto una trattativa tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione

Mi auguro che, per il bene delle popolazioni campane, si faccia presto.

E’ passato infatti oltre un anno da quando a maggio dell’anno scorso è stata redatta la prima bozza di Accordo Quadro e molto tempo è passato prima che fossero trasmessi i Programmi stralcio degli Ambiti Territoriali Ottimali Campani consegnati soltanto ad Aprile.

I problemi rimangono tutti nella loro gravità e la pianificazione degli usi delle risorse idriche per i prossimi anni è una necessità inderogabile alla quale il Governo e gli Enti territoriali, Regioni in primo luogo devono porre rimedio.

Per quanto mi riguarda, sono quotidianamente impegnato su questo fronte sia come uomo di governo che come uomo del Mezzogiorno. Il Ministero dell’Ambiente è riferimento utile per la risoluzione di questi gravi problemi. Noi siamo pronti a fare il nostro dovere per lo sviluppo civile, sociale ed economico del nostro Paese e del nostro Mezzogiorno; confidiamo nella collaborazione di tutte le istituzioni interessate.