Intervista a "La Stampa" 15 gennaio 2004

"Pericoloso chiamare in causa la Corte Ue"

La Malfa: capisco la Commissione, ma come può finire?

"Capisco la commissione europea, ma si tratta di una mossa azzardata". Giorgio La Malfa, presidente della Commissione Finanze della Camera, dentro la maggioranza un europeista convinto, è preoccupato per la decisione di Prodi e degli altri commissari di ricorrere alla Corte di Giustizia europea.

C'è chi dice: è azzardata ma è l'unica maniera di dare una spinta alla riforma del Patto di Stabilità: per arrivare a un patto meno stupido, insomma.

"Sì, credo sia questo il ragionamento, come traspare da un commento pubblicato giorni fa dal Financial Times: per poter riformare il Patto occorre prima riaffermarne il valore. Ma non so se a Bruxelles hanno valutato bene i possibili esiti. Pensano davvero che se la Corte di Giustizia gli darà ragione, Francia e Germania obbediranno? E se invece gli darà torto, una commissione già debole oggi finirà del tutto sott'acqua".

Forse non potevano fare altro. Dopo il fallimento della conferenza sulla Costituzione, a chi vuole rafforzare le regole e le istituzioni europee non resta che giocare il tutto per tutto.

"Ma Prodi, come presidente della Commissione di Bruxelles, ha la responsabilità di aver definito "stupido" il Patto di Stabilità nel 2002 e non aver preso poi iniziative per modificarlo. Si è così trovato nel 2003 a dover giudicare Francia e Germania sulla base di regole da lui pubblicamente giudicate stupide".

Perché dice che sono gravi i rischi di questa decisione?

"Il pericolo è di far precipitare lo scontro su chi decide politica economica e politica monetaria in Europa, con risultati incertissimi. Da una parte chi vuole "europeizzare" le decisioni, dall'altra chi vuole "rinazionalizzarle"".

E' una tensione non nuova.

"Però questa è la prima grande crisi dell'Europa dopo la scelta di andare all'unione monetaria nel 1997 e la sua realizzazione nel 1999. C'è all'origine un difetto di asimmetria nell'unione monetaria, tra l'assegnare alla Bce la responsabilità della politica monetaria e della politica del cambio, e alla Commissione le regole per la politica di bilancio, mentre i governi nazionali restano responsabili dell'andamento dell'economia rispetto ai loro elettori".

Vuol dire che non essendo andati più avanti si rischia di tornare indietro?

"Temo che portando alla Corte di Giustizia europea il contrasto tra Commissione di Bruxelles e governi sulla politica di bilancio si rischi di estendere lo scontro. Non vorrei che domani alcuni governi nazionali dell'area euro cominciassero a rivendicare di voler condurre una politica monetaria più adatta alle proprie esigenze nazionali.

Addirittura?

"Temo di sì, e sarebbe molto grave. Questa crisi andava evitata adottando con lungimiranza regole più flessibili per le politiche di bilancio. Quanto alla politica monetaria, c'è anche l'ascesa dell'euro ad aggravare i problemi. Da sempre io penso che occorresse dare alla Banca centrale europea un mandato meno rigido, che le affidasse la responsabilità delle condizioni economiche dell'area oltre che della stabilità dei prezzi, come è nel caso della Federal Reserve americana"

Negli Stati Uniti la politica del dollaro è responsabilità del governo. Forse occorrerebbe che l'Europa affrontasse il problema dei cambi nel rapporto tra i governi, piuttosto che scaricarlo sulla Bce chiedendole un calo dei tassi che essa ritiene non rispondente alla situazione europea.

"Per frenare l'apprezzamento dell'euro, che cosa c'è di meglio di un calo dei tassi?"

Stefano Lepri