"Corriere della Sera" 12 febbraio/Intervista al sen. Antonio Del Pennino

"Magistratura: vertici eletti, così sarà più equilibrata"

ROMA - Elezione popolare dei magistrati con incarichi direttivi. Facoltà di "esternazione" prevista solo per loro. Abolizione dell'obbligo dell'azione penale. Csm con meno poteri e un rafforzato ruolo di garanzia del capo dello Stato. È una riforma radicale della magistratura e delle leggi che la regolano quella che propone il senatore repubblicano Antonio Del Pennino, assieme a Luigi Compagna (Udc). Lui stesso la definisce "un'ipotesi audace, magari azzardata ma che affonda le radici nel dibattito sulla Costituente".

Senatore Del Pennino, in che cosa questa proposta migliora la giustizia?

"Cerca di "decorporativizzare" il sistema. Se ne parlò già nella Costituente, ed era la sinistra quella più preoccupata che i magistrati non divenissero un corpo separato".

Perché la eleggibilità dei giudici?

"Solo dei presidenti e i pg di Corte d'appello, i presidenti di Tribunale e i procuratori. Generalizzarla ora sarebbe un passaggio troppo brusco. L'eleggibilità ovvierebbe al problema della interpretazione evolutiva della legge, i capi degli uffici sarebbero legittimati in questa funzione legislativa che ora la magistratura non ha, essendo un'espressione burocratica e non democratica. E poi dovrebbero garantire l'equilibrio, mentre ora si preoccupano solo di assicurarsi il consenso delle correnti".

Lei propone di modificare la composizione del Csm.

"Non solo. Il Csm era stato pensato come garanzia dell'autonomia del singolo giudice. Non come strumento di governo dei giudici sui giudici. Le sue prerogative vanno ridefinite. E poi non si può continuare a discutere se i magistrati sono insultati o insultano. Occorre rafforzare il ruolo di arbitro del capo dello Stato. Spetterebbe a lui nominare un terzo dei componenti del Csm, il primo presidente e il pg della Corte di Cassazione".

L'intento di rendere meno "politicizzata" la magistratura non è vanificato dalla eleggibilità?

"A Palermo - interviene Compagna - quando era procuratore Caselli, la priorità delle indagini erano Andreotti, Contrada, etc. Se avesse dovuto competere con Pietro Grasso forse avrebbe avuto una visione meno antagonista".

In astratto è possibile anche il contrario.

"Certo. Ma questa legge ha un aspetto provocatorio. Però tocca il cuore del problema. Cosa che il centrodestra non è ancora riuscito a fare".

Virginia Piccolillo