Un articolo di Giovanni Postorino sul tema delle alleanze/Risposta all’analisi di Roberto Penna sull’intesa tra le forze liberaldemocratiche

Un dialogo da condurre senza pregiudizi

Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare l’amico Roberto Penna durante le giornate di studio che si sono tenute a Chianciano il mese scorso. Tuttavia non mi sento di condividere le perplessità avanzate in un suo recente intervento sulla Voce, in vista del Congresso, sul tema delle alleanze. Provo in amicizia a spiegare il perché di questo mio dissenso.

A mio avviso, i tanti problemi irrisolti della politica economica, delle questioni istituzionali, della ricerca scientifica, ecc., che da oltre un decennio sono sempre gli stessi, non trovano risposta adeguata, come ho più volte sostenuto, anche nel Consiglio Nazionale del 9 luglio scorso, perché nel panorama politico italiano non vi è una forza veramente liberal-democratica e riformatrice, né all’esterno né all’interno dei due poli, che si faccia interprete di quei problemi e cerchi con concretezza e lungimiranza di affrontarli e risolverli. Il PRI secondo me può essere, come spesso in passato è stato, questa forza, solo che risulta numericamente poco rilevante.

Occorre allora compiere una riflessione. L’alleanza di centrodestra non soddisfa ma non si può, per questo, prospettare, a mio avviso, un accordo a breve con le forze che compongono il variegato, folto e litigiosissimo schieramento della sinistra. Qual è allora l’unica soluzione visto che siamo una forza minoritaria che difficilmente riesce a far sentire la propria voce e che, stante l’attuale sistema elettorale, non vi è spazio per azioni politiche isolate? Secondo me, la risposta è giungere ad un’intesa politica che risulti dall’incontro tra partiti e movimenti liberal-democratici, radicali e social-democratici. Un’intesa basata su un insieme di principi e valori e su linee di politica economia, di politica estera, di politica sociale, ecc., spesso del tutto simili.

Si potrà così giungere ad un’alleanza che agendo all’interno della Casa delle Libertà riequilibri il centrodestra verso posizioni liberali e laiche a scapito di quelle stataliste, conservatrici e filo-clericali che troppo spesso lo guidano (pensiamo ai referendum sulla PMA e alla decisione del Governo di costituirsi davanti alla Consulta). L’alleanza tra repubblicani, socialisti, radicali e liberali può giungere a questo risultato.

Su due aspetti non bisogna prescindere per evitare che il tavolo salti prematuramente. Da una parte un’intesa è possibile solo se è frutto dell’incontro tra partiti disposti a superare le proprie pregiudiziali paralizzanti ed obsolete. Di certo non può essere, come non è stato né sarà mai, il derivato di contingenze elettorali o di accordi stretti con singole personalità. Dall’altra, il dialogo deve tendere verso la definizione di una piattaforma programmatica condivisa e delineare precise tappe politiche ed elettorali. In questo modo si può arginare il rischio concreto che i giochi elettorali e i personalismi riducano in frantumi tutto il progetto.

Alle riserve espresse dall’amico Penna nei confronti di questa soluzione, "…stiamo attenti, perché esiste effettivamente il rischio che da un’operazione politica come quella della Casa Laica, i soli a guadagnare in termini di visibilità e forse di consenso elettorale, saranno i socialisti, a scapito nostro e anche di altre componenti…", rispondo che non è affatto logica conseguenza che un’alleanza porti vantaggi per i soli esponenti socialisti. Un rischio del genere può essere del tutto scongiurato se è proprio il Partito Repubblicano a farsi promotore dell’intesa. In questo caso infatti il PRI non sarebbe semplicemente un "invitato" alla Casa Laica, non sarebbe un comprimario ma un attore principale di questa iniziativa politica. E la differenza è evidente. "…Preferisco continuare ad essere rappresentato da Giorgio La Malfa e Francesco Nucara e non vorrei che un giorno Gianni De Michelis o Bobo Craxi facessero i portavoce anche per noi repubblicani…". E chi ha detto che a rappresentare i repubblicani saranno i socialisti, o viceversa? A rappresentare le istanze dei repubblicani saranno sempre e comunque i dirigenti repubblicani. Siamo alleati della Casa delle Libertà, come lo eravamo dell’Ulivo, ma non mi sembra che qualcuno parli o abbia mai parlato anche per conto di noi del PRI. Non è nelle intenzioni di nessuno fondare nuovi partiti che siano l’unione di altri. Qui si tratta di coordinare le proprie iniziative e le proprie azioni politiche, di agire nell’alveo di un’intesa che ci renda tutti più forti e più visibili.

Il dialogo, quindi, con le altre forze laiche va condotto con attenzione ma senza eccessivi timori o pregiudizi. Certo, è più facile distruggere che costruire: il tentativo di realizzare un accordo è faticoso e richiede tempo. Ma a mio avviso vale la pena tentare, per tornare a svolgere un ruolo politico di primo piano.

Giovanni Postorino Consigliere Nazionale PRI