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Lettera di Giorgio La Malfa pubblicata sul "Giornale di Sicilia" del 16 giugno 2003 "Mio padre ricevette molte delusioni da sinistra e dal sindacato" La seguente lettera è una risposta a due lettere critiche apparse sul "Giornale di Sicilia" dello stesso giorno. Caro direttore, ho ricevuto dalla Sicilia molte manifestazioni di apprezzamento per avere ricordato, in occasione del Centenario della nascita di mio padre, le sue origini palermitane e per avere organizzato, attorno a questo evento, una serie di convegni che hanno visto la presenza del presidente del Senato, del presidente del Consiglio, del ministro dell’Economia e di altre personalità politiche e di studiosi. Ma non tutte le reazioni sono positive. Vi sono anche reazioni critiche come quelle che risultano dalle due lettere che lei mi ha trasmesso e che Il Giornale di Sicilia pubblica oggi. In realtà non capisco l’obiezione dell’ingegner Tarantola: se egli ritiene che il problema del Mezzogiorno è tuttora un problema aperto e difficile, allora dovrebbe apprezzare il fatto che, nell’occasione del Centenario, il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia, in particolare, abbiano colto l’occasione per riaffermare la centralità del problema del Mezzogiorno. Naturalmente le parole in sé non bastano. Servono i fatti, ma gli impegni, cioè le parole, sono la premessa necessaria dei fatti. E sulla base di esse, cercheremo di esercitare una pressione politica perché effettivamente sia dato al Mezzogiorno e alla Sicilia ciò cui essi hanno diritto. Quanto al secondo lettore, è vero che mio padre ha intessuto con la sinistra un lungo dialogo, ma gli ricordo che la sinistra gli ha dato certamente più delusioni che consensi: basta pensare al voto negativo del Pci sull’ingresso dell’Italia nel Sistema Monetario Europeo che fu l’ultima grande battaglia politico parlamentare di mio padre alla fine del 1978, voto negativo che lo portò a concludere che il Pci di Berlinguer non aveva il coraggio di scegliere definitivamente una posizione "occidentale". Quanto al sindacato, mio padre non riuscì mai a convincere, non solo la Cgil, ma anche la Cisl e la stessa Uil, sulla importanza, ai fini della piena occupazione e del miglioramento delle condizioni del Mezzogiorno, della politica dei redditi e dovette constatare amaramente che il sindacato preferiva battersi per il miglioramento delle condizioni di vita degli occupati che non per l'allargamento della base produttiva e quindi dell’occupazione dei disoccupati. Quanto alle bandiere repubblicane, esse sono rosse come le camicie dei garibaldini, non come le bandiere del partito comunista. Noi che abbiamo difeso il partito repubblicano ne siamo orgogliosi proprio perché siamo consapevoli di questa origine. Vorremmo che lo fossero anche quanti, in questi anni, hanno pensato di "rifugiarsi" nei grandi partiti alla ricerca di una comoda professione sindacale o politica. Noi non lo abbiamo fatto ed è per questo che possiamo continuare a scegliere quelle che a noi sembrano le strade per rispondere meglio ai problemi del Paese. |