Intervista a Tommaso Frosini/Così ho difeso i tre quesiti sulla procreazione assistita La Corte non si è fatta suggestionare dal governo Tommaso Edoardo Frosini, costituzionalista e avvocato difensore di tre quesiti referendari di abrogazione parziale della legge sulla Procreazione medicalmente assistita davanti alla Corte, si rallegra per la sentenza della Consulta che ha deciso l’ammissibilità di questi referendum di abrogazione parziale della legge. Ecco quali sono le sua valutazioni su questa vittoria che riguarda la battaglia referendaria. Professor Frosini, come giudica il verdetto della Corte Costituzionale che ha bocciato il quesito referendario di abrogazione totale della legge sulla Pma e ha promosso gli altri che chiedevano un’abrogazione parziale? "Non posso che rallegrarmi della decisione della Corte che ha promosso i quesiti che dovevo difendere di fronte alla Corte stessa. Per sapere le motivazioni dell’inammissibilità dell’abrogazione totale della legge dovremmo attendere la lettura delle ragioni che hanno permesso di giungere a questa decisione e giudicare come inammissibile il quesito. In base alla giurisprudenza della Corte, l’unico motivo che può aver indotto questa a bocciare il quesito totale può essere quello della disomogeneità che l’organo giudicante ha affermato nel corso della sua giurisprudenza". In cosa consiste questo criterio? "Nel non ammettere quelle richieste che finirebbero per coartare la libertà dell’elettore. Si potrebbe convenire sulla libertà di abrogare i singoli articoli, ma non tutti gli articoli della legge sottoposta a referendum. L’elettore potrebbe essere favorevole ad abrogare il divieto di fecondazione sull’eterologa ma non il divieto dell’impianto tra embrioni. Questo criterio della cosiddetta disomogeneità e quindi della impossibilità per l’elettore di esprimere un voto dilemmatico che potrebbe mettere in discussione il quesito, potrebbe aver spinto la Corte a giudicare inammissibile il quesito stesso". Perché gli oppositori hanno tirato in ballo la convenzione di Oviedo? "L’avvocatura dello Stato ha molto spinto sul trattato come limite per l’ammissibilità del referendum. Non so fino a che punto questa convenzione abbia costituito un limite per il giudizio di inammissibilità del quesito di abrogazione totale. Il fatto stesso che siano stati ammessi i quesiti parziali può farci pensare che questa convenzione non abbia influito sulla scelta della Corte. La Convenzione di Oviedo è stata utilizzata come una clava dagli oppositori del referendum, i quali l’anno agitata in molte maniere, come si è sentito nella Camera di Consiglio, quasi a farla apparire come una sorta di subcostituzione europea. Francamente si è esagerato un po’ nei toni. La convenzione di Oviedo è il tipico esempio di soft-law. Il testo della Convezione rimanda proprio alla legislazione nazionale dei Paesi aderenti e lascia poi alle parti contraenti ampi margini di scelta, di esecuzione e di attuazione della stessa". Come giudica, professor Frosini, il comportamento della Corte? "Direi che il comportamento in occasione della Camera di Consiglio è esemplare. Prima della discussione, il Presidente ci ha riunito per informarci di come avrebbe impostato l’ordine dei lavori della giornata soprattutto per la questione sulla possibilità di accogliere memorie dei comitati per il ‘no’. La Corte ha dato 5 minuti ai comitati. Questo ci ha in verità spiazzato. Ma la giornata si è svolta in perfetta armonia istituzionale. L’avvocatura dello Stato ha fatto valere le sue ragioni sull’inammissibilità con grande professionalità e lucidità. Il collega Zanon ha difeso le ragioni sull’abrogazione totale del quesito. Mentre io e il collega Traina abbiamo difeso le ragioni dei quesiti parziali". Da quanto tempo il Governo non si presentava come parte in una discussione sull’ammissibilità di un referendum? "Dal 1991 c’è questo precedente sul referendum elettorale. In quella occasione il Governo si costituì. Io stesso, due giorni prima della Camera di Consiglio ho cercato di smorzare i toni della polemica. La legge consente che il Governo si possa costituire per il tramite dell’avvocatura dello Stato anche nel giudizio di ammissibilità referendaria. La stessa Corte non si è fatta suggestionare dalla presenza del Governo, come dimostra la decisione finale che è stata presa. La Corte è un organo autonomo e la presenza dell’avvocato dello Stato non può condizionarla. Questo non significa affatto che non siamo rimasti stupiti quando abbiamo appreso la decisione del Governo di costituirsi su una legge a forte valenza etica e non so quanto riferibile ad un indirizzo politico. Ricordo che questa legge è stata approvata con una larga parte dei voti dell’opposizione. Il Governo non rappresentava soltanto la sua maggioranza parlamentare che è ad esso legata perché la legge fu approvata con il voto favorevole di una parte dell’opposizione e con il voto contrario di alcuni esponenti della maggioranza, come il senatore Del Pennino e il Presidente La Malfa". Questa sentenza chiude la breve Presidenza di Valerio Onida. Possiamo considerare questo giudice come un uomo vicino alla sinistra? "Non me la sento di mettere addosso ad Onida una maglietta così politicamente marcata. E’ chiaro che Onida ha delle sue idee ben precise. Escludo nella maniera più totale che Onida abbia voluto usare queste sue convinzioni per fini strumentali della Corte costituzionale. Il suo mandato di giudice costituzionale e di Presidente rispecchia anche la storia scientifica di Valerio Onida, che è uno dei maggiori costituzionalisti italiani, un uomo indipendente che ha sempre fatto valere le sue idee in sede di dibattito scientifico. Il suo mandato e anche quello del Vicepresidente Mezzanotte si chiude con queste cinque sentenze". (intervista a cura di l. p.) |