Ratifica del trattato che adotta la Costituzione della Ue: la Camera ha dato il via libera nella seduta di martedì/Le dichiarazioni del presidente del Pri, che ha ricordato il lungo cammino compiuto dal nostro Continente a partire dalle macerie del secondo dopoguerra

"Francesi, tedeschi, italiani e gli altri si innalzeranno a europei" (B. Croce)

Riproduciamo gli interventi parlamentari del presidente del Partito repubblicano Giorgio La Malfa durante "la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Roma il 29 ottobre 2004". Gli interventi sono del 25 gennaio 2005.

di Giorgio La Malfa

Signor Presidente, questo ordine del giorno presenta tre aspetti molto delicati, su cui vorrei richiamare l’attenzione dei colleghi che lo hanno proposto e chiedere loro di riconsiderare la richiesta di porre in votazione tale ordine del giorno. Il primo aspetto riguarda il fatto che l’Unione europea oggi ha al suo interno moltissimi cittadini di orientamento religioso diverso da quello cristiano e si prepara ad intraprendere con la Turchia, che è un paese con un orientamento religioso prevalentemente islamico, un importante negoziato. Se questo Trattato avesse esplicitamente contenuto un riferimento alle radici cristiane, ciò avrebbe reso molto più difficile quel processo di ampliamento dell’Unione europea auspicato dalla maggior parte delle forze politiche di questo Parlamento. La seconda questione è molto delicata e riguarda il fatto che quanto richiesto nel dispositivo dell’ordine del giorno in esame, qualora si dovesse procedere ad una revisione del Trattato, comporterebbe un rischio molto alto, poiché vi sono paesi in cui non è certo che il Trattato verrà approvato. Vuol dire che noi, qualora si dovesse procedere ad una revisione, impegniamo il Governo a non esprimere un voto favorevole se dovesse mancare il riferimento alle radici cristiane? Cioè, vogliamo davvero impegnare il Governo a far fallire un nuovo Trattato europeo qualora non contenga questo riferimento, o immaginiamo che il Governo possa, alla leggera, disconoscere un impegno assunto dal Parlamento con un voto? La terza ed ultima osservazione riguarda il fatto se la posizione del Parlamento possa essere interpretata come una sorta di via libera ad una mancata ratifica da parte di qualche altro paese. Queste sono le tre ragioni per le quali invito il Governo a riflettere molto seriamente sul parere espresso sul presente ordine del giorno. Pur riconoscendo il significato filosofico e religioso che si fornisce a questo riferimento, invito i colleghi a riflettere sulle conseguenze politiche che ne potrebbero derivare (…)

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Signor Presidente, intervengo solo per dire che il primo degli impegni che propone l’ordine del giorno Cima n. 9/5388/5 è accettabilissimo (si riferisce ad una campagna di informazione), mentre tutta la seconda parte, che, come premessa, prevede che il Governo dovrebbe proporre di avviare subito una nuova fase costituente, al fine di introdurre nel Trattato tutte le cose che sono state dette, rappresenta un errore politico (mi rivolgo all’onorevole Boato): non sappiamo se questo Trattato costituzionale verrà approvato dai 25 paesi, proporre già oggi di avviare una nuova fase costituente sarebbe irrealistico e anche dannoso rispetto all’obiettivo. Quindi, pregherei i colleghi Cima e Boato di ritirare la seconda parte dell’ordine del giorno; nel qual caso anche il Governo potrebbe dare parere favorevole alla prima parte. (…)

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Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei corridoi del Parlamento europeo, a Strasburgo, vi sono una serie di fotografie che raffigurano i padri fondatori dell’Europa. In una di queste è ritratto Winston Churchill che parla nella piazza di Strasburgo, nel 1945 o nel 1946, davanti ad una folla immensa, con sullo sfondo le immagini della distruzione bellica. La popolazione presente ad ascoltare Churchill è lacera ed affamata. In un’altra fotografia di questa serie vi sono due uomini anziani che camminano mano nella mano. Si tratta del presidente francese Mitterrand e del cancelliere tedesco Kohl. È strano vedere due uomini anziani ritratti in tale posa. Ma in quelle fotografie, nella condizione disperata dell’Europa nel 1945 e nella riconciliazione franco-tedesca, alla base dello sviluppo dell’Europa, nelle condizioni di benessere diffuso e di sicurezza sociale che, nel complesso, prima l’Europa occidentale ed oggi l’intero continente sono riusciti a costruire, vi è il grande cammino, lo straordinario percorso compiuto dall’Europa nel secondo dopoguerra, che ha consentito di allontanare - speriamo per sempre - la parola "guerra" dall’interno del nostro continente. Inoltre, ha consentito di risolvere i problemi atavici di povertà, di discriminazione sociale, razziale e religiosa che hanno ferito profondamente il continente. Ricordo che oggi ricorre la giornata della memoria, ovvero una vicenda dolorosissima che è stata storia dell’Europa, ma che per fortuna è finita. Il cammino dell’Europa per molti aspetti è stato lento. Già oggi avremmo sperato di poter parlare di una grande federazione europea, governata ed influente sul terreno mondiale, mentre dobbiamo ancora parlare di una costruzione provvisoria, che cammina e progredisce. Ma i passi fatti dall’Europa nel 1950, nel 1958, nel 1960, nel 1980, nel 1992, con il Trattato di Maastricht, ed oggi con il Trattato che istituisce la Costituzione per l’Europa, sono progressi di straordinaria importanza politica. Per tali motivi, il Parlamento italiano darà - io spero - un larghissimo voto di consenso all’approvazione di questo Trattato costituzionale. Certo, molte cose non ci soddisfano. La politica economica europea non è soddisfacente, la politica estera giace ancora in uno stato nascente, l’Europa non pesa come dovrebbe, sebbene abbia alle spalle 400 milioni di abitanti. Il suo cammino, il fatto che oggi, insieme con i paesi dell’Europa occidentale, democratici fin dall’inizio del dopoguerra, vi siano quelli dell’Europa dell’est e centro-orientale, che condividono con noi la condizione di libertà e di democrazia e una speranza di progresso, sono grandi fatti positivi. Vorrei concludere annunciando il nostro voto favorevole con le parole straordinarie e preveggenti scritte da Benedetto Croce nel 1931, in un libro sulla storia d’Europa, pubblicato mentre nel continente scendeva - o già vi era - il peso delle dittature e mentre si preparava una terribile seconda guerra mondiale. Ebbene, Croce, con grande e straordinaria preveggenza, scriveva: "e a quel modo che, or sono settant’anni, un napoletano dell’antico Regno o un piemontese del regno subalpino si fecero italiani, non rinnegando l’essere loro, ma innalzandolo e risolvendolo in quel nuovo essere, così e francesi e tedeschi e italiani e tutti gli altri si innalzeranno a europei e i loro pensieri si indirizzeranno all’Europa e i loro cuori batteranno per lei come prima per le patrie più piccole, non dimenticate, ma meglio amate". Questo è il senso del nostro voto di oggi.