Intervista a Domenico Nania/L'evoluzione della destra che ha raccolto l'eredità di Tatarella

Come passai dal "Santo Manganello" alla svolta di Fini

di Riccardo Bruno

"Lei vuole sapere come si diventa di destra? Bene, glielo racconto: l'11 novembre 1961 a Kindu, nell'ex Congo belga, vennero trucidati tredici aviatori italiani della 46ma Aerobrigata di stanza a Pisa. Facevano parte del contingente dell'ONU inviato a ristabilire l'ordine in un paese devastato dalla guerra intestina. La notizia della tragedia arrivò in Italia e vi fu un ondata di commozione e rabbia. E cosa successe? La sinistra non fece niente, la destra cavalcò la protesta". Il senatore Domenico Nania, il responsabile per le Riforme istituzionali di Alleanza Nazionale, vice presidente della giunta per le elezioni, all'epoca aveva 12 anni. "E' così che iniziò il mio impegno politico, per protestare la mia indignazione per l'orgoglio nazionale ferito".

Allora Lei approdò al Msi per un sentimento di nazionalismo spinto?

Le dice niente Mazzini? Io sono nato a Barcellona Pollo di Gotta, in provincia di Messina, l'Italia per me era tutto, perché se non c'era l'Italia c'erano i Borboni. E l'organizzazione giovanile del Msi si chiamava allora la "Giovine Italia", come la prima organizzazione mazziniana. Erano cose che si erano studiate già alle elementari, per me fu un richiamo irresistibile.

Beh, a dodici anni si poteva ancora giocare con i soldatini.

Vero, ma l'impressione per quegli aviatori massacrati fu enorme e anche il senso di impotenza. Sono eventi che ti si sbattono in faccia la realtà ed il mondo per quello che sono. Se hai la sensibilità giusta ti fanno crescere subito.

Una scintilla emotiva, insomma, che l'ha spinta a destra.

Senta, io allora a Barcellona mi ricordo solo la sinistra e la destra che si fronteggiavano, c'era un professore repubblicano pacciardiano che mi voleva nella Nuova Repubblica e, a pensarci, ci dovevano pure essere dei democristiani, ma chi li ha mai visti? La sinistra era estranea ad ogni senso di identità nazionale. Capisce la parola? Estranea. Il fatto che erano stati ammazzati dei militari italiani in Congo sembrava non gli interessasse. Nemmeno fossero delle truppe di occupazione, invece che i rappresentanti delle Nazioni Unite".

Almeno da allora la sinistra è cambiata, veda i pianti per Nassiriya.

Lasciamo perdere. Comunque è vero le cose cambiano. Ha visto? C'è Capezzone che mi fa lo sciopero della fame per il 3% al Senato della lista della Rosa del Pugno. Una volta lo sciopero della fame era esclusiva prerogativa di Pannella.

Ma la sinistra a cui si riferisce lei era quella marxista, immagino, non quella radicale…

Sì certo, da noi poi all'epoca c'erano ancora i marxisti leninisti, i maoisti, una tensione continua. Una volta entrato nella Giovine Italia, non c'era più scampo, eri segnato. Sei anni dopo da Kindu lo scontro fisico era diventato una routine quotidiana. Fortunatamente a Messina non si raggiunsero mai eccessi mortali, forse anche perché la provincia italiana è più umana ed umanizzante. In compenso il contatto era continuo, e se alle 8 ti salutavi al bar con i rossi e magari facevi due chiacchiere e ci scherzavi pure, alle 13 ti prendevi a pugni e a calci davanti alla scuola.

Non posso dire che lei abbia il fisico di un molosso…

E' vero, ma io non amavo lo scontro fisico, e non mi piacevano coloro che lo teorizzavano.

Nemmeno fra i suoi compagni di partito?

Mica me li vorrà chiamare compagni? Scherzo. Soprattutto con i miei compagni: io non ho mai creduto nella violenza. Nella violenza ci credevano i marxisti. Ricorda? "La violenza è la leva della storia". Io volevo la conquista del consenso.

Beh, il fascismo con la violenza non scherzava.

Fino ad un certo punto. La differenza fondamentale fra l'esperienza fascista e quella sovietica è che la prima si preoccupava di conquistare il consenso delle masse, usando ogni mezzo magari, la seconda invece era stata una frazione di minoranza che aveva, tramite l'appoggio dell'esercito, chiuso il parlamento, la Duma e poi si era imposta con l'Armata rossa nella guerra civile.

Di fatto anche Mussolini chiuse il parlamento.

Ma senza la guerra civile. Ovvero la stragrande maggioranza degli italiani era con lui. Fortunatamente De Felice è riuscito a ricostruire una pagina della storia che si sarebbe preferito oscurare e dimenticare. Guardi che è la storia del nostro paese, mica la mia.

C'era chi si opponeva.

Pochini, a dire la verità. Quando Mussolini prende Addis Abeba, la segreteria del Pci in esilio è costretta a congratularsi, c'è il documento.

Insomma il fascismo non è stato un male assoluto?

Chi l'ha detto? Il razzismo, l'antisemitismo, determinati comportamenti del fascismo lo sono stati, certo, ma il fascismo è stata una reazione ed anche una rivoluzione e va valutato in tutta la sua complessità come un evento storico ormai superato.

Ma al Msi ne avevate il mito?

C'era una componente politica interna al Msi nostalgica e reducistica, quella che scriveva sui muri "ritorneremo" e che diceva "quando c'era lui", ma io che nel ‘68 avevo 18 anni, che nostalgia potevo provare; e, se vede, i giovani missini erano dei ribelli, non dei nostalgici.

Ecco, giusto il '68: come lo avete vissuto a destra?

Come una cosa nostra. "Esigiamo l'impossibile", il maggio francese. Ci ricordava il futurismo, Marinetti, il "Selvaggio" di Curzio Malaparte. Mi spiega come era possibile che la sinistra con la Russia che da lì ad un anno avrebbe mandato i carri armati a Praga, potesse sostenere che "la fantasia" doveva andare al potere? Al potere ci andavano i burocrati di Mosca ed i loro sottopancia!"

Non voglio essere molesto, ma devo dirle che la mia impressione è che, più che il "Selvaggio", i giovani fascisti che conobbi io avevano in testa il manganello.

E in parte era così: gli animi si scaldano ed è più facile trovare gente che ha voglia di venire alle mani. Per me era un errore, e che devo dirle? Mi piaceva più il ragionamento. Per distinguersi dalla massa, mica si usa la forza bruta: si usa la testa. E sa cosa feci già dal '66 a Barcellona? Una rivista satirica, "Il Santo Manganello", che raffigurava un robot manganellatore e nei contenuti criticava questi comportamenti .

Dileggiavate il mito dello squadrismo, insomma?

Si, esatto e il giornale lo spedivamo pure alla federazione di Roma.

E vi hanno preso a manganellate?

Ma che sciocchezza. Nel Msi le idee circolavano, che crede? Anzi le dico di più, io vengo eletto nell'87 e Tatarella mi invita a fare una manifestazione a Bari. Ero giusto una matricola e tanta attenzione da parte di una personalità di prestigio del partito, mi colpì. Pensai perfino che non sapesse più chi invitare, o che so io. Poi quando arrivo in albergo a Bari, mi trovo un pacco in portineria con dentro tutte le copie de "Il Santo Manganello". Nemmeno io le avevo più. Le aveva conservate Tatarella per me. Tatarella era stato il precursore di un salto di mentalità politica necessario.

Allora forse incominciamo a centrare l'identità più stretta di Alleanza Nazionale: il patriottismo, lo strappo dalla nostalgia fascista. Ma non capisco se siete più dei ribelli o dei conservatori.

Ma quando ci si misura con i problemi del paese e si vuole avere successo, è difficile tracciare un confine netto. Guardi l'esperienza di Blair. Egli mantiene il corpo politico della tradizione laburista, ma pure adotta un programma conservatore. E questa ambiguità, dosata con una certa saggezza, è la ragione del successo dell'Inghilterra di questi anni. E Mussolini, precedentemente? Aveva innescato nel corpo di una borghesia liberale italiana ormai esangue, lo spirito della dittatura, e le due cose avevano funzionato, per un certo periodo, almeno.

Il paragone fra Blair e Mussolini, non sarà troppo azzardato?

Allora ne azzardo ancora un altro per farle capire la rottura nostalgica che si celebrò nel Msi e come fu preparata. Sa come mi sembravano questi reduci di Salò che scrivevano sui muri "ritorneremo"? Come dei vecchi che avevano perso il potere e se lo volevano riprendere. E sa a chi assomigliano? Ai neo centristi di oggi che vogliono rifare la Dc, la via di mezzo o quant'altro. Il potere si prende e si perde, questa è la democrazia, no? L'idea che ci sia una forza che debba conservarlo per sempre, o prolungare la sua permanenza al potere infinitamente, è inaccettabile.

Ma il Msi di quegli anni che cosa voleva davvero? Sovvertire lo Stato, reinstaurare il fascismo o lo scontro di piazza?

Intanto voleva opporsi alla sinistra che calpestava ogni identità nazionale, questo è il primo punto. Ed è una questione culturale, non fisica. Lei conosce la polemica di Togliatti su Mazzini "anticipatore" del fascismo? Non era mica perché Mazzini era davvero il punto di riferimento ideale del fascismo, lo era solo di alcuni: lo era invece perché Mazzini aveva un'idea nazionale e loro l'avevano internazionale. La nazione nel comunismo non esiste, esiste solo il partito sovranazionale, che è poi quello sovietico. Aggiungo: c'era un gusto e un orgoglio romantico di essere uomini controcorrente, schierati dalla parte dei perdenti, degli irriducibili, in sostanza.

Mi fa pensare a Rauti.

A me venivate in mente voi repubblicani. Comunque Rauti ha avuto percorsi complessi. Io frequentai in qualche occasione Ordine Nuovo ai tempi della fuoriuscita dal Msi, ma mi sembrava davvero la caricatura della destra che veniva fatta dalla sinistra, con tanto di allusioni simboliche al nazismo. Poi Rauti rientrò nel Msi e ci scavalcò tutti a sinistra, con l'apertura sociale, ma in entrambi i casi non ci ha mai convinti.

Ma questa destra nazionale italiana, non rischia di essere isolata in Europa per le sue troppe particolarità?

No. Perché noi vogliamo fare parte di un polo che si contrappone a quello socialista, dove ci stanno i gaullisti francesi, così come Aznar, o la Cdu tedesca, i conservatori britannici. Ognuno con le sue specificità, e con un programma politico comune.

E quindi la proposta di Federazione di Berlusconi vi interessa.

Non in quanto è di Berlusconi. A noi interessa il progetto di una federazione di forze, dal Pri a Forza Italia, all'Udc, se ci sta, capace di fare una proposta politica moderata e di buon senso al paese e formare un governo dignitoso, cosa che non mi pare si possa dire dell'attuale.

Nania è un bipolarista convinto, dunque?

Bipolarista, certo, non bipartitista però, non facciamo confusione e soprattutto non si pretenda sottomissione. Per nessuno.